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Torino Film Festival

‘Marty Supreme’: l’adrenalinica parabola di ambizione e narcisismo sul ping pong

Il film segreto del Torino Film Festival è niente meno che l’attuale oggetto del desiderio dell’intera comunità cinefila internazionale, con protagonista un Timothée Chalamet da Oscar. In uscita il 22 Gennaio nelle sale italiane

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Il film segreto del Torino Film Festival 'Marty Supreme', con protagonista un Timothée Chalamet da Oscar. In uscita il 22 Gennaio in Italia

La proiezione segreta del Torino Film Festival si è rivelata essere l’attesissima anteprima internazionale di Marty Supreme, film che prima d’ora non era mai stato proiettato al di fuori dei confini statunitensi. 

Grazie alla gentile concessione di I Wonder Pictures, realtà che crede fortemente nel potere benefico che una dose massiccia di entusiasmo possa esercitare sulla nostra comunità cinefila, i fortunati spettatori che sono riusciti ad accaparrarsi il biglietto più bollente del festival hanno avuto l’opportunità di scoprire – con quasi due mesi di anticipo – l’odissea intossicante che si propone fin da subito di entrare per sfondamento nel canone di riferimento del cinema americano contemporaneo. 

Una platea letteralmente infiammabile ha animato il cinema Massimo per questo evento senza precedenti nella storia della manifestazione torinese, ed è così che quel fatidico 26 novembre, sotto il vigile sguardo della Mole Antonelliana, l’Italia è tornata a essere per qualche ora l’indiscussa capitale del cinema.

Marty Supreme di Josh Safdie – cinema che scorre nel sangue

Il film segreto del Torino Film Festival 'Marty Supreme', con protagonista un Timothée Chalamet da Oscar. In uscita il 22 Gennaio in Italia

Marty Supreme è il secondo lungometraggio diretto in solitaria da Josh Safdie, conosciuto principalmente per il suo sodalizio registico con il fratello Benny, che quest’anno ci ha invece presentato The Smashing Machine. Il frutto della loro collaborazione è una tra le filmografie più funzionalmente ansiogene nella recente memoria, il cui tratto distintivo sono i personaggi moralmente corrotti e il disagio indotto da avvenimenti serrati e progressivamente più disperati.

All’annuncio che questa volta avrebbero lavorato a due progetti separati, una domanda ha iniziato ad aleggiare inevitabilmente nell’aria: a chi sono da ricondurre le atmosfere tipiche del marchio Safdie? Marty Supreme offre una risposta di facile interpretazione, mettendoci di fronte a una spirale discendente talmente rocambolesca e meschina che, in assenza di contesto pregresso, saremmo pronti a ricondurre a uno sforzo collettivo dell’intero albero genealogico dei Safdie.

L’entusiasmo che circonda Marty Supreme risulta comprensibile già sulla base di questa premessa, ma lo spettro di motivazioni che ha contribuito alla genesi di una vera e propria isteria collettiva è ben più sfaccettato. Innanzitutto si tratta della più grande produzione in cui si sia mai imbarcata finora A24, casa di distribuzione e produzione che ha sovvenzionato il film con la cifra esorbitante di 75 milioni di dollari. Puntando a consolidare la loro popolarità in ascesa dopo la vittoria dell’Oscar a miglior film con Everything Everywhere all at Once (2022, Daniel Scheinert, Daniel Kwan), la più influente realtà indipendente dell’industria cinematografica ha optato per una strategia mirata ad assicurarsi che non rimanesse nemmeno uno spettatore in tutto il mondo a non sentire il bisogno viscerale di vivere l’esperienza euforica promessa da questa pellicola.

