Connect with us

Interviews

Intervista a Lamberto Bava – “I veri demoni? sono quelli reali”

Abbiamo intervistato il maestro del genere horror italiano, Lamberto Bava, figlio del grande Mario Bava, e regista di capolavori splatter come ‘Demoni’ e ‘Demoni 2’. Al Lucca Film Festival ci parla di sogni, ricordi d’infanzia, riflessioni sul nostro presente e sul futuro del cinema

Pubblicato

il

Chi non conosce Lamberto Bava e si imbatte nel suo Demoni (1985) potrebbe farsi un’idea errata del suo creatore. Il regista che ha irradiato la faccia della luna del genere horror ha una personalità molto diversa da ciò che si pensi.

Lamberto Bava ha un animo delicato e sensibile, uno squisito sarcasmo romano e tanta voglia di conoscere, imparare, ascoltare gli altri. Il noto regista non ama darsi delle arie, sposta l’accento su colleghi e amici di lunga data, anche quando dovrebbe parlare di sé.  Lo abbiamo intervistato al Lucca Film Festival, il giorno prima della proiezione in 4k del suo Demoni, che compie ben quarant’anni!

Lamberto Bava Demoni

I diavoli tra le raffigurazioni sacre di Complesso San Micheletto

Com’è stata la sua esperienza a Lucca e cosa si porterà di questo festival?

In realtà sono già stato a Lucca, un anno fa, al Lucca Comics, in occasione dell’anniversario di Fantaghirò. Conosco bene le villette lucchesi e questi luoghi, ci ho girato anche un film. Oggi fa strano parlare di horror qui dentro… potrebbe uscire qualcuno dai quadri che ci strozza.

Oggi lei ci presenta il suo nuovo romanzo: Demoni 3. Com’è stato rimmergersi in questo mondo?

Da un certo punto di vista  non ci sono mai potuto uscire. Se di un film se ne parla anche dopo quarant’anni – dalla generazione VHS, a quella dei DVD e infine a quella DVD 4K – significa che ci sono cose di questo mondo che rimangono. Demoni 3 sarebbe dovuto essere La Chiesa di Michele Soavi – che ho scritto anche io, anche se non sembra – e i demoni c’erano ma non c’erano. Una decina d’anni fa scrissi le prime dieci pagine di questo romanzo, per il cinema, ma sapevo fosse difficile. I demoni nel primo uscivano dal cinema, nel secondo uscivano dalla televisione, ora forse da cosa potrebbero sbucar fuori? Dal metaverso, dai videogiochi. Però non si pensi che io sia mummificato a Demoni!

 

Lamberto Bava

Demoni: un fortunato ‘incidente’

Ha raccontato di aver preso ispirazione dal romanzo Demoni di Dostoijesky per il titolo del suo film. Com’è avvenuto questo incontro tra letteratura e cinema?

Sì, si tratta tuttavia di una causale. Ricordo che Dario (Argento, ndr) incalzava sulla ricerca di un titolo. Io ero in casa, con la libreria di mio padre alle mie spalle. Giravo attorno alla scrivania come lo zio Paperone, e pensavo; sono inciampato e sono finito sui libri preferiti di mio padre: letteratura russa – Tolstoj, Dostoevskij…- tutti libri rilegati in marocchino verde. Uno era in marocchino rosso. Sarà stata mezzanotte, ho chiamato Dario, uno che o ti risponde subito o non ti risponde affatto. Ho sparato: ‘Demoni!’. Tre, quattro secondi di silenzio… e sento urlare dall’altra parte della cornetta.

 

demoni

L’impatto sull’immaginario

Parlando della sua lunga esperienza nella produzione e nella regia televisiva. Sembra che oggi la gerarchia tra televisione e cinema sia cambiata? Come ripensa questo rapporto?

Questa è una bella domanda, non saprei. Potrebbe essere uno spunto per il mio prossimo libro. Fantaghirò per la televisione mi ha dato tanta soddisfazione. Ricordo che andavo a prendere mio figlio all’asilo. Due bambini con il grembiule a quadretti mi riconobbero e  mi dissero: ‘quando ce ne fai un altro?’, mi ha fatto pensare. I giovani non vanno più al cinema per lo spettacolo, e la televisione è seguita da persone per lo più sopra i quarant’anni. Ormai il web ha preso la scena. Ricordo che al Romics, a Roma, molte persone si truccavano per l’evento, mi sono fermato chiedendo loro una foto. E nessuno mi ha mai detto di no: il web ha plasmato la gente e ha fatto parlare tutti di tutto. Forse, per me, sarebbe sempre sempre stato meglio leggere un bel libro o andare al cinema.

Negli ultimi mesi sono usciti in sala molti film horror sulle maledizioni. Tutte storia di lutti, ripartenze e case infestate. Il paranormale prende il sopravvento con demoni evanescenti e impalpabili. Come si spiega questo slittamento dal demone orripilante e splatter ad una forma di male oscuro e senza volto?

Bhè, devo dire innanzitutto che i demoni oggi sono quelli reali. E dico anche dove: a Gaza. A confronto i miei demoni fanno ridere. Lo dico perché queste sono cose che fanno male. Poi nel cinema le evoluzioni sono positive. Come nelle epidemie: chi rimane è più fortificato. Ciò non toglie che io sia affezionato a quel mondo, quello fumettistico. Mio padre comprava molti libri e fumetti in edicola, leggeva di tutto. Tutto è letteratura, tutto è interesse.  Avendo qualche problema di vista, leggere poco è una cosa molto faticosa per me.

 

Lamberto Bava

Uno sguardo al futuro

 Se dovesse dare un consiglio, uno su tutti, a un giovane regista di oggi, quale sarebbe?

La grinta. Se hai voglia e pensi che quello sia il tuo futuro, insisti. Insistere, insistere. Ma non credo abbiano bisogno di un mio consiglio.

Crede nell’immortalità di un film? E se sì, cosa lo rende immortale?

Questa è pura filosofia. È vero, ci sono film immortali e film che restano perché meritano. Ci sono stati anche film bellissimi ma che oggi non vengono più capiti, perché magari è cambiato il modo di pensare. Io credo che ognuno ha i suoi. Per fortuna siamo tutti diversi…

Lo salutiamo con tanta ammirazione e un pizzico di nostalgia. Abbiamo avuto l’onore di ascoltare il suo prezioso vissuto, intriso di cinema e di libri ma soprattutto ci portiamo dietro l’impressione forte di averlo sempre conosciuto. Per la sua spontanea cordialità, e per le immagini indelebili del suo cinema, da brividi.