Il meglio del 2025 su MUBI: dieci film da ricordare
I migliori film arrivati su MUBI nel 2025: da The Mastermind a No Other Land, un’analisi su alcuni dei titoli più importanti e discussi durante l'ultimo anno tra cinema d’autore, documentario e sperimentazione
Il 2025 di MUBI si chiude con un bilancio di opere che spaziano dal documentario militante all’esperienza narrativa pura, passando per ibridi audaci e riflessioni di forte impatto emotivo. La rassegna Retrospettiva MUBI: il meglio del 2025 raccoglie i titoli che hanno segnato l’anno cinematografico per la piattaforma, offrendo un panorama di linguaggi e sguardi dalla profonda densità estetica e sociale.
MUBI propone un’ampia selezione di film che rispecchiano perfettamente fenomeni e tendenze della stagione cinematografica che sta per concludersi. Ecco dieci opere che, per motivi diversi, meritano un’occhio di riguardo.
The Mastermind
Kelly Reichardt conferma la sua capacità di disinnescare il genere con The Mastermind, un Heist-movie atipico, ambientato nell’affascinante e tumultuosa America degli anni Settanta. Qui il “colpo” non è spettacolo scintillante, ma macchina narrativa che indaga il desiderio di evasione e la frustrazione quotidiana di un uomo comune. La messa in scena è misurata, l’ironia silenziosa, e la sintesi di stile diventano il vero furto cinematografico: la sottrazione della spettacolarizzazione per restituire introspezione.
Queer
Senza perdere di vista le estetiche queer e post-identitarie, questo titolo esplora le fratture e le storie marginali che attraversano il presente. Queer non è solo etichetta: è struttura drammaturgica, tessuto di vissuti che scardinano norme e punteggiano lo sguardo con empatia e dissonanza. La sua forza sta nell’avvolgere terreno politico e personale in un dialogo che non si accontenta di raccontare, ma che invita a sentire.
Queer (Luca Guadagnino, 2024)
Dreams
In Dreams la materia onirica diventa paesaggio narrativo e grammatica del film. Qui la memoria incontra il desiderio, e i confini tra realtà e immaginazione si dissolvono. Non è un film di ‘sogni’ nel senso consolatorio, ma una mappatura di stati interiori. La sua apparente leggerezza nasconde un cuore deliberatamente indeterminato, che invita lo spettatore a completare il viaggio con le proprie ombre.
Grand Theft Hamlet
Opera ibrida sorprendente e meta-cinematografica, Grand Theft Hamlet racconta due attori disoccupati che, durante la pandemia, decidono di mettere in scena Amleto all’interno del videogioco Grand Theft Auto V. Il risultato non è solo un esperimento ludico, ma una messa in discussione della performance, della tragedia shakespeariana e della creatività come atto di resistenza culturale. Attraverso il caos digitale, il film trova un’eco struggente sulla precarietà dell’arte e del lavoro
No Other Land
Documento potente, senza dubbio l’opera simbolo dell’ultimo anno.No Other Land segue con sguardo ravvicinato la quotidianità di comunità che resistono alla cancellazione fisica e storica. Film collettivo e immersivo, racconta per quasi un decennio l’espulsione forzata in Cisgiordania, intrecciando memoria, violenza e legami umani. È cinema come testimonianza e atto di presenza: senza retorica, ma con un’urgenza che scuote lo spettatore.
No Other Land (B. Adra, Y. Abraham, R. Szor, H. Ballal, 2024)
The Girl With the Needle
Magnus von Horn costruisce un’opera che sfiora la fiaba nera e la tragedia sociale. Liberamente ispirato a eventi reali, The Girl With the Needle segue la discesa di una giovane donna nella spirale di violenza e marginalità. La narrazione è frammentata, potente, e la profondità psicologica delle performance restituisce uno sguardo che non indulgenza né giudica: osserva e mette in scena la fragilità esistenziale con un rigore spietato.
Eight Postcards From Utopia
Assemblato sapientemente con materiali d’archivio, Eight Postcards From Utopia è un documentario che capovolge lo sguardo sul passato recente per interrogarne il presente politico e culturale. Attraverso otto “cartoline” e un collage di immagini televisive e pubblicitarie, il film riflette sull’evoluzione dei miti collettivi dopo la caduta del socialismo in Europa dell’Est. È un’opera che mescola satira, memoria e poesia visiva, offrendo un’esperienza cinematografica radicale.
Matt and Mara
Con uno sguardo attento alle dinamiche intime, Matt and Mara esplora la complessità delle relazioni umane in un’epoca di disconnessioni. Qui il tempo narrativo si intreccia con pause e silenzi, e il cinema diventa strumento per sondare l’ineffabile dell’ordinario. È un film di sguardi e dettagli, che trova significato nei gesti minimi e nel dialogo interiore, rivelando spazi emotivi spesso ignorati dal cinema mainstream.
Matt and Mara (Kazik Radwanski, 2024)
Aragoste a Manhattan
Questo dramma corale che si svolge tra le cucine e le strade di New York dipinge la complessità delle vite migranti in un melting pot culturale. Aragoste a Manhattan intreccia storie di speranza, fallimento e desiderio di riscatto, mentre i personaggi si muovono tra ambizioni personali e pressioni sociali. È un film che parla di appartenenza, che sia a un luogo o a un’identità, senza cadere nel cliché romantico, ma con una concretezza che è al tempo stesso dolorosa e luminosa.
Bug Diner
Infine Bug Diner, peculiare cortometraggio che gioca con registri che oscillano tra commedia grottesca e riflessione sociale. Ambientato in un locale dall’atmosfera surreale, il racconto esplora la marginalità e l’outsider attraverso personaggi eccentrici e situazioni paradossali. La cucina diventa metafora di un mondo sotto pressione, e lo humour nero si intreccia con un sottotesto critico sugli equilibri di potere e sopravvivenza quotidiana.
Il 2025 su MUBI è stato un anno di cinema che non ha temuto di confrontarsi con l’attualità, di sperimentare linguaggi e di proporre narrazioni che vanno oltre l’intrattenimento, forzando lo spettatore a riconsiderare i confini stessi della visione.