C’è un certo tipo di fascino che non si dimentica: s’insinua nei ricordi collettivi con il sorriso di chi sa – e ha visto – molto di più di quanto lasci intendere. Fabiana Udenio è una di quelle presenze rare, cesellate dal tempo, dal talento e da una femminilità che non si è mai piegata agli stereotipi. Attrice di origine argentina, cresciuta in Italia e naturalizzata americana, musa pop degli anni ’90, ha attraversato Hollywood con la grazia di chi non chiede il permesso per entrare, ma lascia il segno quando se ne va. Indimenticabile nella commedia cult Austin Powers: International Man of Mystery come Alotta Fagina, ha interpretato ruoli in numerose serie TV americane, da Jane the Virgin a 90210. Dotata di una comicità intelligente e di un magnetismo naturale, Fabiana Udenio torna oggi sotto i riflettori al fianco di Arnold Schwarzenegger con un ruolo che sembra cucito su misura per lei. Tally, madre e donna d’azione della fortunata serie Netflix FUBAR. Un personaggio che rivela nuove sfumature del suo talento e conferma la sua grande versatilità.
Tra una risata sincera e riflessioni profonde, l’attrice ci racconta di sé, dell’amicizia con Arnold Schwarzenegger, del cinema che cambia, e di come FUBAR non sia solo un film, ma anche una dichiarazione d’intenti. Perché Fabiana non recita soltanto: abita i suoi personaggi e li trasforma in specchi dell’anima.
In FUBAR interpreta Tally. Quanto e cosa c’è di lei in questo personaggio?
Mi sono subito identificata molto con il personaggio di Tally. Abbiamo molti tratti in comune. È una donna che, per tanto tempo, ha dato priorità alla famiglia, è stata una roccia, proprio come me. Dopo la nascita di mio figlio, ho dovuto fare delle scelte e cambiare le mie priorità. E pur amando il mio lavoro, l’ho dovuto accantonare per un po’. Proprio come Tally che solo nella fase più adulta, in cui ha un fidanzato, può finalmente iniziare a pensare a se stessa. Ma c’è un’altra cosa che ci accomuna. Io sono una persona romantica e ho riscontrato questa caratteristica anche in lei. Tally e Luke hanno un legame fortissimo, anche se divorziati. Lei vede l’amore un po’ come lo vedo io: quello che dura ed è così forte da riaccendersi.
E come si evolverà il suo personaggio nella seconda stagione?
Tally ha scoperto la vera identità del marito e della figlia, e adesso sono tutti compromessi e costretti a vivere nella stessa casa. Ne viene fuori una situazione molto comica. Arriverà un nuovo personaggio che farà parte della vita di Luke e che, di conseguenza, scatenerà la gelosia di Tally, tirando fuori tutte le sue insicurezze e mettendo in dubbio quello che per lei è sempre stata una certezza, il suo amore. In questa nuova stagione emergono colori più passionali, forse anche più italiani. Il mio personaggio è imprevedibile e anche molto impulsivo, fa delle cose davvero divertenti. Sarà una stagione piena di azione e follia, come si vede pure nel trailer.
Com’è stato tornare sul set accanto a una leggenda come Arnold Schwarzenegger?
Tornare come protagonista di una serie, coprotagonista per tutti gli episodi, è stata una cosa meravigliosa. All’inizio ero un po’ in soggezione. Sai, durante il Covid non si facevano più molti incontri prima di arrivare sul set, mentre adesso si è tornati alla normalità. Arnold è una persona simpaticissima, molto preparata, ma anche capace di divertirsi. Ed essendo tutti e due europei, amiamo scherzare. C’è stata subito una bella sintonia e si è instaurato un rapporto di grande fiducia. Lui è di ispirazione per tutti sul set. É divertente e molto disponibile. Ci ha fatto sentire come una grande famiglia, ha organizzato una festa a metà e a fine produzione. E poi anche un bel giro in barca. Si è creato un clima bellissimo, è stata veramente un’esperienza incredibile.
Mi racconta un aneddoto divertente successo sul set?
