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In Sala

‘Him’, lo sport come perdita d’identità e annullamento dell’individuo

Il nuovo horror prodotto dal maestro Jordan Peele con Marlon Wayans e Tyriq Withers. Nelle sale italiane con Universal Pictures dal 2 ottobre

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Dal produttore Jordan Peele arriva in Italia Him (qui il trailer), l’opera seconda di Justin Tipping, una storia di redenzione e fanatismo, iperbolica ma misurata e narrativamente più interessante di quanto apparisse dalle prime recensioni che non lasciavano ben presagire. Dopo la visione, si comprende pienamente il motivo delle critiche. Ma emergono anche spunti capaci di sorprendere e, a tratti, convincere.

A causa di un inaspettato trauma cranico, la giovane promessa sportiva Cameron Cade viene invitato dal suo idolo Isaiah White, leggenda ormai ritiratasi, in un centro isolato nel deserto per un allenamento speciale, che si trasforma ben presto in una permanenza sempre più insolita e inquietante.

Him: chi non osa non vincerà mai

Già dalle sue premesse, la direzione del secondo lungometraggio di Justin Tipping si delinea con una certa evidenza, senza tuttavia aprire a una narrazione davvero inedita.
L’arrivo del giovane quarterback nella villa del suo mentore assume fin da subito un carattere perturbante: lo spettatore è immerso in ambienti dai tratti insoliti, tra arredi eccentrici, musiche inquietanti e oggetti bizzarri appesi alle pareti. È evidente che la tranquillità di Cameron, e con essa il suo senso di familiarità, inizia progressivamente a sgretolarsi.
Questo ritiro si configura come l’allegoria di un sistema più ampio e profondo. Una riflessione sul corpus sportivo in cui la tensione verso la prestazione finisce per annullare l’identità e l’umanità dell’individuo.
In questo contesto, il trauma cranico del protagonista diventa metafora di un distacco e di una dissociazione dalla realtà, con un corpo che avrebbe necessità di riposo e cura ma che, al contrario, viene spinto a un consumo sempre più esasperato.

Più che un horror in senso stretto, Him si configura come una discesa in un abisso mentale, inscritto in una cornice in cui lo sport – dalla musica e dai dialoghi fino a una dimensione quasi devozionale – permea ogni frammento della messa in scena.
Il baratro in cui il protagonista scivola lentamente, la voragine sportiva segnata da spersonalizzazione, omologazione e alienazione, sembra annullare tutte le emozioni che dovrebbero caratterizzare l’esperienza sportiva. Il gioco, tanto evocato, smette di essere tale e si trasforma in un assoluto: terreno di battaglia e di coraggio.
Il regista si spinge nella sperimentazione con un’opera visivamente suggestiva e multisensoriale, che – in linea con la sua stessa tematica – afferma come chi osa andare oltre sia già, in qualche modo, vincitore.

Universal Pictures Italia

Dio, famiglia e football: il sogno e la gabbia

All’improvviso e senza esitazioni, siamo davvero pronti a sacrificarci per ciò che amiamo? La triade di valori, e di vita, evocata dal film è davvero così autentica come appare, oppure è una maschera autoreferenziale che rimanda unicamente alla matrice sportiva?
Il football emerge come un universo che consuma i suoi adepti dall’interno, sottomessi a un Dio che indica loro cosa fare e come farlo. Marlon Wayans interpreta l’atleta che ha lasciato il campo, ma che è costretto a convivere con l’ombra di ciò che è stato e di ciò che ha compiuto: una sottile competizione e un’invidia latente che incrinano quel legame di fratellanza e famiglia tanto sacro nello sport.

Him è un film sulla religione e sul confronto. Le generazioni precedenti, costrette a fare i conti con il tempo che avanza, devono accettare che i loro traguardi sono destinati a essere superati e consegnati agli eredi.
I personaggi si muovono sospesi tra fantasia e realtà. Non è chiaro cosa sia autentico e cosa appartenga a visioni o sogni, ma il protagonista sembra l’unico a conservare quel lato umano che lo sport cerca incessantemente di cancellare.
Dubbi, timori e incertezze lo delineano come un eroe greco, perfetto proprio nella sua imperfezione, vittima di una scalata e di una competizione che mai avrebbe immaginato, forse perché è l’unico capace di distinguere la dimensione umana da quella puramente performativa dello sport.

La pellicola – intrisa di simbolismi, rimandi e allusioni – è un’opera colorata e aperta all’imprevisto.
Un racconto che non cerca certezze né risposte, ma si nutre della sua imperfezione e dell’imprevedibilità narrativa, trovando in esse la forza di un linguaggio personale e destinato a imprimersi come segno riconoscibile.

Him è distribuito da Universal Pictures.

 

Him

  • Anno: 2025
  • Durata: 96'
  • Distribuzione: Universal Pictures
  • Genere: Horror
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Justin Tipping
  • Data di uscita: 02-October-2025