Steve Bache inizia ufficialmente la sua carriera cinematografica con un esordio potente e un tema tutt’altro che semplice: quello della pedofilia. Nel suo No Dogs Allowed si parla di pedofilia e di relazioni, dal punto di vista di un adolescente di quindici anni. Il film, presentato al Riviera International Film Festival 2025 è un racconto tutt’altro che semplice, ma con un’incredibile interpretazione da parte del giovane attore protagonista, Carlo Krammling.
Gabo ha quindici anni e un segreto troppo grande da contenere. Alle prese con impulsi che non sa controllare né comprendere, trova rifugio unicamente in forum online, dove incontra Dave, un adulto manipolatore che sembra capirlo. Ma quando Dave viene arrestato per sospetti abusi su minori, la fragile salute mentale di Gabo crolla. Da potenziale vittima a possibile colpevole, il confine si fa sottile. Mentre cerca di proteggere i desideri suoi e di Dave dal giudizio del mondo, Gabo rischia di diventare ciò che più teme. (Fonte: Riviera International Film Festival)
In occasione della proiezione al festival abbiamo fatto alcune domande al regista Steve Bache.
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Steve Bache e il suo No Dogs Allowed
Perché hai scelto questo tema, quello della pedofilia, per il tuo primo film? Oltre a essere molto coraggioso, ho trovato geniale il fatto di scegliere come protagonista Gabo perché tramite lui possiamo vedere la storia da due diversi punti di vista, cosa che non sarebbe stata possibile con nessun altro. Credo che, infatti, il film abbia diversi livelli di lettura, proprio in relazione a questo. Come è nata questa struttura?
Innanzitutto il film è basato su una storia vera. E poi era da tempo che volevo raccontare qualcosa su questo tema, da circa 10 anni, precisamente da quando ho letto un articolo sulla questione e sono rimasto affascinato da come la società tratta ciò. C’è molto pregiudizio, e a questo punto della mia vita non potevo immaginare che tutti coloro che hanno queste tendenze fossero persone completamente malvagie. L’articolo che ho letto cercava di dire che tutti erano malvagi e non riuscivo a capire che tipo di storia avrei potuto raccontare su questo tema. Ovviamente non ho queste tendenze, quindi non so nulla in merito. So, però, che ci sono molti film sull’argomento e anche per questo, per molto tempo, non sapevo cosa raccontare.
Poi ho letto un altro articolo, 6 anni fa, nel quale si parlava di una giovane di 15 anni andata in terapia a Berlino e questo mi aiutato a cominciare a elaborare il film. Documentandomi ho capito che molte persone riescono a capire di avere queste tendenze quando sono nella loro adolescenza e quando scoprono la loro sessualità. Dovendo fare una ricerca su questo tema, ho fatto richiesta per un’intervista online e sono stato contattato da un ragazzo di 15 anni che mi ha scritto una mail anonima, senza mai rivelare il suo vero nome, chiedendomi se poteva raccontare qualcosa della sua vita perché voleva parlare con qualcuno delle sue tendenze pedofile. Mi ha detto che era andato su internet e aveva incontrato un ragazzo più vecchio che era diventato il suo mentore, che, però, voleva avere una relazione sessuale con lui. Quindi è entrato in una relazione sbagliata con lui, pensando di poterla controllare, ma in realtà quando sei a tuo agio non la controlli. Abbiamo provato a dirgli che doveva uscire da questa relazione perché non era buona per lui, ma non sapevamo chi era, non avevamo il suo nome, non sapevamo dove viveva. L’unica cosa che potevamo fare era scrivergli una mail, ed è stato un inizio per quello che sarebbe poi diventato il film.

Un anno dopo gli abbiamo chiesto aggiornamenti, sperando che fosse uscito da questa relazione, e gli abbiamo chiesto qual era la sua vita e ci ha detto che due settimane prima la polizia era davanti alla sua porta chiedendogli qualcosa perché avevano arrestato il suo mentore e avevano trovato informazioni su di lui che era una vittima di quest’uomo. Volevano che testimoniasse contro il suo mentore, ma era così spaventato che il suo segreto potesse in qualche modo venire fuori che non ha mai detto niente alla polizia. Noi abbiamo capito che questo era un enorme conflitto che poteva essere interessante per trattare il tema. Abbiamo messo insieme tutto questo ed è venuta fuori la trama di No dogs allowed. Non ci siamo mai posti il problema di raccontare la storia da un’altra prospettiva perché siamo stati da subito coinvolti in questa storia.
