Un sogno italiano è il documentario di Fausto Caviglia presentato in anteprima a Berlino per celebrare i 70 anni dall’accordo italo-tedesco sul lavoro sottoscritto il 20 dicembre 1955. Prodotto da Orisa Produzioni di Cristiano Bortone e Latteplus Berlin Film Production, il documentario di Caviglia racconta la storia degli emigrati italiani in Germania nel secondo dopoguerra e offre uno sguardo profondo e stratificato su uno dei fenomeni migratori più rilevanti del Novecento europeo.
Un sogno italiano: la vicenda dimenticata dei Gastarbeiter
L’opera raccoglie materiali d’archivio, interviste e testimonianze per ripercorrere la storia dei Gastarbeiter, lavoratori italiani chiamati a sostenere la ricomposizione industriale tedesca, dedicandosi principalmente a coloro che giunsero a Wolfsburg per lavorare nella sede della Volkswagen. Accanto al racconto della fatica e della disciplina del lavoro in fabbrica il documentario amplia però il proprio sguardo includendo anche la storia delle donne. Spesso rimaste sullo sfondo delle narrazioni ufficiali vengono qui portate in primo piano per raccontare anche la loro esperienza accanto a quella delle generazioni successive che hanno scelto di restare in Germania contribuendo alla creazione di comunità italo-tedesche durature.
Il racconto di una generazione in esilio
Quello di Caviglia è un lavoro significativo in quanto riporta un episodio storico spesso obliato dalla memoria restituendogli complessità e profondità umana. Questo anche grazie all’importanza data al ruolo delle mogli, delle madri e delle figlie responsabili di ricostruire una quotidianità in un contesto estraneo tra isolamento, adattamento e nuove forme di emancipazione.
“Questo film è anche un omaggio all’umanità che sta dietro a ogni grande fenomeno sociale e racconta tante storie personali straordinarie seppur piccole, storie fatte di solidarietà, ingegno e orgoglio che ho cercato di far rivivere in tutta la loro carica emotiva”.
L’eredità dell’emigrazione italiana
Seguendo un formato canonicamente documentaristico ma opportunamente efficiente Un sogno italiano propone un alternarsi di dichiarazioni e documenti visivi che permettono di congiungere la storia collettiva alle singole biografie consentendo allo spettatore di cogliere non solo lo scenario politico ed economico del periodo ma anche il vissuto emotivo degli emigrati. Attraverso una narrazione partecipata il documentario di Caviglia lascia pieno spazio alle voci degli stessi protagonisti nel racconto delle paure legate alla partenza, la nostalgia per la terra d’origine, le difficoltà linguistiche e culturali e la durezza del lavoro in fabbrica così come dei processi di integrazione e radicamento nel tessuto sociale tedesco.
Attraverso le varie testimonianze Caviglia mette in luce le difficoltà e i timori legati all’emigrazione esibendo anche come quelle comunità italo-tedesche siano ancora oggi vive e radicate.
Le voci delle seconde e terze generazioni raccontano l’identità ibrida costruita tra due culture che trasforma l’esperienza migratoria dei padri in una nuova appartenenza, capace di guardare al futuro tenendo ben saldo il ricordo delle proprie origini.
Dalle parole dei protagonisti emerge il coraggio e la determinazione che hanno caratterizzato questo esodo, insieme alla capacità di trasformare un’esperienza di sacrificio in un percorso di crescita collettiva.
“Questo documentario nasce dal desiderio di raccontare una storia poco conosciuta ma profondamente significativa.”
Un sogno italiano è dunque apprezzabile per il suo enorme valore storico e umano che riesce a far emergere un episodio storico ancora oggi estremamente attuale. Il documentario infatti invita a riflettere sull’emigrazione italiana del Novecento trasponendola in un’ottica più universale fornendo possibili considerazioni su temi assoluti quali il lavoro, l’identità, l’integrazione. Un documentario necessario nella sua capacità di riportare dignità e rispetto a una generazione di lavoratori, al loro sogno di redenzione e alle donne e figli, custodi e protagonisti di un sogno che ha trovato, lontano dall’Italia, una nuova casa.