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Alice nella città

‘Io che non vivo’: i ricordi che sfuggono

Cristina Puccinelli trasforma il dramma dell'Alzheimer in un racconto di formazione tardivo presentato ad Alice nella città.

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io che non vivo

Cristina Puccinelli si fa notare ad Alice nella Città 2025 con un lavoro di rara sensibilità: Io che non vivo.

Il corto affronta un tema universale, la perdita di memoria, con uno sguardo intensamente personale, trasformando il dramma dell’Alzheimer in un capolavoro emotivo di sopravvivenza. Un’opera che, pur nella sua brevità, lascia un segno indelebile.

Io che non vivo: a braccetto con la perdita

Viviana ha quarant’anni. È un’attrice, ma la sua vita sembra essersi sfilacciata. Il palco non le restituisce più la magia di un tempo. Gli amori, invece, le scivolano addosso e rimangono delle comparse.

L’unica ancora emotiva rimasta è la madre: una donna forte, ironica e vitale, la cui lucidità viene ora erosa inesorabilmente dall’Alzheimer.

Ed è qui che inizia il paradosso crudele: mentre la malattia cancella la memoria della madre, Viviana si ritrova faccia a faccia con la propria. Ogni ricordo che scompare costringe l’attrice a guardarsi nello specchio della solitudine. Riuscirà a ricostruire sé stessa, proprio mentre l’unica persona che la ama la sta dimenticando per sempre?

io che non vivo

Io non vivo

I volti del cortometraggio

Nel ruolo della protagonista troviamo Cristina Puccinelli, anche regista e autrice del corto, che interpreta Viviana. Accanto a lei Betty Pedrazzi dà volto alla madre malata di Alzheimer. Carlo De Ruggieri veste i panni dell’analista, mentre Laura Giannatiempo completa il cast interpretando la sceneggiatrice che lavora con la protagonista.

Io che non vivo: il coming of age adulto

“La malattia è volutamente vista come un punto di svolta, di non ritorno, che induce il personaggio a cambiare”

Il cortometraggio di Cristina Puccinelli ci consegna un racconto di formazione tardivo: un coming of age adulto che non si consuma nell’affermazione del sé, ma nel suo azzeramento. Viviana, quarantenne alla deriva tra ambizioni mancate e legami in dissolvenza, è costretta a misurarsi con il Reale: l’Alzheimer della madre. La malattia, agendo come un destino ineludibile, svuota la memoria di chi amava. Eppure questo vuoto si rivela la condizione necessaria per la sua soggettivazione. Viviana scopre che il vero atto d’amore e la vera maturità non risiedono nella conquista dell’indipendenza, ma nell’accoglienza del limite. È nella cura di ciò che sfugge, nell’obbligo di restare accanto all’altro quando “non c’è nulla da salvare”, che si compie la sua nuova identità. La sua formazione non è una semplice crescita, ma una trasformazione che riscrive il senso della responsabilità, facendo del dolore la genesi di una nuova, autentica presenza al mondo.

La fuga onirica: il teatro come catalizzatore del dolore

A livello stilistico, il corto si distingue per l’uso calibrato degli elementi onirici e della creatività. La professione di Viviana come attrice non è un dettaglio, ma la chiave per comprendere il suo meccanismo di difesa: il teatro e la fantasia diventano luoghi in cui la protagonista può elaborare il dolore inondante che la realtà le impone. La propria perdita e il timore di essere dimenticata.

La regista ha fuso intenzionalmente i piani e si dimostra in grado di rendere sottile e permeabile il confine tra vero e non vero, surreale e reale. Non si tratta solo di espedienti stilistici, ma di una rappresentazione fedele dello stato mentale in crisi della protagonista. Creatività e fantasia operano come un ponte, un alleato necessario per affrontare il quotidiano: offrono una visione a trecentosessanta gradi della storia e, in ultima analisi, aiutano Viviana a non soccombere al peso della perdita e alla paura di essere dimenticata.

Io che non vivo: produzione e distribuzione

La produzione è curata da Fabrizio Larini per Cinema.T.S., con la produzione esecutiva di Valeria Correale.

Sul fronte creativo, il film si avvale della collaborazione con professionisti del settore: la fotografia è di Michele D’Attanasio, le musiche originali di Federico De Robertis, il montaggio è affidato a Paola Freddi e Antonio Cellini, i costumi a Patrizia Chericoni e Maria Vittoria Castegnaro, la scenografia a Laura Vannoli, e come aiuto regia Andrea Pagani.

Io non vivo, la lucida e commovente testimonianza di come l’amore trovi la sua verità più radicale proprio nel limite della perdita.

Io che non vivo: il trailer

Io non vivo

  • Anno: 2025
  • Durata: 19'
  • Genere: Dramma
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Cristina Puccinelli