Bedevil è apparentemente un film horror come molti altri in circolazione, che ha per protagonisti un gruppo di ragazzini alle prese con la tecnologia; stavolta, però, assistiamo all’irrompere del peggiore degli orrori, dato che il male da sconfiggere è rappresentato da una nuova applicazione capace di parlare e agire per conto del possessore del telefono, dando vita alle peggiori paure che conserviamo nel nostro inconscio.
Abel e Burlee Vang seguono un filone che ha avuto grande successo con altri horror come Chiamata senza risposta, The Phone, The Call- Non rispondere, in cui l’uso del telefonino diventava un mezzo attraverso il quale l’orrore si concretizzava. L’incipit e alcuni particolari narrativi ricordano quelli di alcune serie televisive come Pretty Little Liars, con inviti che arrivano dal cellulare di un amico scomparso. Forse a differenza degli altri horror, si tenta di spiegare anche in modo scientifico cosa sia la paura e il perché possa essere fatale. Si riflette su quanto l’utilizzo delle nuove tecnologie influenzi le nostre vite, su come vengano carpite sempre più informazioni personali, e, soprattutto, sul sempre maggior grado di dipendenza provocato, in particolare nei confronti delle nuove generazioni.
Come ogni horror che si rispetti, lo spettatore non potrà che tremare di paura insieme ai protagonisti nelle sequenze centrali del film, dove Mr Bedevil mette i cinque protagonisti a confronto con ciò che li spaventa a morte. Ecco apparire un repertorio non nuovo, come clown e orsacchiotti assassini, cadaveri di donne gettate in un pozzo e bisnonne trasformate in esseri orribili da una malattia. Ma con il passare del tempo ci si abitua al meccanismo troppo ripetitivo, che perde quell’effetto sorpresa che si ritrova in ogni incontro che vede combattersi esseri umani e creature malvagie. Un film per chi riesce a dare anche spiegazioni razionali all’orrore paranormale concretizzandolo con i mali del nostro tempo.