Il personaggio di Gabo
In effetti Gabo, a prescindere dal fatto che è il protagonista, è la persona più interessante in quanto vittima e carnefice allo stesso tempo. All’inizio empatizziamo con lui, poi cominciamo a dubitare e alla fine comprendiamo che ciò che fa è sbagliato, ma al tempo stesso proviamo quasi a compatirlo. Credo sia uno di quei personaggi che tutti gli attori vorrebbero interpretare anche perché ha molte sfumature.
È vero. Sono d’accordo.
Quando ho visto Gabo mi è venuto in mente il personaggio di Hannibal. Ne Il silenzio degli innocenti il suo personaggio, nonostante sia cattivo, riesce a creare un legame e una sintonia con il pubblico tale da renderlo quasi buono e dispiacersi per il trattamento che subisce. Qui siamo nella stessa situazione.
Sì, esatto. Vogliamo sapere come sta andando, le cose che succedono.
Il momento iniziale, con lo scambio dei messaggi, diventa emblematico fin da subito di quello che sarà il film. Si potrebbe quasi definire una sensazione di straniamento perché siamo portati a pensare al peggio (cosa che poi effettivamente è) senza immaginare, però, l’evoluzione di questo incontro. Inizialmente siamo spaventati per Gabo che potrebbe incontrare un predatore, solo dopo capiamo che questo era proprio il suo intento in quanto è alla ricerca di un mentore, di qualcuno adulto in grado di ascoltarlo, comprenderlo e aiutarlo (lo vediamo, poi, provare a telefonare a realtà che potrebbero davvero aiutarlo, ma senza successo).
In realtà, avevamo originariamente pensato a un’altra scena come inizio (era a scuola). Poi abbiamo pensato all’idea di scriversi e incontrarsi perché volevamo dare al pubblico un primo inizio, per mostrare chi sono i due personaggi e che trascorreranno del tempo insieme.

E questo è un tema che bisogna decidere considerando ovviamente lo spettatore perché se vuoi guardare un film, se vuoi coinvolgere fin da subito devi fare in questo modo. E poi volevamo essere molto neutrali su questo tema e su come le persone con queste tendenze si incontrano tra di loro. Abbiamo avuto molti discorsi con persone con queste tendenze e quando due persone così si incontrano, si parlano come tutti gli altri, non si incontrano in un salotto oscuro, ma si incontrano in un parco o in un caffè come chiunque. La nostra idea era dare al pubblico un senso di normalità, di vita quotidiana, pur sapendo che ci poteva essere qualcosa di oscuro nascosto, che si rivela poco a poco.
La ricerca della libertà
Ci sono molte scene memorabili all’interno di No dogs allowed. Tra queste vorrei chiederti, per esempio, della scena sui go kart. Anche se il contesto non è giusto (perché Gabo è con Dave), credo che quella scena rappresenti la libertà o comunque il desiderio di essere libero in generale per Gabo. In quel preciso momento è un normale adolescente che si diverte. E credo che essa sia anche una metafora della sua vita: guida velocemente e all’improvviso potrebbe scontrarsi, allo stesso tempo vive velocemente perché sa cosa sta facendo e ha paura che da un momento all’altro possa succedere qualcosa (infatti nella realtà del film Dave viene arrestato e per Gabo tutto cambia).
Trovo interessante questa tua interpretazione perché non è stata l’idea principale. È vero che è presente quello che dici, però, scrivendo avevamo in mente un’altra idea. Volevamo mostrare anche che, essendo la prima parte del film, è come se anche noi, pubblico, fossimo in qualche modo abusati da Dave, e vogliamo arrivare a questo per gradi. Vogliamo dimostrare che all’inizio, per il ragazzino, non è il male, ma anzi potrebbe anche avere qualcosa di buono per Gabo. Il nostro intento era che il pubblico sentisse come Gabo è stato manipolato da lui ed era importante che non avesse solo conversazioni con Dave, ma che ci passasse anche del tempo divertendosi. Credo sia stato importante mostrarlo perché situazioni come queste, dove le persone sono manipolate, non sono sempre situazioni viste in maniera negativa dalla vittima, anche perché ci devono essere dei momenti buoni che li spingano a rimanere in questa relazione. Infatti il fatto che passino del tempo insieme e si divertano è il motivo per cui Gabo rimane con lui più tempo di quanto dovrebbe.
