“Da bambino la cosa che mi piaceva fare di più era uscire in balcone di notte e ascoltare il vento. Più era forte, più mi piaceva, perché copriva le urla di mio padre contro mia madre.”
Parole del giovane Koko, di ritorno dalla Spagna nella sua città natale in una desolata provincia bulgara dopo la morte del padre. Lui è stata un’ombra sulla sua vita, figura incollocabile dalle memorie controverse: per i concittadini era un “uomo d’onore”, per suo figlio la radice di ogni trauma.
Doppia verità o nessuna verità
E così il ritorno a casa, tra quel che resta dell’infanzia, per Koko significa tornare a sentire quelle urla paterne tra le quattro mura, dove non c’è più vento, ma solo rumore e frastuono. E proprio Windless è il titolo del dramma diretto dal bulgaro Pavel G. Vesnakov (in concorso all’Euro Balkan Film Festival 2025). L’autore rinchiude gli scossoni di un viaggio nelle immagini senza profondità di campo alcuna, ma con la clausura di un passato claustrofobico.
Quello del cineasta, reduce dall’esordio con German Lessons del 2020 – altro lavoro sulla nostalgia dell’emigrazione – è un discorso edipico sull’immagine del padre dagli animi e i contorni impenetrabili. E la morte non legittima ciò che è stato in vita, anzi, pare rimescolare le carte tra il sentire di Koko che parla pochissimo, mentre la sua sofferenza è palpabile (merito anche dell’ottima recitazione di Ognyan Pavlov), intanto che ascolta indifeso gli aneddoti degli altri in onore del padre.
Ecco che la (troppa) verbosità di uno script spesso incapace di far respirare le immagini incarna pregi e difetti di Windless. Tracciare un faticoso reticolo di racconti fatti di verità oblique, entrambe giuste, entrambe genuine: il brav’uomo e bravo padre che “bacia i figli solo di notte quando dormono” e il giorno li tempra alla vita con la sua durezza, la stessa che forse ha ricevuto nelle vesti di figlio.
Ossa al vento
Così Windless è un film vivissimo che guarda agli umori funerei di una cittadina bulgara votata all’astrazione del luogo. Potrebbe essere un qualsiasi scampolo di terra nell’est Europa, brulla ex città mineraria con l’appartamento di famiglia che presto sarà demolito insieme a molte altre abitazioni e al cimitero per far posto a un casinò, un complesso termale e un campo da golf.
“Non posso credere che mettiate le ossa dei defunti dentro alle buste di plastica come se fossero spazzatura” si lamenta Koko, davanti a un cimitero che sta per essere cancellato, con la rabbia di chi chiede dignità almeno per i morti. Perché il Windless di Vesnakov è un film intimo, dalla fotografia calda e misurata, che tratteggia tante piccole verità cercando qualcosa di più grande, più umano oltre la semplice risposta ai tormenti di Koko sul mistero di chi fosse davvero suo padre.