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ShorTS International Film Festival Maremetraggio

‘Adam’, un bambino, un albero, un mondo ancora da capire

Yara El Haj dirige un film visivamente curato che restituisce al gioco infantile il suo valore formativo

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All’interno del Focus Libano dello ShorTS International Film Festival Maremetraggio 2025, Adam di Yara El Haj si impone come una delle opere più intime e consapevoli della sezione. Sei cortometraggi per raccontare un Paese, ma Adam non cerca di rappresentare nessuno se non se stesso. C’è, in Adam, quel fanciullino di cui parlava Giovanni Pascoli: lo sguardo puro che abita il mondo con stupore, facendo domande che gli adulti hanno smesso di porsi.

Un bambino che gioca a diventare grande

Adam corre, gioca, osserva. Poi si ferma e chiede:

“Perché le persone fumano? Per l’immagine? O perché la loro vita è diventata miserabile?”

Oppure, con disarmante sincerità:

“Continueremo a dire così anche da grandi?”

Non è solo un bambino curioso. È un bambino che, passo dopo passo, costruisce un modo di stare al mondo. Alterna il gioco alla riflessione, l’imitazione all’invenzione. Vuole capire senza avere fretta, esplorare senza giudicare. Come se diventare grandi fosse una forma di performance, ma senza palcoscenico.

L’albero come specchio di crescita

Il cuore simbolico del film è un albero. Adam lo guarda dal basso, come si guarda ciò che non si comprende del tutto ma a cui si affida comunque. Ci appende nastri bianchi, uno dopo l’altro, come se stesse lasciando pensieri in sospeso o raccogliendo saperi altrui. È un gesto rituale, personale, che trasforma lo spazio in una soglia.

Quei nastri ricordano quelli di I Am Not a Witch di Rungano Nyoni, ma qui il sapere non imprigiona. Al contrario, è libertà. La conoscenza non è un peso, è un potere. Un modo per iniziare a conoscere se stessi.

La fotografia come gesto emotivo

Yara El Haj ha condiviso in uno dei suoi post un confronto tra log, rec709 e color finale. Ed è proprio lì che si percepisce tutta la consapevolezza visiva del progetto. Il colore finale vira verso l’ocra e il dorato. I verdi diventano gialli, il cielo si scalda, e il campo prende la forma di un ricordo. È la fotografia a firmare la memoria.

È un mondo senza asfalto, quello di Adam. Solo prati, silenzi, luce naturale. Una composizione che non ha paura della semplicità, e che proprio per questo diventa potenza. Il Libano qui viene rappresentato come un luogo astratto, puro, incontaminato. Come l’infanzia. Come un pensiero prima che venga tradotto in parola.

Crescere è difficile, ma non è una corsa

“Alla fine di quest’età, niente diventa più facile”

dice Adam. Lo dice spostandosi da un sasso all’altro, imitando dialoghi adulti, interpretando un confronto fra due parti. La regia lo segue senza interromperlo, quasi con pudore. Il montaggio lo lascia parlare. È un monologo interiore che prende forma nel corpo, negli occhi, nei passaggi di ruolo.

Chi siamo quando cresciamo? Quanto perdiamo? Quanto inventiamo? Adam ha tante domande, ma non cerca risposte immediate. Sta imparando che crescere significa abitare le domande.

Una regista che lavora per immagini, non per compiacere

Yara El Haj dirige e monta. Lo fa con una lucidità che sorprende, ma anche con un’empatia che si sente. Lavora con il fratellino, Karim El Haj, e lo guarda attraverso l’obiettivo senza mai renderlo personaggio. Lo accompagna. Lo ascolta.

Formata alla Lebanese American University, El Haj lavora oggi nel campo dei media digitali, ma il cinema resta la sua vocazione più profonda.

“Mi interessa sperimentare nuove tecniche per creare narrazioni immersive e personali”

ha dichiarato, e Adam lo dimostra pienamente: è un film che non spiega, ma accoglie.

Adam è un corto che non ha paura della semplicità. Perché sa che la semplicità non è mai facile. È un lavoro che parla di crescita senza retorica, che guarda all’infanzia non come a un’età da superare, ma da onorare. E in ogni sasso, in ogni gesto, in ogni nastro appeso, c’è l’eco di una domanda che forse ci portiamo dietro per tutta la vita: quando troveremo le risposte a tutte le nostre domande?

 

Adam

  • Anno: 2024
  • Durata: 10 min
  • Genere: drammatico
  • Regia: Yara El Haj