Il genere distopico ha sempre rappresentato uno specchio delle nostre peggiori paure: la tecnologia impazzita, i governi impazziti, la società svuotata dall’interno. Dagli adattamenti letterari alle agghiaccianti visioni originali, questi film distopici non si limitano a intrattenere, ma inquietano, mettono in guardia e indugiano.
Ecco cinque dei più grandi film distopici mai portati sullo schermo: cinque futuri che pregheresti non si avverino mai.
1. Snowpiercer – La guerra di classe sui binari
Snowpiercer (2013) di Bong Joon-ho cattura gli ultimi sopravvissuti a una catastrofe climatica e li intrappola su un treno senza sosta che gira intorno a una Terra ghiacciata. Ma non si tratta solo di un emozionante viaggio fantascientifico: è una brutale metafora della lotta di classe.
Chris Evans guida una rivolta disperata dai bassifondi della sezione di coda al fronte decadente, rivelando livelli grotteschi di disuguaglianza, sacrifici umani e illusione. Ogni scompartimento è un nuovo livello di orrore. E nel classico stile di Bong, l’assurdo si trasforma in terrificante. Uno dei film distopici che si muove velocemente e colpisce nel profondo.

2. I Figli degli Uomini (Children of Men) – Speranza in un mondo arido
Il capolavoro di Alfonso Cuarón del 2006 è un urlo silenzioso. In un mondo in cui gli esseri umani non possono più riprodursi, la società è sprofondata nell’autoritarismo e nella disperazione. Entra in scena Theo (Clive Owen), un eroe riluttante incaricato di proteggere un miracolo: la prima donna incinta in 18 anni.
Girato con un realismo sbalorditivo e lunghe sequenze che sembrano riprese documentarie da un incubo, I Figli degli Uomini cattura un mondo senza futuro e poi osa chiedersi: e se la speranza contasse ancora?

3. Arancia Meccanica – Violenza, Controllo e Beethoven
Il controverso film di Stanley Kubrick del 1971 è ancora uno schiaffo in faccia. In una Gran Bretagna devastata, governata dalla violenza giovanile e dalla crudeltà dello stato, Alex (Malcolm McDowell) commette atti di estrema violenza con un fascino inquietante, finché il governo non cerca di “aggiustarlo” con la tortura psicologica.
La visione di Kubrick è da incubo e da opera lirica, i suoi interrogativi morali sono più attuali che mai: vale la pena preservare il libero arbitrio se le persone scelgono il male? O l’eliminazione della scelta ci rende qualcosa di meno che umano? La distopia come enigma morale e come provocazione cinematografica.

4. V per Vendetta – Una rivoluzione in maschera
Adattato dalla graphic novel seminale di Alan Moore, V per Vendetta (2005) offre stile e sostanza. In una Gran Bretagna del futuro governata da un regime fascista, un vigilante mascherato di nome V combatte l’oppressione con un tocco shakespeariano e l’uso di esplosivi artigianali. Evey, interpretata da Natalie Portman, si evolve da cittadina spaventata a rivoluzionaria intrepida, mentre la voce di Hugo Weaving diventa iconica.
È uno dei film distopici che si interroga su cosa succede quando la paura domina e cosa serve per svegliare le persone. “Le idee sono a prova di proiettile”, afferma V. E a quanto pare, lo è anche questo film.

5. 1984 – Il progetto del Surveillance Horror
Non esiste cinema distopico senza Orwell. L’adattamento di 1984 di Michael Radford, del 1984, è cupo quanto il libro che ha generato mille incubi. John Hurt interpreta Winston Smith, un uomo distrutto intrappolato in un mondo di sorveglianza totale, revisionismo storico e reati di opinione. Richard Burton è agghiacciante nei panni di O’Brien, l’inquisitore del Partito.
Girato con una fotografia cruda e sbiadita e con il testo di Orwell come spina dorsale, il film non sussulta. Semplicemente fissa, senza battere ciglio, l’abisso. Questo è il punto di origine privo di respiro e di speranza della moderna distopia.

Ultimo avvertimento: perché guardiamo la fine
Questi film distopici non sono evasione. Sono chiamate al risveglio, avvertimenti mascherati da intrattenimento. Ognuno di essi mostra un mondo che si è spinto troppo oltre su un sentiero pericoloso, eppure è ancora abbastanza riconoscibile da ferire. Li guardiamo non perché vogliamo vivere nei loro incubi, ma perché ne vediamo già i semi intorno a noi.
La distopia, dopotutto, non inizia con il fuoco e la rovina. Inizia in silenzio, con le cose che lasciamo correre. E il cinema? Ci ricorda cosa succede quando distogliamo lo sguardo.