Qualcosa di buono

Qualcosa di buono è un film del 2014 e arriva un anno dopo nelle sale italiane. Le riprese sono iniziate nel 2012 e il set scelto è stata la città Los Angeles. Ruolo drammatico e pesante quello della  protagonista Hilary Swang, nonché produttrice della pellicola. Il film,  ispirato all’omonimo romanzo di Michelle Wildgen , porta sullo schermo una storia commovente e a tratti riconoscibile in altre pellicole.

Sinossi: Kate è una trentenne affermata, una pianista, con una bella casa e un perfetto marito. La sua vita da sogno viene improvvisamente stravolta  dalla SLA. Kate e suo marito Evan nella ricerca di un assistente che possa prendersene cura a tempo pieno si imbattono in Bec , studentessa di college che ha risposto impulsivamente all’annuncio pur non avendo la minima esperienza. Tra le due nascerà una profonda amicizia capace di andare al di là della malattia.

Recensione: Qualcosa di buono porta sullo schermo una storia già presentata altre volte. Il tema della malattia lo si trova in pellicole di successo anche recenti. Non è possibile quindi affermare che la sceneggiatura abbia uno sguardo innovativo o dai contorni nuovi,  eppure la pellicola scorre senza grossi intralci. Quella di George C. Wolfe è una regia lineare e ben ponderata, il taglio spesso ironico è incentrato completamente sui sentimenti dei protagonisti. Un sentimentalismo che però non risulta melenso né tantomeno stucchevole. La forza del film è proprio la capacità di emozionare e di rendere lo spettatore partecipe al dramma. Capacità questa che riesce anche grazie all’interpretazione della Swank, composta e mai artificiosa. Si ritrova ad essere protagonista e spalla nello stesso tempo. La sua figura innalza e concentra l’attenzione sulla giovane Emmy Rossum che con maestria tiene il suo personaggio. Una storia che,  nonostante la forte tematica e caratteristiche che ben fanno pensano ad altre pellicole, riesce ad avere una sua ragion d’essere. Qualcosa di buono risulta infine una ripetitività non indigesta ma un film da vedere senza troppe pretese, lasciandosi emozionare e prendere dal racconto.

Alessandra Balla