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Non solo ‘Hyde’: 5 film per immergersi nell’atmosfera vittoriana

Dall'eredità dei grandi classici gotici, l'inquietudine vittoriana raccontata sul grande schermo, tra misteri, ombre e passioni oscure.

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Hyde è un progetto che vede la collaborazione di Johnny Depp e Ridley Scott. Si tratta di una graphic novel ideata da Jesse Negron, il CEO della casa di produzione Mechanical Cake, e Joe Matsumoto, mentre i disegni sono stati affidati a Gary Erskine e Chris Weston.

Hyde

La graphic novel si ispira ovviamente al romanzo gotico di Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. HydeLa trama di Hyde si concentrerà però su quanto accade dopo il romanzo, ovvero dopo che l’alter ego maligno del dr. Jekyll ha avuto la meglio. Il personaggio avrà le fattezze dell’attore Johnny Depp e verrà mostrato mentre si muove nei bassifondi di Londra, lasciandosi trasportare dai suoi istinti peggiori. Cercherà di trasformare altre persone in esseri simili a lui, grazie all’utilizzo di un siero.

L’uscita della graphic novel era prevista per Halloween 2025, ma al momento non ci sono conferme della sua effettiva disponibilità. Per ora è possibile preordinare il primo volume, sul sito della Mechanical Cake

L’età vittoriana

Il classico romanzo di Stevenson è una tra le storie più famose ambientate durante l’epoca vittoriana.

Si tratta di un periodo della storia inglese compreso tra il 1837 e il 1901, ovvero durante il lungo regno della regina Vittoria. Fu un’epoca di grandi trasformazioni e contraddizioni, caratterizzata dal progresso economico e tecnologico, dall’espansione coloniale e crescita della classe media, ma anche da profonde disuguaglianze sociali, povertà estrema e rigido moralismo. 

Altri romanzi celebri scritti in questi anni sono: Jane Eyre e Cime tempestose delle sorelle Brontë, i romanzi sociali di Charles Dickens, come Oliver TwistDavid Copperfield o Grandi speranze,  La fiera della vanità di Thackeray, Middlemarch di George Eliot, Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde e Dracula di Bram Stoker. 

Sono molte le opere letterarie e le pellicole ambientate proprio in questo periodo. Ecco quindi cinque film per immergersi in un’atmosfera tipicamente vittoriana.

Angoscia (1944)

Alice Alquist, famoso soprano, viene assassinata nella sua casa di Londra. Il suo corpo viene ritrovato dalla nipote Paula (Ingrid Bergman), che viene poi mandata in Italia, a studiare canto, per superare il trauma. Il caso rimane irrisolto.

Dieci anni più tardi, Paula incontra il pianista Gregory Anton (Charles Boyer), di cui si innamora e, poco dopo, i due si sposano. Gregory nutre il desiderio di vivere a Londra e Paula lo asseconda, anche se con una certa riluttanza. La coppia si trasferisce quindi nella vecchia casa della zia deceduta. L’entusiasmo e la gioia iniziale si affievoliscono un po’ alla volta, in seguito ad alcuni strani avvenimenti. Paula appare sempre più distratta e sbadata: perde spesso oggetti, anche di un certo valore, e sposta cose e mobili, senza ricordarsi di averlo fatto. Gregory è indispettito dal suo comportamento e le fa notare ogni sbaglio o dimenticanza. La donna inizia quindi a trascorrere molto tempo in casa, arrivando a dubitare della propria mente e dei propri ricordi.

Gas Light, Gaslight, Gaslighting

Il film è diretto da George Cukor e il titolo originale, Gaslight, fa riferimento alla luce delle lampade a gas, che la protagonista nota spesso cambiare improvvisamente di intensità, nel corso del film.