E in effetti nella prima parte del film ho creduto che Dave fosse una persona tutto sommato buona, o che comunque potesse aiutare Gabo.
Allora vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro e siamo riusciti nel nostro intento.
Steve Bache e l’idea di relazione nel suo film
Analizzando il film in maniera generale mi viene da dire che uno dei temi principali è anche l’idea di relazione in generale, soprattutto considerando che ci sono diversi tipi di relazione: Gabo e Dave, Gabo e Sam, ma anche Gabo e sua sorella, Gabo e il suo amico (fratello di Sam), Gabo e sua madre…
Sì, è vero. Si parla di relazioni e di come queste relazioni sono costruite in base al tema centrale.

Anche perché tutte le relazioni cambiano improvvisamente nel momento in cui viene fuori la verità. A tal proposito vorrei chiederti qualcosa sulla relazione tra Gabo e sua madre, perché penso che sia una delle più interessanti, anche se non è la relazione principale in No dogs allowed. È interessante perché nella loro dinamica Gabo sembra essere l’adulto, il padre, e la madre sembra essere la figlia. Non a caso, quando lei scopre il tutto reagisce come un’adolescente.
Sì, è vero. Sono agli antipodi.
Si potrebbe quasi considerare lei come la vera antagonista del film.
Sì, assolutamente. Per Gabo è la persona più importante, tanto che ha paura di come reagirà al suo segreto. La loro è una relazione complicata, che sembra non essere buona per nessuno dei due: non lo è per lei che non lo comprende e non lo è per lui perché avrebbe bisogno di qualcuno con cui poter parlare.
Gabo ha anche bisogno di un padre, perché ha una difficoltà. Penso che l’assenza di una figura paterna sia un modo per rendere ancora più chiaro il ruolo di Dave e perché sta mantenendo questa relazione con lui così a lungo (non ha nessuno con cui può parlare a casa).
Non ha nessuno all’inizio, ma poi ritrova la sorella. Forse un piccolo spiraglio positivo nella sua famiglia c’è…
Per noi l’idea di questo film era dare un messaggio ai giovani con queste tendenze, come a dire che non tutti reagiranno come la madre di Gabo. Ci saranno persone in grado di aiutare, ma volevamo anche, al tempo stesso, riuscire a essere veri in questa situazione. L’importante è trovare qualcuno (non come Dave) con cui parlare, ma c’è la possibilità che reagiscano come la madre o la sorella.
Il rapporto tra Gabo e Sam
Un altro momento interessante del film è quando Gabo è intento a scattare fotografie a Sam per realizzare il modellino 3D. Credo che il modo in cui mostri quella scena, con l’aiuto anche delle luci e delle musiche, la renda ancora più particolare. Lì vediamo Sam come una sorta di trofeo, come un oggetto del desiderio.
Abbiamo parlato molto di questa scena, di come realizzarla e di come rendere l’immagine di Sam dal punto di vista di Gabo. Per noi è stato difficile mostrare il suo amore per Sam senza renderlo un oggetto.
Se vuoi dimostrare il tuo amore per qualcuno tendi a vedere l’altro in una luce sempre piuttosto bella. Si percepisce che lui prova amore per questo personaggio. Ma non potevamo mostrare tutto questo perché non volevamo creare delle foto di Sam, che poi potevano essere usate da altre persone pedofile, appunto come trofeo. Abbiamo cercato di spiegare al pubblico i sentimenti di Gabo, che prova amore per questo bambino, senza mostrarlo. Con quella scena forse ci si concentra più sull’aspetto dell’oggetto che su quello emozionale.
Forse è felice alla fine di avere questo piccolo modellino di Sam, anche se non puoi barattarlo con sentimenti ed emozioni, ma almeno Gabo ha un piccolo oggetto di lui, forse un trofeo.
