David Cronenberg realizza Brood – La covata malefica nel 1979, dopo aver già realizzato altri sette lungometraggi. Anche in questo caso, come avvenuto per alcuni suoi precedenti film, Cronenberg si affida al genere horror per esplicitare il proprio pensiero. Lo utilizza, in particolare, per indagare sulla stretta correlazione esistente fra disagio psicologico e alterazioni e malesseri del corpo.
Il film è, ora, in cartellone sulla piattaforma Mubi.
Psicoplasmia
Il protagonista è Frank Carveth (Art Hindle) padre della piccola Candice (Cindy Hinds) e marito di Nola (Samantha Eggar), una donna affetta da turbe ossessive ricoverata presso il centro di ricerche Somafree, gestito dal dottor Hal Raglan (Oliver Reed), uno psicoterapeuta che sperimenta sui suoi pazienti – che somatizzano le sofferenze psichiche attraverso vistose eruzioni cutanee o deformazioni corporee – le sue inquietanti teorie raccolte sotto il termine di “psicoplasmia”.
In particolare Nola, paziente prediletta di Raglan, è tormentata dal sentimento di amore/odio maturato nei confronti delle persone a lei più care, quali gli anziani genitori e il marito Frank il quale, convinto che il dottor Raglan non sia altro che un pericoloso ciarlatano, è determinato a bloccarne le attività e a impedire che la piccola Candice continui a frequentare il centro in cui si reca, un giorno alla settimana, per far visita alla madre ricoverata.
Nel frattempo una serie di efferati assassinii vengono compiuti da strani mostriciattoli. A farne le spese, nel corpo ma, soprattutto nella psiche sarà la piccola Candice, coinvolta, suo malgrado, in questo turbine di violenza e di follia.
Un film personale
Per comprendere appieno il senso di Brood – La covata malefica è doveroso collocarne temporalmente la realizzazione, in un momento particolarmente travagliato della vita affettiva di Cronenberg. Infatti, il regista canadese in quel periodo stava separandosi dalla moglie Margaret Hindson e aveva avviato una causa legale per ottenere l’affidamento della figlia Cassandra, di sette anni.
Cronenberg riversa quindi in Brood tutto il proprio malessere e la rabbia derivante dalla separazione, dipingendo il personaggio di Nola a immagine e somiglianza della moglie Margaret, vista come un essere mostruoso e ossessionato. Al contrario Candice, della stessa età di Cassandra, viene percepita come una figura angelica, sofferente e traumatizzata a causa dei comportamenti materni e della tensione fra i genitori.
L’evidenza del legame inscindibile fra corpo e psiche
Cronenberg realizza il film adottando linguaggi già utilizzati in precedenza e perfezionati e portati all’estremo in molte sue successive opere. In particolare il body-horror, con il quale obbliga lo spettatore a confrontarsi con la costante mutazione dei corpi e con una sessualità ormai slegata completamente dalla funzione riproduttiva che, di conseguenza, porta alla perdita da parte dell’uomo della propria natura e, quindi, della propria identità.
In Brood – La covata malefica esiste un intreccio profondo fra elemento fisico ed elemento psicologico. Lo stesso termine di “psicoplasmia”, inventato da Cronenberg per indicare le sperimentazioni del dottor Raglan, ne è la prova: indurre nel paziente pensieri ed emozioni talmente forti da provocare alterazioni corporali e vere e proprie mutazioni attraverso la plasmazione degli stati d’animo, delle emozioni, del pensiero. Nola, indotta da Raglan a elaborare il proprio passato sviscerando i propri traumi infantili, nonché i sentimenti contrastanti nei confronti dei vecchi genitori e del marito, sviluppa moti di rabbia cieca mista a sensi di colpa, che porteranno a situazioni incontrollabili e devastanti che coinvolgeranno la figlioletta Candice, traumatizzata testimone di tanta violenza.
A oltre quarant’anni di distanza il film di Cronenberg è uno di quelle opere che resistono a meraviglia allo scorrere del tempo. Ancora oggi è in grado di mantenere viva l’attenzione e la suspense, alternando abilmente momenti di relativa calma a improvvisi sussulti orrorifici. La solida sceneggiatura dello stesso Cronenberg è sapientemente sostenuta dalla colonna sonora di Howard Shore, decisamente all’altezza di quanto realizzato dal grande maestro canadese.