La pellicola è il remake di un film omonimo, di produzione inglese, del 1940, diretto da Thorold Dickinson, con Anton Walbrook e Diana Wynyard. Entrambi i film sono in realtà basati su un’opera teatrale britannica di grande successo, che debuttò a Londra nel 1938 con il titolo Gas LightL’opera è scritta da Patrick Hamilton, drammaturgo inglese già autore di Rope, piéce del 1929, da cui venne tratto Nodo alla gola (1948), di Alfred Hitchcock. È interessante ricordare che il termine gaslighting, utilizzato oggi per descrivere una forma di manipolazione psicologica, in cui una persona ne induce un’altra a dubitare di se stessa, delle proprie percezioni e dei propri ricordi, deriva proprio dall’opera teatrale di Hamilton e dai due adattamenti cinematografici.

Cast e riconoscimenti

Nel cast di Angoscia sono presenti anche Joseph Cotten, May Whitty e Angela Lansbury, che iniziò la sua carriera di attrice proprio con questo film. La pellicola venne prodotta dalla MGM e il contesto tipico della Londra vittoriana fu ricreato completamente all’interno di set insonorizzati.

Le vicende si svolgono soprattutto in interni, creando un’atmosfera cupa e claustrofobica. La casa in cui i due coniugi vivono è densa di dettagli ed è evidente che, per quanto riguarda la cura degli spazi, nulla è stato lasciato al caso. I vari oggetti che compongono la villa sono infatti parte integrante della narrazione, dai soprammobili ai gioielli, dalle lampade a gas ai quadri appesi al muro. Le scenografie del film vennero premiate con l’Oscar.

Angoscia è un thriller psicologico, ancora oggi in grado di affascinare lo spettatore, anche grazie alla regia attenta ed elegante di Cukor e alle interpretazioni dei vari attori. Sia Charles Boyer sia Angela Lansbury vennero candidati all’Oscar, ma fu Ingrid Bergman ad aggiudicarsi la sua prima statuetta. L’interpretazione dell’attrice è infatti memorabile e comunica perfettamente il cambiamento della protagonista, mentre, lentamente, precipita in uno stato di costante confusione, inquietudine e incertezza.

È possibile acquistare o noleggiare il film su ChiliAmazon Prime.

Il ritratto di Dorian Gray (1945)

Il ritratto di Dorian Gray è diretto da Albert Lewin, il regista di Pandora (1951), con Ava Gardner e James Mason.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Oscar Wilde e ne segue la storia, abbastanza fedelmente. Il celebre romanzo è stato riadattato più volte, per il cinema la televisione e il teatro, ma, ancora oggi, quella del 1945 viene considerata da molti come la migliore trasposizione cinematografica.

La vicenda è molto nota: Dorian Gray (Hurd Hatfield) è un giovane a cui non manca nulla. È molto bello, ricco e di buona famiglia. Mentre posa per un dipinto dell’amico Basil, fa la conoscenza di Lord Henry Wotton (George Sanders), un uomo cinico e disilluso, convinto che la vita sia degna di essere vissuta solo se dedicata interamente al piacere. Dorian si lascia influenzare dal carisma di Lord Henry e, per la prima volta, nota l’importanza della bellezza e della gioventù, accorgendosi di quanto, nella vita, siano caratteristiche passeggere ed effimere. Vorrebbe poter rimanere giovane per sempre ed esprime il desiderio che il ritratto invecchi al suo posto, dichiarandosi pronto a tutto, anche a costo di vendere l’anima, pur di realizzare le proprie aspirazioni.

Il cast e l’influenza di Oscar Wilde

Hurd Hatfield, l’attore protagonista, aveva debuttato al cinema solamente l’anno prima, recitando ne La stirpe del drago, con Katharine Hepburn. Fu proprio il ruolo di Dorian Gray a renderlo famoso.

Il corpo longilineo, il viso delicato e i movimenti eleganti non passano inosservati e la sua interpretazione crea un Dorian dall’espressione fredda e magnetica. Nel cast sono presenti anche George Sanders, Donna Reed, Angela Lansbury e Lowell Gilmore.