In generale in tutto il film, ma in quella scena soprattutto per rendere credibile tutto quello che hai appena spiegato c’è da dire che gli attori di Gabo e Sam sono stati molto bravi, nonostante siano molto giovani. Mi è piaciuto il modo in cui li hanno interpretati. In particolare Gabo (non so se è una sua idea o qualcosa che gli hai suggerito magari prima del film) ha per tutto il film questo accenno di sorriso che sembra quasi una maschera e che è perfetto per il suo personaggio perché, utilizzandolo, non capiamo se è triste o felice, ma è sempre in dubbio quello che sta pensando.
Ti ringrazio. Glielo riferirò. In generale ci tengo a dire che sono stato molto fortunato di avere questo cast.

Steve Bache e il titolo del film
Non posso non farti una domanda sul titolo. Non so se c’è una connessione, ma quando l’ho letto ho pensato subito a La vita è bella di Roberto Benigni, in particolare alla scena in cui il figlio gli chiede perché ebrei e cani non possono entrare nel ristorante. Mi è venuto in mente perché entrambi i film hanno al centro dei giovani/giovanissimi. Se ne La vita è bella questo fa riferimento al fatto che il padre fa finta che sia tutto un gioco, in No dogs allowed è come se Gabo stesso fingesse e pensasse, anche se consapevole che non è così, che si tratti di un gioco.
La direzione che hai dato è corretta. Con questo titolo abbiamo fatto riferimento proprio ai cartelli che ci sono nei negozi o nei ristoranti (i cani non possono entrare). Quindi in No dogs allowed è come se al posto di dogs (cani) ci fossero i pedofili e quindi come se si potesse tradurre con Non è permesso l’accesso alle persone con tendenze pedofile. Nessuno vuole vedere o avere a che fare con una persona con tendenze pedofile. Questo titolo si riferisce alle regole della società e al fatto che nessuno vuole parlare di questo tema.
Penso che la maggior parte delle persone non vogliano toccare l’argomento. E il modo più semplice è spostarlo fuori dalla società e chiudere la porta sperando che questo problema vada via da solo. Ciò che abbiamo capito durante la nostra ricerca è che tutto ciò che la società ha cercato di coprire non ha aiutato a risolvere questo problema. Con questo film vogliamo mostrare che non tutti sono persone malvagie da bambini. Bisogna essere aperti a parlare a qualcuno, soprattutto come famiglia. E il fatto di non parlarci è il motivo per cui questi giovani iniziano a trovare connessioni con luoghi più oscuri e persone malvagie.
Difficoltà nella distribuzione
Il film è stato presentato al Riviera International Film Festival, ma cosa sappiamo della distribuzione in generale e della distribuzione italiana soprattutto considerando il tema tutt’altro che semplice?
Bella domanda. Abbiamo un’azienda mondiale, Antipode, e credo che stiano cercando di trovare una distribuzione internazionale, ma, come hai detto, è difficile vendere questo film.

Non è stato facile fino a ora e non c’è una vera prospettiva. Per la Germania è stato più facile perché abbiamo un’azienda mondiale come investitore e come partner di coproduzione e quindi abbiamo avuto una data di broadcasting. Il film è stato già in televisione in Germania e abbiamo avuto molto buone risposte. Stiamo cercando un’azienda internazionale per un pubblico internazionale.
Se è vero che, come dici, non è facile vendere questo film per la tematica, credo che, allo stesso tempo, sia importante guardare un film come No dogs allowed proprio per capire che non è facile, ma che può dare degli spunti di riflessione.
La risposta del pubblico fino a ora è stata molto buona, ma è una decisione che spetta a ogni spettatore se vuole essere coinvolto in questo tema e guardare il film per 106 minuti. Molte persone pensano che in questi giorni è difficile scoprire un film considerando i tanti prodotti messi quotidianamente a disposizione. E poi c’è da considerare il fatto che il pubblico non sempre vuole essere coinvolto in questo tema, cosa che non è così per me, per esempio, perché mi piace guardare film difficili. Al tempo stesso, però, capisco che è difficile vendere film del genere.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli