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73 Festival di Venezia: Les beaux jours d’Aranjuez di Wim Wenders (Concorso)

La differenza di un uomo e una donna davanti ad una mela, all’eternità. Così Wim Wenders in conferenza stampa sintetizza il suo Les beaux jours d’Aranjuez, film in concorso che culla nel 3D e dietro la macchina da presa l’omonimo testo teatrale dell’inossidabile suo compagno di viaggio, il talentuoso cantore contemporaneo Peter Handke

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La differenza di un uomo e una donna davanti ad una mela, all’eternità. Così Wim Wenders in conferenza stampa sintetizza il suo Les beaux jours d’Aranjuez, film in concorso che culla nel 3D e dietro la macchina da presa l’omonimo testo teatrale dell’inossidabile suo compagno di viaggio, il talentuoso cantore contemporaneo Peter Handke. Il giardino dell’Eden Wenders lo ambienta nella splendida regione de Ile-de-France, scegliendone uno davvero speciale, quello realizzato da Sarah Bernhardt. E quella pace, quel senso di sospensione, di distacco, che fa stare a proprio agio i due esseri prototipi dell’uomo e della donna, Wenders non riesce a concepirlo senza il 3D. Definisce questo suo ultimo uso, il più efficace: “Potevo portarvi nell’Eden solo in questo modo, non altrimenti”, ci spiega. Un 3D sperimentato splendidamente e in modo tutt’altro che conforme alle aspettative comuni già nell’affresco splendido che fu Pina (2011), alla ricerca, oggi, di una pace anche visiva che il mondo (compreso quello delle immagini) sembra avere smarrito.

L’uomo (Reda Kateb) comincia a far domande alla donna (Sophie Semin, moglie nella vita di Handke), seduti davanti ad una natura che celebra la piena estate, spalle al loro scrittore-creatore (Jens Harzer e la sua espressività davvero empatica), al tavolo davanti alla macchina da scrivere e nel problematico rapporto con i suoi personaggi. Il discorso che poche volte si incontra tra il maschio e la donna svela due nature: quella illusa e infantilmente intensa della donna, quella più disillusa ma egualmente profonda nell’attenzione piena alla madre natura, alla materia, alla vita, dell’uomo. Lei, sul sentiero tracciato dai quesiti di lui – “Se non mi fai domande io sono muta e cieca” – ripercorre le tappe vitali legate all’aspirazione al desiderio che anima l’essere femminile: dalla scossa dell’amore con se stessa nel suo decimo compleanno nella scia dell’altalena che la dondolava verso l’origine dell’universo e l’impossibilità di abitare da quell’istante se non come clandestina il mondo reale che aveva racchiuso la sua infanzia, al bagliore della promessa della silhouette che in lontananza arriva a cogliere insieme a lei l’appuntamento col divino momento di un’unione sessuale estemporanea… silhouette che diventerà suo marito… Fino alla fase dell’assenza di amore, dell’odio verso un mondo che è ostile al corpo e all’anima, dentro una rivolta dell’unione sessuale quale atto di gioia e appagamento, dono estemporaneo ad un tempo storico incomprensibile nella quotidiana lotta che ad essi viene data.

Lui, a volte perplesso, a volte in silenzio, le svela il suo mondo delle mele precoci di una purezza da bianco latte e dai semi nerissimi che aprivano l’estate, simbolo della propria libertà dalla scuola, dalla costrizione dell’apprendere; quello della Casa del Labrador ad Aranjuez, ex dimora reale spagnola e casa del passato per il futuro, spazio abitativo diverso dagli altri contemporanei, in cui desiderare vivere e preservarsi nelle figure di scene di vita da caccia del bucolico Seicento. Fino ad arrivare ad adesso, al rimpianto di lei per la donna da cinema western, da medioevo, libera e piena nel desiderio di essere LA DONNA per un uomo, di vivere di desiderio; di lui nei geroglifici-buche scavate nella terra dagli uccelli a caccia di nutrimento e linfa, pienezza dell’estate e della vita. Nulla è felice, a maggior ragione l’amore: ogni cosa è destinata a perdersi sin dall’inizio e per sempre. L’Estate non è più eterna come al tempo dell’Eden.

P.S.: Nick Cave appare nella pellicola come un’ombra, che spezza con la sua interpretazione canora al piano gli intervalli di un jukeboxe. Ma questo è un altro Wenders, noto nei ricordi cinefili che dona ai suoi estimatori e appena rivelato…

Maria Cera

  • Anno: 2016
  • Durata: 97'
  • Distribuzione: Movies Inspired
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Francia, Germania
  • Regia: Wim Wenders