Il film include molte battute sprezzanti e pungenti, dallo humour tipicamente inglese, che tanto ricordano l’ironia di Oscar Wilde e il modo in cui i suoi personaggi si esprimono solitamente. Lo scrittore viene anche citato all’interno dei dialoghi, in una scena in cui Dorian legge un suo poema.

In vari momenti le conversazioni vengono rese particolarmente divertenti grazie all’interpretazione di George Sanders, nei panni di Lord Henry Wotton, il personaggio che più influenza il protagonista, con il senso di disillusione e l’estremo cinismo che lo caratterizzano.

Rispetto al libro, in questa versione viene aggiunto il personaggio di Gladys Hallward (Donna Reed), nipote del pittore Basil Hallward (Lowell Gilmore). Gladys è innamorata di Dorian da sempre ed è l’unico personaggio che, nonostante tutte le dicerie e maldicenze nei suoi confronti, continua, fino all’ultimo, a conservarne un’immagine idealizzata e priva di imperfezioni, pari a quella del dipinto iniziale.

Particolarmente degni di nota sono i pochi frame a colori all’interno del film, utilizzati solo in due momenti: all’inizio, per mostrare la bellezza del ritratto di Dorian giovane, e poi alla fine, per rendere ancora più spiazzante e spaventosa la trasformazione che l’immagine ha subìto.

Il film è disponibile su Chili.

The Elephant Man (1980)

The Elephant Man è il secondo lungometraggio diretto da David Lynch dopo Eraserhead – La mente che cancella (1977).

Il film racconta la storia di John Merrick (John Hurt), soprannominato “uomo elefante” per via delle gravi deformità fisiche da cui è affetto. John è obbligato a mostrare il proprio aspetto, esibendosi come fenomeno da baraccone nei freak show, dove viene deriso e trattato in modo brutale e inumano. Un giorno viene scoperto dal dottor Frederick Treves (Anthony Hopkins) che, colpito dalla sua situazione, decide di aiutarlo.

Grazie all’aiuto di Frederick, John cercherà, con molte difficoltà, di recuperare la propria identità di essere umano, troppo a lungo soppressa e nascosta, a causa di una società crudele e incapace di accettare e accogliere la diversità.

Mel Brooks e David Lynch

La sceneggiatura, scritta da Eric Bergen e Christopher de Vore, e poi rimaneggiata da Lynch, si basa sulla vera storia di Joseph Merrick e, in particolare, sulle biografie The Elephant Man and Other Reminiscences di Sir Frederick Treves e The Elephan Man: A Study in Human Dignitydi Ashley Montagu.

Il film venne prodotto da Mel Brooks, con la sua nuova casa di produzione, Brooksfilms, che affermò di aver letto la sceneggiatura tutta d’un fiato e di aver pianto, rimanendo profondamente commosso dal testo.

Decise di affidare la direzione del film al giovane regista David Lynch dopo aver visto Eraserhead. Quel film lo convinse che Lynch aveva la sensibilità giusta per raccontare una storia densa di malinconia e personaggi fuori dal comune e che poteva anche cavarsela con l’uso del bianco e nero. Si fece questa scelta stilistica per evocare al meglio l’atmosfera della Londra vittoriana e anche per esaltare alcuni elementi che sarebbero stati rovinati dall’uso del colore, in particolare il trucco complesso utilizzato per il protagonista.

Brooks, noto soprattutto per le sue parodie e i film comici, non volle apparire tra i crediti come produttore esecutivo, per evitare che il pubblico, vedendo il suo nome, si aspettasse di vedere una commedia.

Un trucco rivoluzionario e i premi Oscar

Il trucco per l’attore John Hurt venne creato dal truccatore Christopher Tucker e richiedeva dalle sette alle otto ore di applicazione. Si trattava di un assemblaggio di quindici parti separate, realizzate in lattice e silicone. Questo lavoro venne realizzato grazie allo studio approfondito dei calchi prelevati dal corpo dello stesso Merrick, il cui scheletro è tuttora conservato presso il Royal London Hospital.

