Alla Biennale di Venezia 2025 sezione Venezia Spotlight, una divertente commedia diretta da Daniel Hendler e prodotto da Cordòn Film, Wanka Cine e Nephilim Producciones. Nel cast Sergio Prina, Pilar Gamboa, Alberto Wolf. Il film proseguirà anche al prossimo SSIFF San Sebastian International Film Festival.
La storia
Non sappiamo perché, ma Santiago (Sergio Prina), un poliziotto argentino, scappa inseguito da suoi colleghi e attraversa il confine argentino verso l’Uruguay. Non ha niente con sé se non il peso della divisa che porta. Dovrà essere autorevole e gentile per farsi aiutare nella fuga in un paese straniero e lo farà incontrando una rassegna di personaggi singolari e senza pregiudizi.
Al confine tra i paesi, ai confini dei generi
Un cabo suelto, una questione in sospeso, è il motivo per cui Santiago scappa. Non è importante sapere quello che Santiago si porta dentro; quello che conta nel film sono le avventure in cui si trascina e le relazioni che intesse con tutti coloro che incontra: Rocio (Pilar Gamboa), una stralunata cassiera di un duty free di frontiera, un venditore di formaggio fricchettone (Alberto Wolf) con un piccolo negozio di strada, un avvocato sempre alla ricerca di prelibatezze da mangiare, un clochard che vive in un autobus abbandonato. Di contro ci sono due ex colleghi poliziotti che promettono più violenza di quanta obiettivamente si possa immaginare siano capaci.
Siamo al confine tra Argentina e Uruguay, due paesi culturalmente non troppo distanti ma pur sempre diversi. E la linea della frontiera ben rappresenta la linea che il personaggio si pone di attraversare per crearsi una nuova identità e un nuovo futuro.
“Creo que es una figura de frontera.”
ha detto il regista a margine della presentazione del film parlando del suo protagonista e sottolineando quanto sia importante la dimensione geografica in questo movimento.
Ma il film è anche e soprattutto un continuo attraversamento del confine tra i generi cinematografici: siamo immersi in un road movie con inseguimenti ora in auto ora a piedi. Si entra nel thriller poliziesco. Si ha l’impressione del regolamento dei conti stile western. E infine si vive una delicatissima e divertente commedia romantica al suo interno. A proposito di questa ibridazione narrativa, il regista ha confermato di non aver mai veramente voluto scegliere un genere specifico, ha piuttosto lasciato che fosse il suo personaggio a trasportarlo perché era lui che evolveva nel film attraverso l’evoluzione dei generi.
Il realismo selettivo del protagonista

Santiago è poco appariscente, non si nota, per di più parla poco e quindi si mimetizza facilmente. Nonostante ciò, Santiago comunica tantissimo con la fisicità e la sensibilità con cui si approccia alle persone. Ha la divisa da poliziotto, e questo indirizza le reazioni dei suoi interlocutori in un determinato sentiero. Ma la divisa è una metafora perché via via che nel corso del film si sveste. La sua nuova identità inizia a prendere forma: prima il cappello, poi la camicia, infine i pantaloni con la giacca.
A ogni passo della fuga, a ogni incontro, il regista ha dovuto scegliere per Santiago una reazione e una situazione diversa. Quando si va verso l’ignoto non tutte le strade sono necessariamente e completamente giuste o sbagliate. Il regista ha adottato così lo schema di quello che lui stesso definisce “realismo selettivo”. Cioè, tra tutte le soluzioni verosimili e le reazioni possibili che una situazione può offrire, scelgo quella più assurda.
La leggerezza che apre le porte

In questo percorso narrativo, fatto di accumuli, è stata fondamentale la qualità degli attori e la fluidità della sceneggiatura. Il formaggiaio fricchettone Alberto Wolf, che tra l’altro non è un attore ma un famoso cantante uruguaiano, vive di per sé staccato dalle convenzioni sociali, e per questo non si stupisce di nessun incontro. La cassiera Rocio mostra di essere alla ricerca di qualcuno da tempo ma aspetta che sia la realtà a travolgerla. Per ora coltiva dignitosamente la propria solitudine senza malizia e doppi fini. L’avvocato tassista nella sua carriera ne ha viste sicuramente tante di situazioni oltre i limiti e sa quindi che la legalità pura e semplice è un filtro troppo opaco per filtrare la realtà. Infine il poliziotto in fuga Santiago (Sergio Prina), il suo interagire comunica fiducia immediata: si capisce sempre che in lui non può esserci cattiveria. È un fuggiasco ma cura ogni piccolo particolare, cura il suo aspetto, cura gli oggetti che incontra e che utilizza, e soprattutto cura le relazioni. La tenerezza che lo distingue gli torna indietro ripagata. È un personaggio che cerca una seconda possibilità e lo fa nel modo più delicato ed efficace possibile.
Non c’è psicologia, non si penetra nel passato dei protagonisti ma si procede come se ogni giorno fosse un giorno nuovo. E in questo incedere fluido e divertente sta la principale qualità di Un cabo suelto.