Lo sapevate che i più grandi Studios al mondo non sono a Hollywood? E che il flusso più cospicuo di turisti cinematografici non calca le passerelle della Walk of Fame?
Tutti questi primati appartengono alla Cina, che probabilmente in futuro competerà soltanto con se stessa nell’abbattere entrambi i muri.
Racconto questa storia oggi perché quel che in Cina si svolge è parte di un sistema che sempre più detterà i ritmi del futuro produttivo della cinematografia globale. E da lì, verso il turismo di massa, dove la Cina ha mostrato essere un motore di mercato dai capitali massicci.
Orbene, gli Studios più grandi al mondo (ad oggi) si chiamano Hengdian World Studios e hanno sede in quello che un tempo era un paesello di campagna dimenticato da tutti, con un vulcano spento alle spalle, saturo di leggende e superstizioni. Adesso invece Hengdian è una città estesa dello Zhejiang cinese, frequentata ogni anno da oltre una decina di milioni di turisti e oggetto di un fenomeno migratorio impensabile, come solo grandi centri come Pechino o Canton conoscono.
Gli Hengdian World Studios, o Chinawood, sono nati negli anni Novanta, per la grande intuizione di un furbo uomo d’affari, Mr. Xu Wenrong. Al termine del Comunismo di Mao, Mr. Xu era riuscito a schivare il rigido controllo sulla proprietà dando vita ad una piccola azienda nel Zhejiang libertino, occupandosi in principio di circuiti elettrici. Il business si è rivelato con gli anni molto proficuo, ma il momento di passaggio da cui inizia tutta la magia, risale al 1995, quando Xu incontra Xie Jin. Anch’egli originario dello Zhejiang, Xie Jin è un regista alle prese con un enorme grattacapo: è in attiva ricerca location per il suo prossimo film, The Opium War grandemente spalleggiato dal Partito, perché prodotto di propaganda elaborato in funzione dell’imminente ritorno di Hong Kong sotto l’ala della Cina continentale (1° gennaio 1997). Ma Xie Jin non esce dall’impasse di trovare una location adatta a riprodurre gli esterni di Hong Kong e Canton negli anni della Guerra dell’Oppio (XIX secolo).
E qui Mr. Xu ha una illuminazione che precorre i tempi, e decide di investire nella ricostruzione di questi ambienti storici al fine di impiegarli per le riprese del film. Dove? Nella dimenticata Hengdian, ovviamente. Spiana qualche campo e compensa i contadini dandogli un lavoro nel suo assurdo cantiere.
Malgrado abbia dovuto pure insistere per convincere Xie Jin della fattibilità della sua idea, Xu Wenrong ci ha visto lungo e dopo il successo di The Opium War, altre troupe hanno sfruttato i suoi set. E si parla di set al plurale perché, reduce del successo e della crescente domanda, Xu Wenrong ha investito nella costruzione di altre location, tra cui una Città Proibita in scala 1:1 quasi completa, un palazzo imperiale risalente alla Dinastia Ming, e un mastodontico progetto ancora in costruzione che restituirà alla Cina i defunti Gardens of Perfect Brightness, anche conosciuti come l’Old Summer Palace di Pechino, e distrutti dagli Inglesi e dai Francesi alleati nel 1860. L’intenzione di Xu ad oggi non è più quella soltanto di garantire una riproduzione reale del passato cinese da dedicare alla settima arte, ma il suo impegno si rivolge anche al tentativo di preservare un po’ della storia perduta della Cina, costruendo accanto ambiziosi musei.
Dopo questa introduzione idilliaca di Xu mecenate illuminato della Cina, parliamo del business. Questi impressionanti teatri di posa sono mantenuti in vita da un complicato sistema di investimenti rivolti da una parte ad alimentare la macchina cinematografica, e dall’altra a nutrirne un’altra ben più fruttuosa: quella turistica.
Gli Hengdian World Studios si estendono su di una superficie di oltre 330 ettari, ben più grande degli studios di Paramount e Universal messi insieme. Ci si possono girare almeno venti film insieme, nello stesso momento, anche perché c’è abbondanza di maestranze e comparse: c’è una lista di circa dodicimila tra comparse e attori a cui è possibile accedere una volta che si entra nel mondo di Hengdian. Inoltre, qui si avranno a disposizione magazzini scenografici, costumi, studi di post produzione, così come servizi di catering e alberghi.
Tuttavia, l’uso delle location non è soggetto ad una grossa spesa per le troupe, che comunque si devono litigare il posto e attendere in fila anche per pochi giorni di riprese. Infatti, quello che tiene insieme questo mastodontico sistema è la presenza dei turisti, che lo alimentano quotidianamente.
Agli Studios infatti sono annessi dei parchi divertimenti, parchi acquatici nella stagione calda e teatri a cielo aperto, a cui i turisti accedono con biglietti ad entrata multipla che includono sia le attrazioni cinematografiche che quelle puramente ludiche. Nei parchi divertimento comunque non mancano gli intrattenimenti notturni spettacolari, per affascinare i numerosissimi gruppi che arrivano qui proprio per sognare la televisione e il cinema dei loro divi. A Hengdian è possibile ammirare il vulcano ricostruito più imponente al mondo, che impressiona sputando lava artificiale brillante e demolendo la scenografia sottostante. Se questo non è sufficiente, c’è anche l’alluvione artificiale o le coreografie sospese sull’acqua, ballate da decine e decine di comparse più o meno esperte del movimento.
Per una gita di gruppo, il biglietto di ingresso individuale multigiornaliero costa 53 €: ecco spiegato come la macchina si tiene in piedi.
Il punto fondamentale è che seriamente i turisti cinesi arrivano in massa qui nel mezzo dello Zhejiang, perché sono numerosissimi i film e le serie televisive che sono passate da Chinawood; ed è così facile imbattersi in ulteriori riprese in corso d’opera, che chiunque è disposto a pagare quella cifra. Hero, La tigre e il dragone, La città proibita, Dragon Blade per citarne alcuni. Inoltre, non c’è da dimenticare che qui è pur sempre possibile visitare una ricostruzione fedele della Città Proibita senza doversi recare nella capitale, e magari divertendosi pure di più visti i programmi di intrattenimento previsti.
Rita Andreetti