Il film ricevette otto candidature ai premi Oscar, tra cui anche quelli per miglior film e miglior regia, ma non per il trucco, dal momento che quella categoria ancora non esisteva. Molti truccatori e altri professionisti del settore si lamentarono del mancato riconoscimento per un make-up considerato particolarmente innovativo. Fu così che l’anno successivo venne creata una categoria apposita, proprio a causa di questo film.

Un classico moderno

John Hurt, completamente irriconoscibile sotto il trucco pesante, interpreta Merrick con grande sensibilità e delicatezza. John Merrick viene infatti rappresentato in tutta la sua umanità, dimostrando che è molto più di un cosiddetto “freak” ed è ben lontano dall’identità di mostro che la società gli ha imposto. Il protagonista è in realtà un uomo gentile e dotato di grande cultura, interessato all’arte, alla letteratura e al teatro.

Anthony Hopkins, nei panni del dottor Frederick Treves offre a sua volta un’ottima interpretazione, dando vita a un personaggio complesso e sfaccettato. Il medico, infatti, è obbligato a porsi un importante dilemma morale: è davvero una persona buona? Sta davvero aiutando Merrick, o corre a sua volta il rischio di esibirlo e sfruttarlo per i propri scopi professionali?

The Elephant Man è un capolavoro senza tempo che, a più di quarant’anni dalla sua uscita, conserva intatta tutta la sua forza emotiva ed espressiva. Lynch adotta una narrazione lineare, decisamente più classica rispetto alla struttura fratturata e surreale della maggior parte delle sue opere più famose. Sicuramente questa scelta è stata dettata anche dalla necessità di raccontare al meglio le vicende reali di John Merrick; nonostante ciò, le tematiche e la sensibilità tipicamente lynchiane si integrano con naturalezza a un racconto biografico e fortemente drammatico. Scene oniriche, elementi surreali e simbolici, si mescolano alla concretezza della Londra vittoriana, creando un equilibrio perfetto e sorprendente.

Il film è disponibile su Mubi, AmazonPrime, YouTube e TIM Vision.

Jane Eyre (2011)

Jane Eyre, il romanzo classico di Charlotte Brontë, è stato oggetto di numerose trasposizioni e riadattamenti nel corso degli anni. Questa versione è diretta da Cary Fukunaga, il regista della prima stagione della serie True Detective e di No Time to Die (2021), con Daniel Craig.

Jane Eyre, dopo la morte dei genitori, trascorre l’infanzia in compagnia di una perfida zia, una persona del tutto incapace di mostrarle il minimo affetto, e di un cugino geloso e aggressivo, che le rende la vita impossibile. In seguito, viene mandata in un rigidissimo collegio, in cui studia diversi anni, fino a trovare un’occupazione presso Thornfield Hall, residenza di campagna di una nobile famiglia. Jane (Mia Wasikowska) diventa quindi l’istitutrice di una bambina francese, figlia adottiva del misterioso padrone di casa, Mr. Rochester (Michael Fassbender).

La giovane istitutrice non viene considerata particolarmente attraente e il suo carattere appare chiuso e riservato. Possiede però una notevole forza interiore, è intelligente, ha uno spirito profondamente indipendente e una moralità integerrima. Sono proprio queste qualità ad attirare lo scorbutico e malinconico Mr. Rochester, che sviluppa presto un particolare interesse per la ragazza. Jane inizia a provare a sua volta dei sentimenti per il padrone di casa, il quale però mostra spesso comportamenti ambigui ed enigmatici.

Nel frattempo, durante la notte, a Thornfield Hall accadono fatti strani e inspiegabili e la villa sembra celare un oscuro segreto.

