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Mubi Film

‘The Girl with the Needle’, una fiaba nera di perdizione e innocenza

Nel lungometraggio di Magnus von Horn, ambientato a Copenaghen nel primo dopoguerra, l’umanità dell’indigente protagonista riscatta l’afflizione di un bianco e nero che è allegoria di un mondo senza speranza, con un’evocativa atmosfera che prevarica sulla forma filmica

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In concorso nella selezione ufficiale al Festival di Cannes 2024 e candidato all’Oscar al miglior film internazionale 2025 (Danimarca) dopo la nomination ai Golden Globe, The Girl with the Needle (Pigen med nålen), dal 24 gennaio disponibile in esclusiva su MUBI, affresca l’orrore di massa alla fine della Grande Guerra spaziando tra le rovine sociali di una Copenaghen gotica popolata da derelitti e approfittatori, calandosi nella picaresca erranza cittadina di Karoline (Vic Carmen Sonne), una ragazza madre vittima delle circostanze e della crudeltà altrui, in una vicenda efferata ispirata a fatti realmente accaduti.

Al suo terzo film lo svedese Magnus von Horn (1983), trapiantato in Polonia e formatosi alla Scuola di cinema di Łódź, già vincitore nel 2015 alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, intercetta la crudeltà di ogni conflitto nei suoi riflessi sulla popolazione civile, una tragedia sottostimata che si somma a quella del fronte bellico e che pare chiamare in causa l’Europa odierna trafitta dal conflitto russo-ucraino. Ma, in una commistione di toni e suggestioni che compromette la personalità di stile dell’opera, la ragazza dell’ago del titolo, la protagonista che diventa superstite del mondo, pare soprattutto incedere tra macerie più universali che in quelle del tempo contingente, dove cinismo e avidità si tingono funestamente di un grigiore d’animo connaturato nell’umano.

Agonia in città

L’ultimo film dello scrittore e regista Magnus von Horn segue la giovane operaia Karoline mentre lotta per sopravvivere nella Copenaghen del secondo dopoguerra. Quando si ritrova disoccupata, abbandonata e incinta, la carismatica Dagmar la prende con sé per aiutarla a gestire un’agenzia clandestina di adozioni per bambini indesiderati. Le due instaurano un legame inaspettato, fino a quando una scoperta improvvisa cambia tutto. [Sinossi ufficiale].

Inquadrare l’odissea (con una fine non lieta, ma dolce) della protagonista di The Girl with the Needle significa per il regista imbastire una massa fantasmagorica di storie, tra echi, citazioni, rimaneggiamenti di narrazioni, cinematografie, autori, che confluiscono in quello che è un racconto d’atmosfera, un esercizio di virtuosismo visivo, che però raramente si bilancia con una svettante idea autoriale di cinema e con l’unicità di una messinscena che sappia anche infondere la propria coesa identità.

Come tra le pagine di un pregevole volume d’antiquariato, si scorre tra i risvolti dell’horror più suggerito che rappresentato nell’espressiva carica allusiva del fuori campo, tra l’andirivieni psicologico di Karoline che attinge dai topoi del romanzo d’appendice ottocentesco, tra i chiaroscuri della cifra narrativa più immediata e leggibile, quella fiabesca, qui adattata con tutti i crismi e investita da una dimensione arcigna e fatalmente incombente, secondo quell’inconscio fosco e macabro che soggiace in molte narrazioni del folklore nazionale.

Antichi e moderni maestri

Magnus von Horn dosa tutti gli ingredienti per un prodotto di decadente fascinazione centro-orientale, penetrando nell’immaginario archetipico del pubblico e assicurandosi quindi la sua partecipazione simpatetica, talvolta in una moderna logica di ribaltamento, combinando una sgraziata Cenerentola, una nobildonna che è matrona e matrigna, un pretendente scapestrato, un mostro affettuoso, una balia enigmatica, una pozione diversamente magica (l’etere); infine, ben due aghi, quello della filatura, che nel film diventa sineddoche della prestazione femminile sotto la guerra, e quello più letale che sarà al centro dell’incontro tra le due donne, Karolina e Dagmar, trafficante di adozioni illegali e sedicente benefattrice di madri senza scampo (Trine Dyrholm, attrice di punta in patria, tra Thomas Vinterberg e Susanna Bier, nota in Italia per Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli).

Ci sono gli albori della settima arte in The Girl with the Needle con un’inquadratura ricalcata su L’uscita dalle officine Lumière (1895), tenebre del cinema muto in un bianco e nero in bassorilievo ma di turbamento sottile e perturbante, l’autodisciplina compositiva che guarda al sommo danese C. T. Dreyer, la dignitosa alterità dei fenomeni da circo, con una citazione da Freaks (1932) di Tod Browning, la repulsione ingannevole della deformità di The Elephant Man (1980) di David Lynch, un preludio di visionarietà che ammicca a Eraserhead (1977) e nel finale tracce di memoria di Furia (1936) di Fritz Lang.

Seduzione degli occhi e defezione nel linguaggio

Non il catalogo cinefilo con il suo affondo estetico intacca la compiutezza di The Girl with the Needle, ma la sua mancata integrazione in una scrittura drammaturgica più affilata, in grado di scavare nelle psicologie delle sue protagoniste, ridotte a un manicheismo di fondo solo in parte riscattato dai penetranti e angosciosi lampi di sguardo di Trine Dyrholm, con le sue atroci verità nascoste. Fievole anche l’evoluzione monocorde di Karolina, prosciugata da un raffreddato e ignavo pietismo dickensiano senza che ci si appropri di un eroismo incisivo e femminista in grado di interrogarci e scuoterci sui dettami borghesi e sulle ipocrisie che si giocano, allora come oggi, sul corpo delle donne, con lo svilimento dell’utopia praticabile della sorellanza.

Attraverso una programmaticità narrativa tanto ficcante da risultare stucchevole, tesa verso la commiserazione e l’indignazione su una facile materia di cronaca nera e infarcita del supporto di attraenti suggestioni per immagini, The Girl with the Needle centra il suo proposito di coinvolgere lo spettatore in una sussultante e viscerale adesione emotiva, ma non schiude in profondità le ombre morali dei personaggi. Non si interfaccia, inoltre, con il volto mefistofelico della tetraggine più quotidiana, qui sagomata nelle fattezze di una profana stregoneria, restando al di qua della soglia di un prodotto di sottile rifinitura, imprigionato nelle briglie di un ambizioso manifesto iniziale di cinema avanguardistico che non si addentra nell’audacia sperimentale o nella prismatica complessità del suo racconto.

Un’espressione di aulico intrattenimento dove la stratificazione dell’immagine quasi ipertrofica di cinema appiattisce, in controcanto, la partitura registica, altalenante in sequenze convenzionali e guizzi di manierismo, che riesce però a donare degna statura alla soave integrità della protagonista, che rischiara il mondo in fiamme in questo cupissimo e trasognato true crime nordico.

 

The Girl with the Needle

  • Anno: 2024
  • Durata: 115'
  • Distribuzione: MUBI
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Danimarca
  • Regia: Magnus von Horn
  • Data di uscita: 24-January-2025

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