Mi stavo preparando per girare una scena in cui dovevo piangere. Arnold si avvicina perché voleva parlarmi di un ciak da girare insieme. Una scena di intimità, per essere precisi. Non volevo distrarmi perché dovevo creare l’atmosfera per quel momento drammatico. Così, appena ho finito la scena lo raggiungo. Mi avvicino, cercando anche di essere carina e inizio a parlargli. Lui mi ferma subito dicendomi che avevo qualcosa sul naso. Ma io continuo a parlargli della scena, noncurante del fatto che qualcosa pendeva dal mio naso. Dimenticandomi completamente del fatto che avevo pianto nella scena precedente, mi accorgo del muco solo quando, colando, si è attaccato a un mio capello. “Oh my God, it’s attacking you!” Oh mio Dio, ti sta attaccando!, mi fa lui. A quel punto divento paonazza. Lui, invece, scoppia a ridere e, per consolarmi, mi dice: “Non preoccuparti, sono stato sposato per 25 anni e ne ho viste di tutti i colori!”
É passata dal cinema degli anni ’90 al suo ultimo lavoro che è appunto la serie Netflix FUBAR. Come ha vissuto questa evoluzione?
Ho iniziato in Italia giovanissima, recitavo a teatro, scelta da Giorgio Strehler per interpretare il ruolo di Miranda ne La tempesta, a cui alcuni anni dopo sono seguite tournée per gli Stati Uniti, Parigi, Roma, Firenze. Poi negli Stati Uniti hanno cominciato a offrirmi dei ruoli più brillanti, quindi mi sono adattata. Recito da una vita. Ho fatto Summer School, Robocop, Anni ’90. E poi il cult Austin Power. Ho sempre cercato di essere versatile, di passare da un genere all’altro per avere una carriera lunga, soprattutto negli Stati Uniti, dove sono riuscita a interpretare ruoli di italiana, francese, russa, latina. E ancora ruoli grandi, piccoli. Per me è fondamentale questo lavoro, e se vuoi farlo a livello internazionale e a lungo devi essere versatile. Anche se ammetto che di base forse sono più portata per le cose drammatiche.
Cosa ha amato di piu della serie FUBAR?
Quando mi arrivò la proposta del provino, la serie si intitolava Untitled Arnold Schwarzenegger Project, e quindi ho subito pensato che doveva essere un progetto interessante, anche perché era la prima volta che Arnold faceva televisione, ha sempre fatto cinema. E in effetti FUBAR racchiude tanti elementi. É una serie che non si prende troppo sul serio, i produttori ci lasciano molto spazio per cercare di trovare i colori che più ci appartengono. E poi c’è la grande forza di Arnold, con il suo immenso talento e le sue battute comiche. Sia sul set che fuori, c’è un grande clima di divertimento, che poi si traduce in un lavoro migliore.

Fubar. (L to R) Fabiana Udenio as Tally Brunner, Milan Carter as Barry Putt in episode 201 of Fubar. Cr. Courtesy of Netflix © 2025
A proposito di commedia, l’ha citata anche lei prima, Austin Powers. Si aspettava che sarebbe diventato un film cult?
Leggendo il copione devo dire la verità che non veniva fuori questo grande umorismo, non si capiva molto bene. Sì, era la parodia dei film di James Bond, ma solo quando ho visto Mike, i costumi e tutto quello che c’era dietro, ho cominciato a capire con cosa avevo a che fare. Ed è stato un crescendo. Mi ricordo che ad Halloween la gente cominciò a vestirsi da Austin Powers. E poi il film è diventato un successo. Nessuno se lo aspettava. É stata una piacevole sorpresa. E c’è anche voluto un po’ di coraggio nel farlo. Era il mio primo film e non era così facile lasciarsi andare e fidarsi della visione del regista. Jay Roach è una persona molto seria e anche abbastanza timida. Ma quando inizia a lavorare è come se ci fosse una luce che si accende e appare la genialità.
Hollywood vista da dentro: è cambiata o è più attenta a quello che si racconta? C’è stato davvero un cambiamento nella percezione della donna?