Il romanzo di Charlotte Brontë e le location inglesi 

Fukunaga ha affermato che, per realizzare questo adattamento, ha speso molto tempo per rileggere il romanzo e per cercare di capire che cosa sentisse Charlotte Brontë mentre lo scriveva. Ha dichiarato: “C’è un qualcosa di sinistro che affligge l’intera storia… ci sono stati qualcosa come ventiquattro adattamenti, ed è veramente raro che si veda questa sorta di lato più oscuro.”

In questa versione si è tentato quindi di enfatizzare gli elementi gotici presenti nel romanzo. Vennero esaminate molte residenze per trovare quella più adatta per rappresentare Thornfield Hall. Alla fine, venne scelta Haddon Hall, un’antica villa in Inghilterra, nella contea del Derbyshire. La villa è stata usata spesso come set cinematografico e, curiosamente, era già stata la dimora di Mr. Rochester anche in altre due versioni di Jane Eyre: il film del 1996 diretto da Franco Zeffirelli, con Charlotte Gainsbourg e William Hurt, e la serie del 2006, prodotta dalla BBC, con Ruth Wilson e Toby Stephens.

Durante le riprese il clima era molto freddo e Fukunaga ammise che, il secondo giorno, Wasikowska rischiò quasi l’ipotermia girando una scena sotto la pioggia. Tuttavia, non avrebbe mai potuto scegliere una location differente:

“Il nord dell’Inghilterra, lo Yorkshire e il Derbyshire, le brughiere e le valli, sembrano usciti direttamente da un horror di Tim Burton. Gli alberi sono tutti contorti dal vento, la felce e l’erica sulle brughiere hanno questa tonalità incredibile. E il clima è così estremo e cambia continuamente. Persino la casa, Haddon Hall, è così intrisa di storia: gli spazi, le gallerie, sembrano quasi respirare e si può avvertire la presenza della storia.”

Jane Eyre e Mr. Rochester

Mia Wasikowska, all’epoca ventunenne, venne scelta anche per avere un’interprete con un’età più simile alla protagonista del romanzo, che ha solo diciotto anni quando incontra Mr. Rochester. Cary Fukunaga rimase particolarmente colpito dalla capacità dell’attrice di comunicare il profondo turbamento interiore di Jane, senza apparire troppo melodrammatica o esagerata. Per il ruolo di Rochester, il regista dichiarò che, sebbene ci fossero attori più vicini all’aspetto fisico del personaggio, riteneva che Fassbender fosse quello che ne incarnava al meglio lo spirito. Nel cast sono presenti anche Judi Dench, Sally Hawkins, Jamie Bell e Imogen Poots.

I due attori protagonisti, anche se forse troppo attraenti rispetto ai personaggi descritti nel libro, offrono delle interpretazioni molto convincenti. Mia Wasikowska porta in scena una Jane fedele allo spirito del personaggio: riservata, attenta e dotata di una grande forza d’animo. La sua interpretazione è fatta di silenzi e sguardi molto decisi ed espressivi. Accanto a lei, Michael Fassbender dà vita a un Rochester irrequieto e carismatico, riuscendo a esprimere la complessità di un personaggio profondamente tormentato, dal carattere scostante e mutevole. 

Il film è disponibile su AmazonPrime e YouTube.

Crimson Peak (2015)

Buffalo, New York, 1887. Una notte, Edith Cushing, ancora bambina, viene terrorizzata dalla visita di un’orribile e spaventosa figura, che si rivela essere il fantasma della madre, da poco morta di colera. Lo spettro si avvicina, lasciandole un avvertimento per il futuro: “Bambina mia. Quando il momento verrà, guardati da Crimson Peak”.

