Chiara Sbarigia ha annunciato le sue dimissioni irrevocabili dalla presidenza di Cinecittà, incarico che ricopriva dal 2021. La comunicazione è stata inviata al ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e al Consiglio di Amministrazione della società. La decisione arriva in un momento di intensa attività per il settore audiovisivo italiano e dopo il successo dell’Italian Global Series Festival di Rimini e Riccione. Sbarigia ha spiegato che non è più possibile per lei conciliare tutti gli impegni istituzionali e professionali in corso. La sua uscita segna la fine di una fase importante per Cinecittà e apre a nuovi sviluppi per la governance dell’ente.
Le motivazioni e i progetti futuri
Chiara Sbarigia ha chiarito che la scelta di dimettersi è legata al suo crescente coinvolgimento come presidente dell’Associazione Produttori Audiovisivi (APA) e alla nascita della Fondazione Maximo. Quest’ultima sarà dedicata alla promozione dell’audiovisivo, in collaborazione con Agis, e ha l’obiettivo di creare un festival di settore di rilievo nazionale. L’ex presidente ha ringraziato pubblicamente tutti i ministri con cui ha collaborato, da Franceschini a Giorgetti, Sangiuliano, Giuli e Franco, oltre alla sottosegretaria Lucia Borgonzoni. Ha espresso grande apprezzamento per il lavoro svolto insieme al CdA, al team di Cinecittà e all’Archivio Luce, elogiando i progetti realizzati negli ultimi quattro anni.
Il commento del ministro
Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha accolto le dimissioni ringraziando Chiara Sbarigia per il suo contributo al rilancio di Cinecittà. Il ministro ha elogiato il lavoro svolto da Sbarigia durante la sua presidenza e ha spiegato che lei ha scelto di dimettersi per concentrarsi su nuovi impegni professionali. Ha inoltre invitato a non dare seguito a ricostruzioni tendenziose o strumentali, dichiarando che ogni diversa interpretazione non corrisponde alla realtà dei fatti. Il ministero ha così confermato il pieno rispetto per la decisione dell’ex presidente e per il ruolo che ha avuto nel rafforzare l’industria audiovisiva italiana.