Il sospetto è un film del 1975, diretto dal regista Francesco Maselli. Con Gian Maria Volonté, Renato Salvatori, Annie Girardot, Gabriele Lavia.
Il film è ambientato nel Ventennio fascista. Emilio, dirigente del Partito Comunista Italiano, per il sospetto di un tradimento di un compagno, non si presenta ad un appuntamento con altri quattro dirigenti del direttivo di Torino e, aiutato da uno dei quattro, Gavino Pintus, fugge a Parigi. Lì incontra un’altra dirigente, Teresa, con la quale discute delle sue perplessità riguardo alla linea del Partito, che non viene discussa ma imposta e per la rottura con il Partito Socialista Italiano; Teresa gli spiega che queste scelte, peraltro superate dal Partito al tempo delle loro conversazioni, erano dipese da due assolute certezze: che stesse per scoppiare la guerra col capitalismo e che il Partito avrebbe vinto facilmente. Il partito, temendo di avere una spia nel direttivo di Torino, centro importantissimo per la presenza della FIAT, per smascherarla, invia nuovamente Emilio in Italia, dopo averlo cooptato nel comitato centrale. Si stabilisce con Gavino in un appartamento e incontra uno alla volta gli altri tre dirigenti, sapendo che se la spia esiste veramente il rischio è di una condanna dai venti ai trent’anni di carcere. In realtà Emilio è seguito dall’OVRA fin da Parigi, quindi i suoi incontri portano, oltre al suo arresto, a quello dell’intero direttivo centrale torinese. Non è chiaro se la spia esisteva o se il sospetto iniziale, infondato, avesse portato un grave colpo al partito. Nella scena finale del film, un ufficiale dell’OVRA getta in faccia a Emilio la dura realtà: che la direzione del Partito Comunista Italiano in esilio a Parigi lo aveva usato come esca per far venire allo scoperto eventuali spie tra i quadri dirigenti che operavano in clandestinità in Italia. Gli propone dunque diventare un informatore della polizia politica segreta. Emilio gli risponde che aveva capito sin dall’inizio di venire usato come esca, ma che era stato d’accordo a farlo.
« Lo studio dall’interno dell’azione politica del partito comunista italiano, che Maselli aveva già affrontato in Lettera aperta a un giornale della sera, la linea di sviluppo di un racconto che vuole essere emblematico d’una militanza ideologica e politica, di cui si mettono in luce non tanto le contraddizioni quanto le difficoltà storiche. Pertanto il film è continuamente in bilico tra l’intento documentario e quello ludico, con l’alternanza di sequenze chiaramente didattiche e di altre fortemente incisive sul piano spettacolare, anche l’ambientazione storica è particolarmente curata e credibile. Ne risulta un’opera disuguale , non pienamente conclusa, in cui manca quella fusione di elementi storico critici, che avrebbero consentito al film come un dei migliori esempi di spettacolo politico….» Gianni Rondolino in Catalogo Bolaffi del cinema italiano 1976.
Incasso accertato a tutto il 31 dicembre 1977 Lit. 227.500.000