Nella sua stagione finale, il serial killer si rivela al pubblico per quello che è, riaffermando la potenza della realtà sulla pratica teatrale, e snaturando la serie del suo impianto comico
Torna con l’ultima stagione in esclusiva su Sky Atlantic il dramedy HBOBarry 4. Creata da Alec Berg e dal comico Bill Harder, qui anche in veste di assoluto protagonista, la serie è prodotta da Hanarply e HBO Entertainment, mentre alla regia troviamo lo stesso Harder. Nel cast ritornano: lo storico Fonzie di Happy Days, Henry Winkler, Sarah Goldberg, Anthony Carrigan, recentemente visto nel Superman di James Gunn, e Stephen Root.
Il TRAILER – Barry 4
Sinossi – Barry 4
Dopo essere stato incastrato dal suo mentore e professore di teatro Gene Cousineau (Henry Winkler), Barry (Bill Harder) in carcere deve fare i conti con le conseguenze delle sue azioni, e con le inevitabili ripercussioni sulla sua relazione con Sally (Sarah Goldberg).
La fine della finzione – Barry 4
Barry si è sempre innegabilmente posto il problema dell’attuazione del tragico e del comico che in Barry 4 viene risolto ponendo una conclusione nella crisi identitaria dell’ex marine dai due volti: lo spietato mercenario e il creativo del palcoscenico. Per tre stagioni, fin quando l’alterego di Harder si reca casualmente nell’ambita scuola di recitazione di Cousineau, la serie mette in moto una riflessione teatrale interiore trasportata sul palcoscenico.
In questo flusso di coscienza quasi shakespeariano, Barry ha sempre trovato nella pratica teatrale, nel testo e nel confronto con gli altri “attori” , il transfert personale tra il proprio “io” celato e la redenzione della propria esistenza. Il dramedy ha sempre avuto il suo tratto originale nella curiosità, per lo spettatore, di mettere al centro un sanguinario killer col suo amore per il teatro, creando una doppia vita e identità; fuggire dal suo committente Fuches, e proteggere la sua nuova vita con la fidanzata Sally e il mentore interpretato da Winkler.
La commedia che diventa tragedia greca
Proprio Barry che, come si vede in attenti flashback della quarta stagione, un vero padre non lo ha mai avuto, figura sostituita fin da subito dal ruolo dell’amico-genitore rappresentato dal personaggio di Root. Nella serie, a ben vedere, emerge la difficoltà di Barry di ragionare per conto proprio, facendosi da una parte direzionare dall’amore per il teatro e dall’altra dai vari mentori delle due vite al centro della pulp comedy. Nei primi episodi della quarta stagione, però, si avverte un’anomalia per la struttura della serie.
Barry ha sempre ragionato in termini tragici e comici, grotteschi e sanguinari, grazie anche ad archi laterali e caratterizzazioni colorite come il criminale ceceno Hank. La fortuna della serie, oltre alle battute taglienti e agli imprevedibili plot twist, fin dai suoi esordi è costituita da due realtà, una tragica e vera del serial killer, e un’altra costruita da Barry che vuole mantenere la sua carriera di attore e la storia d’amore felice con la sua Sally.
In Barry 4, inevitabilmente, con lo svelamento del suo essere un sicario bugiardo, Harder, pur mantenendo un suo stile farsesco, rifugge nella sindrome delle serie antologiche sui serial killer, alzando il dramma e abbassando il comico. Lo si vede nel primo episodio di Barry 4, col protagonista ripreso di spalle mentre al telefono, dal carcere, con voce ferma e intensa, parla col suo ex mentore teatrale.
E ancora negli spezzoni dei vari personaggi con protagonista Sally : i dialoghi da sitcom cedono il passo a constatazioni e sfoghi sulla nuova situazione che Barry ha creato. La fine della finzione, potremmo dire, combacia con il riinizio della vera realtà interrotta per tre stagioni dal teatro barryano.
Il pulp drama e l’Amleto contemporaneo
Se nel primo episodio Barry 4 impone la drammaticizzazione della commedia favorendo il declino finale del suo personaggio, nel secondo episodio la serie ritorna nei suoi ruoli comici attraverso il personaggio di Hank che, grazie al suo socio boliviano e un improbabile business della sabbia, attribuisce ruoli surreali al tono dello show. Ma il nocciolo del plot iniziale dei due episodi, le conseguenze della verità svelata, è sempre al centro di questo ritorno.
Come dirà Cousineau in un fitto confronto con Sally nel ricercare le colpe e le giustificazioni di un mostro che forse poteva essere previsto e fermato, Barry, in questi anni e stagioni, si è inserito in una finzione della sua mente in cui ciò che gravitava attorno a lui erano attori che credeva fossero persone reali.
L’eroe complesso di Bill Harder
Senza alcuna distinzione tra palco e realtà, verità e messa in scena. Infine in un ulteriore colloquio in carcere con Sally, Barry è convinto di come le sue menzogne non fossero, e non siano, altro che verità da nascondere ed estinguere alle persone, come Sally e Cousineau, a cui tiene e vuole proteggere.
È un Amleto contemporaneo Barry, e lo si vede nei frammenti onirici del suo passato che come apparizioni condizionano la sua fragile mente, sottoposta a pesanti sensi di colpa. Proprio come la maschera di William Shakespeare l’alterego di Harder è dilaniato da un conflitto insanabile tra bene e male che cerca di aggirare o estinguere attraverso l’arte del teatro, quel palco che è una protezione dalla sua natura, dal suo passato, dalla sua storia da cui cerca disperatamente di scappare.
In Barry 4 non mancano importanti cliffhangers che renderanno, probabilmente, nel corso della narrazione, imprevedibili i generi e le situazioni all’interno della serie Sky Atlantic. E ora che le vicende del pentito serial killer sono state svuotate dell’impianto meta-teatrale, con la finzione destituita della sua efficacia, Harder/Barry, e la serie con lui, dovranno spostarsi nel luogo della vita reale per dare conclusione ad una delle migliori sperimentazioni comiche seriali degli ultimi anni. In un finale di serie dove le maschere non ci sono più e l’unico palcoscenico che dovrà contare sarà quello senza copioni o canovacci.