Anatomia di un’isteria collettiva – dal New York Film Festival a Torino

Inizialmente il piano prevedeva tradire le aspettative degli avventori festivalieri che contavano di intercettarlo in una tappa preliminare a Telluride, Venezia o Toronto. In questo modo A24 ha evitato al suo film di dover dividere una fetta dell’entusiasmo che gli spetta con gli altri titoli di punta che accalcano le selezioni di queste prestigiose manifestazioni. Pienamente consci del fatto che non esiste al mondo un quantitativo di film sufficiente a saziare i palati dei fan che, già a scatola chiusa, erano incuriositi dal progetto, il team dietro a Marty Supreme ha atteso che le acque si calmassero, per poi organizzare una singola proiezione segreta al New York Film Festival. Quale trampolino di lancio migliore, se non la città dello stesso Josh Safdie e teatro delle vicende del film:

“Questo film è in diversi aspetti, oltre l’essere la storia di Marty, anche una lettera d’amore alla mia città, e sono elettrizzato di mostrarlo per la prima volta proprio qui a New York.”

Il ricettacolo di questo fenomeno è quindi un’anteprima mondiale gremita di appassionati di cinema caricati a molla dalla fame per quest’avventura nel mondo del ping pong, ma soprattutto consapevoli di essere le prime persone al mondo a posare gli occhi sull’ultimo grande tassello cinematografico di questo 2025. Il risultato è un passaparola tanto dirompente quanto inevitabile, il cui riverbero sulle piattaforme social ha probabilmente portato al volerne replicare la ricetta a Torino. 

Sognare in grande – l’unico modo di dare senso all’esistenza

Il film si apre in un negozio di scarpe, dove veniamo introdotti subito a Marty Mauser e alla sua abilità di intortare a piacimento le persone. Eppure, nonostante il suo talento nelle vendite sia tale da “rifilare calzature a un amputato”, una persona ambiziosa come lui non può certo accontentarsi di un’occupazione così poco significativa nel grande schema delle cose. Marty sogna di diventare il più forte giocatore di tennis da tavolo (per gli amici, ping pong) di tutti i tempi, uno sport che negli anni ’50 è ancora estremamente sottovalutato. Il suo intero essere è devoto alla causa, e a differenza degli smidollati che come obiettivo puntano a un lavoro umile e a mettere su famiglia, categoria di persone in cui include anche la sua amica di lunga data (e occasionale fiamma) Rachel Mitzel, farà in modo di costruirsi da solo la strada che conduce alla vetta. 

Ecco spiegato il motivo per cui lo vediamo ben presto puntare una pistola contro un suo collega, pregandolo gentilmente di aprire la cassaforte per ritirare anticipatamente lo stipendio che gli spetta. Persino in quei tesissimi istanti la vera arma non cessa di essere la sua dirompente dialettica. Dopotutto Marty ha solo bisogno della somma necessaria per partecipare ai campionati di Londra, non un centesimo di più, e non manca mai di ricordare che quando verrà incoronato vincitore si farà perdonare generosamente. 

La corsa all’Oscar è davvero già finita?

Il film segreto del Torino Film Festival 'Marty Supreme', con protagonista un Timothée Chalamet da Oscar. In uscita il 22 Gennaio in Italia

È così che ha inizio una ricerca incessante della glorificazione che non ha interesse a risultare politicamente corretta, guidata da un Timothée Chalamet che sembrerebbe aver interiorizzato gli stessi ideali che muovono il suo instancabile alter-ego. Impossibile non tornare con la memoria al suo discorso di accettazione ai SAG Awards, dove ha trionfato per la sua interpretazione in A Complete Unknown (2024, James Mangold). Le riprese di Marty Supreme si erano già concluse allora, e a parlare avrebbe potuto benissimo essere una versione più moderata di Mauser:

“So che non è ben visto parlare su questi palchi in modo così schietto, ma la realtà è che ho intrapreso un percorso che spero mi porterà a venire associato ai grandi nomi a cui mi ispiro. Questo premio è il segnale che sono sulla strada giusta”.

Un ruolo sopra le righe, che porta sulle spalle tutto il peso di una sceneggiatura che non prevede di lasciare allo spettatore nemmeno un fugace spiraglio per respirare. Non c’è da stupirsi che molti siano venuti a conoscenza del film direttamente come il biglietto di sola andata per gli Oscar di Timothée Chalamet, e per una volta non si tratta di un’iperbole: la sua performance comanda rispetto e ammirazione fin dalle prime battute. È il risultato di una direzione attoriale impeccabile, che sortisce su questo giovane talento la stessa magia trasformativa che in passato ci ha permesso di riscoprire Adam Sandler con Diamanti Grezzi (2019), e di meravigliarci davanti ad un Robert Pattinson irriconoscibile in Good Time (2017).

