“A Palmi, ogni quattro anni e ormai da alcuni secoli, in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna della Sacra Lettera, un giostra umana alta circa 16 metri attraversa il centro cittadino, trasportata da 200 uomini e adornata con “apostoli”, sacerdoti, bambini-angioletto e una piccola prescelta posta in cima alla struttura a rappresentar l’assunzione in cielo della Madonna stessa.”
A Palmi, ogni quattro anni e ormai da alcuni secoli, in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna della Sacra Lettera, un giostra umana alta circa 16 metri attraversa il centro cittadino, trasportata da 200 uomini e adornata con “apostoli”, sacerdoti, bambini-angioletto e una piccola prescelta posta in cima alla struttura a rappresentar l’assunzione in cielo della Madonna stessa.
Stella di Tocco, attenta alle dinamiche della preadolescenza già in precedenti lavori, nel torrido agosto calabrese si è avvicinata a questo mondo con sguardo esterno, seguendo passo per passo il concorso che porta all’elezione dell’animella (la bambina-madonna), tentando di penetrar un muro di pudore e indagare le motivazioni di una scelta a cui vanno incontro bambine che, costrette a rispondere a certe caratteristiche fisiche per partecipare all’evento, per la prima volta si dovevano confrontare con la propria immagine e con il proprio ruolo all’interno dello scenario sociale d’appartenenza.
Con un obiettivo che spesso indugia a lungo e a pochi centimetri dal volto delle piccole partecipanti, “pedinate” tra cerimonie ufficiali e contesto familiare, e colte nella difficoltà del dover osservarsi e descriversi, il documentario diventa progressivamente un’indagine per immagini su come – e qui cito le parole della stessa regista – un rito così antico possa sopravvivere all’interno della società dello spettacolo, in un mondo in cui la modernità ha portato a catastrofi terribili, in una terra in cui il passaggio dal mondo contadino alle vertigini attuali non è stato per nulla graduale..
Se infatti un tempo “la pietà popolare” portava a scegliere nel concorso la bambina più povera (più pura) a cui veniva offerta una dote, nel corso degli anni a questa si è sostituta la bambina più bella e la cui famiglia ha dei rapporti sociali “importanti” (la si vota comprando dei biglietti).
Tra celebrazione sacra e rito pagano, tra folklore e occasione per ri-creare quelle forme di collettività ammazzate dagli schermi tv, tra giochi di potere e corsa all’illusione di un successo facile, l’evento della Varia di cui qui ci si occupa non è che un’ulteriore amara occasione per palesare con evidenza i paradossali contrasti di una regione in cui l’abusivismo e il non finito convivono con lo splendore delle coste e la ricchezza delle storie dei suoi abitanti.