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Bellaria Film Festival

‘Monólogo Colectivo’: intervista a Jessica Sarah Rinland

Il dialogo con la regista argentino-britannica ha costituito una preziosa occasione per sottolineare l’importanza della cura verso l’altro e la forte connessione tra natura, in tutte le sue forme, ed esseri umani

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Monólogo Colectivo sbarca al Bellaria Film Festival 2025, nel Concorso Casa Rossa Internazionale. Il lungometraggio di Jessica Sarah Rinland è stato presentato al Festival di Locarno, nella sezione Concorso Cineasti del Presente.

Nel suo film, la Rinland ritrae con grande dolcezza, ma distanziandosi da ogni forma di sentimentalismo, il legame che unisce uomini e animali, ricordandoci di far parte di un unico grande ecosistema.

Monólogo Colectivo: una pari dignità per uomini e animali

Monólogo Colectivo racconta il rapporto di cura e assistenza che ha luogo quotidianamente in alcuni zoo e centri di soccorso per animali in tutta l’Argentina. Mentre le storie di questi centri vengono scoperte, le persone che ne portano avanti l’esistenza con il proprio lavoro riescono a instaurare un legame reciproco che trascende i confini tra esseri umani e altre specie.

Jessica Sarah Rinland

La regista di Monólogo Colectivo negli ultimi anni sta acquisendo sempre più prestigio, come dimostrano i numerosi riconoscimenti ottenuti, tra cui la Menzione speciale al Festival del cinema di Locarno e il premio per il miglior film a DocumentaMadrid per Those that, at a distance, Resemblee another, nel 2019. I suoi lavori sono stati esposti alla Downtown Gallery dell’Università del Tennessee, alle Southwark Park Galleries di Londra, alla Taipei Biennial, alla Somerset House e alla Bloomberg New Contemporarie. Sono state organizzate anche alcune retrospettive a lei dedicate presso Anthology Film Archives, Doc’s Kingdom, Aricadoc, Eureka Film Festival, Curtocircuito e London Short Film Festival.

L’intervista

Oggigiorno, quanto è importante comprendere l’importanza del legame umano con la natura, in tutte le sue forme? Credi che l’empatia e la tolleranza tra umani e animali possano, in qualche modo, migliorarci?

Personalmente non vedo gli esseri umani come qualcosa di separato dal resto della natura. Per questo motivo, ritengo che siamo tutti parte di un unico ecosistema in cui siamo tutti collegati. Poi, naturalmente, quando capiamo il nostro rapporto con la natura o la nostra comprensione degli animali e del mondo naturale nella sua complessità, scoprendo che senza di esso noi non potremmo vivere, allora sì, diventiamo più empatici e tolleranti, in un certo senso. È una domanda piuttosto difficile a cui rispondere senza approfondire a lungo la questione.

La scelta di abbandonare un approccio antropocentrico attribuisce maggiore importanza al regno animale, che spesso non viene considerato a sufficienza. Come è nata questa scelta?

È nata semplicemente osservando Maca e Alicia e il modo in cui lavorano con gli animali. Ad esempio, c’è una differenza tra il modo in cui Maca lavora con gli animali e il modo in cui Alicia si prende cura di loro. Maca lavora principalmente con animali che sono stati vittime di traffici, oppure con altri che hanno vissuto nello zoo per un lungo periodo. Parla molto di più con loro. C’è un’interazione fisica. Questi sono animali che non saranno liberati, quindi instaura con loro un tipo diverso di connessione. Alicia, invece, lavora con animali in fase di pre-liberazione e con animali che alla fine saranno liberi, quindi non la si vede parlare direttamente con loro. C’è un diverso tipo di lavoro e interazione formale con gli animali a seconda del singolo animale e del percorso che l’animale intraprenderà. Nel film, quindi, si trattava semplicemente di replicare questo.

Cosa pensi di aver imparato durante la realizzazione di questo film e dallo stretto contatto tra animali ed esseri umani?

Oh, ho imparato tantissime cose.

Forse mi sono avvicinata al progetto con una comprensione più o meno approfondita delle sfumature riguardanti cosa significasse liberare un animale e cosa significasse per gli animali vivere negli zoo. Non sapevo che molti animali fossero vittime di tratta e, proprio per questo motivo, vivono negli zoo. Non sapevo della burocrazia che sta dietro alla liberazione di un animale, della quantità di denaro che ne deriva, se l’animale è nelle giuste condizioni o se il governo del Paese in cui l’animale è destinato a vivere è pronto ad accoglierlo. Ci sono così tanti elementi in gioco, che influenzano questo processo progressivo di eliminazione degli zoo. Sfortunatamente, poiché il traffico di animali e il traffico di esseri umani continuano a essere un problema, non sembra che gli zoo chiuderanno a breve, perché quegli animali hanno ancora bisogno di un posto dove vivere. E poi molti di questi spazi sono dedicati alla conservazione. Ad esempio, per molti anni, allo zoo di Buenos Aires ci sono stati diversi tipi di programmi di conservazione e ora ne sono stati implementati sempre di più. Quindi sì, ho scoperto tutte queste cose di cui non ero a conoscenza e non sapevo quanta dedizione un assistente abbia verso un animale. Maca mi ha insegnato molto su cosa significhi coesistere con il mondo naturale.