Quattordici anni dopo, Edith (Mia Wasikowska) è un’aspirante scrittrice che vive col padre, un ricco uomo d’affari, e le sue storie includono spesso il soprannaturale, in particolare i fantasmi. Propone il suo ultimo libro a un editore, ma senza successo: il romanzo viene ritenuto poco interessante e poco appetibile per il pubblico, a causa della mancanza di una storia d’amore e di scene romantiche. Poco dopo, la giovane fa la conoscenza di Sir Thomas Sharpe (Tom Hiddleston), un baronetto che spera di ricevere un finanziamento da Mr. Carter Cushing (Jim Beaver), il padre di Edith, per realizzare un suo progetto. Mr. Carter nutre dei pregiudizi nei confronti dell’aristocrazia inglese e non apprezza particolarmente Sir Thomas. Edith, al contrario, inizia a sentirsi affascinata dallo sconosciuto inglese.

Il padre, notando la vicinanza crescente tra i due, decide di fare delle ricerche sul passato dell’uomo e della sorella che l’ha seguito in America, Lucille (Jessica Chastain), determinato ad allontanare il baronetto dalla figlia più in fretta possibile.

Quando Mr. Cushing muore improvvisamente, la figlia, addolorata, si avvicina sempre più a Thomas e i due decidono di sposarsi. Dopo il matrimonio, Edith si trasferisce in Inghilterra, con Thomas e Lucille, nella loro antica e fatiscente dimora di famiglia, Allerdale Hall. Solo dopo il trasferimento, la ragazza scopre che la tenuta viene anche soprannominata in un altro modo: Crimson Peak.

Una sceneggiatura che si ispira ai classici dell’horror

La prima versione della sceneggiatura era già stata scritta nel 2006, dopo l’uscita de Il Labirinto del fauno, dal regista Guillermo Del Toro e dallo sceneggiatore Matthew Robbins. Del Toro aveva intenzione di dirigere il film, ma dovette rimandare a lungo le riprese per dedicarsi ad altri progetti.

Crimson Peak esprime il profondo desiderio del regista di realizzare un film horror ispirato a quelli con cui è cresciuto, omaggiando i capolavori del genere, come Suspense (1961), Gli invasati (1963), Il presagio (1976), L’esorcista (1973) e Shining (1980).

L’attrice Mia Wasikowska aveva già lavorato con Tom Hiddleston, qualche anno prima, nel film Solo gli amanti sopravvivono, di Jim Jarmusch e anche con Jessica Chastain in Lawless, di John Hillcoat. Nel cast è presente anche Charlie Hunnam.

La costruzione di Allerdale Hall e l’amore per il genere gotico

La villa della famiglia Sharpe è una maestosa dimora gotica, con interni inquietanti e in rovina, curati in ogni minimo dettaglio. La terra sottostante il palazzo è ricca di una particolare argilla rossa che, durante le giornate d’inverno, colora la neve della stessa tonalità, facendola assomigliare a una distesa di sangue. Proprio per via di questo fenomeno la villa è soprannominata Crimson Peak.

L’attenzione per la scenografia e i dettagli sono una parte fondamentale dello stile di Del Toro, il quale, per l’occasione, fece costruire una villa di tre piani, con un ascensore funzionante, all’interno dei Pinewood Toronto Studios, in Canada. La villa richiese sette mesi di costruzione: per il regista era essenziale che apparisse come qualcosa di reale e non sarebbe mai stato possibile ottenere lo stesso effetto con l’uso della computer grafica.

Del Toro considera Crimson Peak come una sua “lettera d’amore” verso il genere gotico, traendo ispirazione dalle principali opere letterarie e cinematografiche del genere. Difatti, l’uso dei colori e l’estetica ricordano i film di Mario Bava, mentre il cognome di Edith, “Cushing”, è in realtà un omaggio all’attore Peter Cushing, che fu protagonista di molti film horror, in particolare quelli prodotti dalla Hammer Film Productions, la celebre casa di produzione britannica, che negli anni Sessanta e Settanta riuscì a rendere i propri horror gotici famosi in tutto il mondo.

Il film è disponibile su Chili, Amazon Prime e YouTube.

La nuova graphic novel ispirata al romanzo di Robert Louis Stevenson