Il film, realizzato nel 2015, presentato in concorso alla sessantacinquesima Berlinale e nelle sale italiane dal 23 marzo, vede come protagonista Victoria (la graziosa Laia Costa)
Sinossi
Victoria, una giovane donna di Madrid, incontra quattro ragazzi del luogo fuori da un nightclub di Berlino. Sonne e i suoi amici le promettono di mostrarle il vero lato della città. Ma la loro notte di festa selvaggia si trasforma in una rapina in banca.
Recensione
La macchina da presa di Schipper segue in maniera nevrotica, appiccicosa, quasi ai limiti della morbosità i personaggi coinvolti
La tecnica del piano sequenza è stata usata innumerevoli volte: da Orson Welles ad Alfred Hitchcock, da Aleksandr Sokurov ad Alejandro Iñàrritu, passando per Brian De Palma e Martin Scorsese, senza tralasciare Johan Camitz, regista del videoclip di Wannabe, evergreen delle Spice Girls. Il tedesco Sebastian Schipper, con Victoria, ha cercato di rendere ulteriormente interessante l’utilizzo di questa particolare soluzione stilistica.
Il film, realizzato nel 2015, presentato in concorso alla sessantacinquesima Berlinale e nelle sale italiane dal 23 marzo, vede come protagonista Victoria (la graziosa Laia Costa): giovane spagnola in trasferta a Berlino per lavoro. Durante una serata in discoteca, la ragazza fa la conoscenza di un gruppo di giovani, restando affascinata dal carismatico Sonne (Frederick Lau). Alticci e casinari, vengono espulsi dal locale; la ragazza li segue, iniziando così a conoscere meglio ogni singolo componente e ciò che i propri background di vita concernono: droghe leggere, birre scippate a negozianti, goliardia fracassona, fedine penali sporche… Victoria, tra ingenuità e bontà d’animo, rimarrà coinvolta in un pericoloso piano di rapina, obbligata da Boxer (Franz Rogowski), il più labile della compagnia…
Schipper riesce, in parte, a ridefinire ulteriormente il thriller lungo l’intero arco narrativo, il costante sentore di pericolo imminente ne è un esempio
In tutto questo, la macchina da presa di Schipper segue in maniera nevrotica, appiccicosa, quasi ai limiti della morbosità i personaggi coinvolti: una sorta di pedinamento del reale, ma estremizzato proprio attraverso l’utilizzo del piano sequenza, e da una serie di ambiguità che lasciano poco all’accomodamento da parte dello spettatore; se non durante i due momenti privi di voce in presa diretta, scanditi dal solo accompagnamento musicale di Nils Frahm (rievocando, a tratti, Ryuichi Sakamoto) col compito di fungere da simil-ellissi temporali, creando così maggior elasticità al racconto (dalla durata impegnativa). Fino alla seconda parte, quando il dramma all’acqua di rose lascia spazio a un cinismo marcato e violento, ai limiti dell’esasperazione fisico-visiva.
Schipper riesce, in parte, a ridefinire ulteriormente il thriller lungo l’intero arco narrativo, il costante sentore di pericolo imminente ne è un esempio: i tratti di presentazione dei personaggi maschili accennano subito a una realtà funesta, sporca e disillusa; al contrario, Victoria, unica donna, straniera, sola e in una città in cui ancora non si è ben ambientata, ma con una violenta voglia di interagire, di vivere la vita in tutti i suoi aspetti senza la diffidenza verso il prossimo. E lasciandosi così trasportare dalle emozioni, dall’istinto, dalla visceralità.
In Victoria, lo spettatore viene posto davanti alla mancanza di fiducia reciproca dei rapporti umani
In Victoria, lo spettatore viene posto davanti alla mancanza di fiducia reciproca dei rapporti umani, ma anche alle conseguenze se essa viene data a soggetti sbagliati. L’unica (quasi) senza colpe resta lei, Victoria, vittima (in parte) delle circostanze che le sono piombate addosso, forse per quella voracità di inghiottire la vita con ingordigia: punto focale di chi vuole “bruciare le tappe” senza troppe preoccupazioni, peccando così di ingenuità, ma anche no. Victoria è in parte questo, una ragazza che trasuda “ansia di vivere” (parafrasando Clark Gable, riferendosi a Vivien Leigh, in Via col vento). E noi con lei fino alle luci dell’alba.
Francesco Foschini