Sì, c’è stato. Infatti, c’è molta più attenzione adesso, soprattutto nelle produzioni importanti, a non offendere. Oggi ci sono anche queste figure, le Intimse Cordinero, persone che vanno sul set per coordinare le scene di intimità; così sai che cosa devi aspettarti e come sentirti a tuo agio il più possibile. In effetti conosco persone e situazioni di donne che si sono trovate a disagio, quindi è un bene che ci siano. Ma c’è anche molta attenzione da parte dei produttori su come approcciarsi con l’attore.
Lei è nata in Argentina, ha vissuto in Italia e ha ottenuto comunque la sua gratificazione professionale negli Stati Uniti. Ma qual è quella che lei definisce casa?
Sono un po’ una zingara, sono più attaccata alle persone che ai luoghi. Vado dove c’è il lavoro e mi adatto molto facilmente. Forse perché sono nata in Argentina ma cresciuta in Italia; quindi tutta la mia formazione è italiana, anche se, avendo vissuto molto tempo negli Stati Uniti, ormai ho acquistato delle abitudini diverse.
E le piacerebbe ritornare a lavorare in Italia. Ci hai mai pensato?
Mi piacerebbe molto. In realtà sono tornata diverse volte, nel corso di tutti questi decenni, per lavorare in cose che dovevano essere più importanti di quello che poi sono state. Ho fatto una serie televisiva negli anni ‘90 che si chiamava Secrets, una specie di soap prodotta da quelli di Beautiful. Doveva essere il mio ritorno, invece poi c’è stato un cambiamento di direzione politica in RAI, e questa serie molto pubblicizzata, dove ero l’unica protagonista italiana, fu mandata in onda ad agosto; quindi avrei voluto magari continuare a lavorare. Ho avuto un po’ di delusioni, ma adesso che sono alla seconda stagione di questa serie internazionale, spero di poter tornare e recitare in Italiano. Vorrei sapere che colori escono recitando in quella che è la mia prima lingua.
C’è un regista con cui vorrebbe lavorare?
C’è una regista italiana che ammiro moltissimo. É Paola Cortellesi. Ho scoperto la sua versatilità, perché è pure un’attrice, sull’aereo. Volevo vedere un film in italiano e mi sono ritrovata a vedere un suo film. Quindi mi piacerebbe molto lavorare con un’attrice così talentuosa. Sono convinta che nelle sue opere ci sia una grande varietà di colori. Nel film “C’è ancora domani”, è riuscita a inserire una comicità così dolce, anche nei momenti abbastanza drammatici, che non posso non dire che la trovo meravigliosa.
Con l’avvento di Trump, che ripercussioni ci sono in America nel sistema cinematografico, ma anche a livello generale?
Le mie paure maggiori riguardano la sanità e il dipartimento dell’educazione, soprattutto perché ho un figlio nello spettro autistico che ha usufruito a lungo di alcuni diritti proprio del dipartimento dell’educazione; diritti garantiti sia dagli Stati regionali che dallo Stato Federale. E se questi vengono a mancare ci sarà sempre meno sostegno per questi ragazzi che hanno bisogno di un maggiore supporto nelle scuole, nell’educazione, nella vita in generale. Sono fondamentali per permettere loro poi di riuscire ad avere in età adulta una vita di inclusione nonostante la diversità. Ammetto che la chiusura con l’estero mette molta ansia. Per quanto riguarda il cinema, la California è in crisi. Dopo quel lungo sciopero del 2023, molte produzioni non hanno ripreso l’attività come dovevano. E anche se adesso stanno cominciando ad arrivare degli incentivi fiscali, molte produzioni si sono spostate. Quindi, sì, c’è una situazione di incertezza e insicurezza in vari settori, purtroppo non solo in quello del cinema. Fortunatamente recitando mi dimentico di tutto quello che mi crea preoccupazioni nella vita.
Che cosa direbbe oggi alla Fabiana ventenne, che sognava di fare cinema, di entrare nel mondo dello spettacolo, di restare nel mondo dello spettacolo?
Direi: “Take it easy!”
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