Timothée è affiancato da diverse presenze attoriali di supporto degne di nota, ma su tutte spicca l’energetica freschezza di Odessa A’zion.

Marty Supreme: la discesa negli inferi che trae ispirazione da fatti realmente accaduti

Il personaggio di Marty Mauser è ispirato alla figura di Marty Reisman, giocatore di ping pong dalla carriera controversa realmente esistito, che per l’occasione rinuncia al suo cognome ma non all’essenza della sua eredità. Gli avvenimenti sono estremamente romanzati, ma alcune delle scene che rendono possibile l’accostamento del film al genere gangster derivano da abitudini reali. 

Il viaggio di Marty Mauser mette alla prova la nostra empatia e moralità, avvalendosi del ping pong quasi come un MacGuffin. Dopo aver suscitato la curiosità dello spettatore verso una meta tangibile, e avergli dato un assaggio di quanto può essere esilarante una partita nel contesto di una regia così grezza e virtuosa, il genere sportivo fa un balzo nelle retrovie per lasciare spazio a un viaggio che sarebbe un eufemismo definire dantesco. Se andare a Londra era stata una passeggiata, guadagnarsi i soldi necessari per partecipare ai mondiali in Giappone consumerà interamente l’ultimo barlume di integrità e compostezza di cui Marty è provvisto. A un certo punto è fisiologico smettere di tifare per Mauser, ma nei panni di spettatori ammaliati dalla sua resilienza e dal suo carisma, non possiamo fare a meno di sperare in una redenzione che ci aiuti a rivalutare la mondanità di un’esistenza noiosa.

L’unica critica che è possibile muovere al film è il sorgere di un’impercettibile ridondanza nel corso della sua seconda parte, durante la quale alcuni degli avvenimenti più assurdi appaiono fin troppo calcolati, rischiando di rendere lo spettatore conscio della mano dietro la sceneggiatura in alcuni dei momenti più concitati. In ogni caso, ad avercene di film che hanno come unica colpa il tentare di tenere in movimento la sabbia sotto la superficie, senza lasciare che si calmino le acque. Soprattutto quando il punto di arrivo è un finale che chiude un ciclo perfetto.

Perché andare a vedere Marty Supreme?

Marty Supreme è puro intrattenimento autoriale ricavato dalla stessa stoffa pregiata con cui sono intessuti film come Boogie Nights (1998, Paul Thomas Anderson). La colonna sonora di Daniel Lopatin, collaboratore di lunga data dei fratelli Safdie, si innalza spesso a protagonista collaterale delle vicende; magistrale il modo in cui interagisce con alcune tracce musicali pre-esistenti inoculate alla perfezione che, seppur leggermente ruffiane, fomentano con successo il pubblico nei momenti più emozionanti. La sequenza introduttiva che fa da sfondo all’apparizione del titolo, sulle note di Forever Young, è da alzare le braccia al cielo.

La data di uscita in Italia

Marty Supreme uscirà nelle sale italiane il 22 gennaio, distribuito da I Wonder Pictures grazie alla loro consolidata partnership con A24, che assicura la presenza sul nostro territorio di numerosi titoli facenti parte del loro prestigioso listino.

La data coincide con l’annuncio delle candidature per i 98esimi Academy Awards, di cui il film beneficerà sicuramente in abbondanza. Attualmente, sui principali siti di pronostici, è in rotta favorevole per conquistarsi ben nove menzioni su tutta la linea.

Marty Supreme

  • Anno: 2025
  • Durata: 150'
  • Distribuzione: I Wonder Pictures
  • Genere: Drama, sportivo
  • Nazionalita: Stati Uniti
  • Regia: Josh Safdie
  • Data di uscita: 22-January-2026