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Tulipani di seta nera

‘Un’esperienza in più – La pausa pranzo’: tempo e malattia

'La pausa pranzo': il tempo rimasto, cercato e voluto per un’esperienza in più

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Il cortometraggio Un’esperienza in più – La pausa pranzo, scritto e diretto da Alessandro Guida, è un’opera drammatica di sei minuti che affronta con delicatezza e profondità il tema della malattia e della consapevolezza personale. Prodotto da MP Film con Nicola Liguori e Tommaso Ranchino, il corto è ambientato nel Lazio e si inserisce nella selezione 2025 del Festival Tulipani di Seta Nera.

Un’esperienza in più. Più cura, più tempo, più vita

Il cortometraggio presentato al Festival fa parte di una trilogia: Un’esperienza in più, un progetto di sensibilizzazione pensato per promuovere una maggiore consapevolezza sulla qualità della vita delle persone che convivono con il cancro. È un modo per raccontare la gioia di condividere ancora una volta i gesti quotidiani, di cui La pausa pranzo è il primo episodio, a cui susseguono La ninna nanna della nonna e Una maratona per due.

Il secondo episodio narra di Gianna, che riceve contemporaneamente due notizie: la prima, una diagnosi di tumore del colon-retto metastatico e la seconda, che diventerà nonna. La paura sembra del tutto cancellare la speranza, anche a causa dei continui conflitti con la figlia. Ma, se il passato non si può riscrivere, il tempo guadagnato offre a Gianna la possibilità di cambiare il presente. E di esserci, per sua nipote. Il terzo episodio racconta la storia di Guido, che corre da quando cammina, e sogna traguardi ambiziosi. La diagnosi sembra fermarlo. Ma lui non si smarrisce, e reinventa il suo percorso: nel fratello, atleta più giovane ma meno costante, trova un insperato caregiver. Lui ricambia, diventando il suo allenatore. E, in un modo diverso, taglia ancora il traguardo.

La pausa pranzo, sinossi

Ivo (Pietro De Silva) scopre di avere un tumore al quarto stadio ed è costretto a lasciare il lavoro. È il responsabile delle risorse umane di una grande azienda, e, da routine, trascorre la pausa pranzo con Marina (Giulia Innocenti). Ma all’ultimo giorno di lavoro, proprio durante la pausa pranzo, accade qualcosa che cambia tutto.

La malattia come rivelazione

Nel cortometraggio Un’esperienza in più – La pausa pranzo, Alessandro Guida affronta il momento della diagnosi con una delicatezza che richiama la riflessione di Massimo Recalcati: «È necessario abitare il tempo dell’incertezza e della paura per trovare un varco nell’incertezza e nella paura». La regia si concentra su dettagli minimi: uno sguardo abbassato o un gesto sospeso, che rivelano l’irruzione dell’evento traumatico nella quotidianità.

La macchina da presa indugia su questi momenti, trasformando la routine in un’esperienza densa di significato. In questo modo, il film invita lo spettatore a sostare nell’incertezza, a riconoscere il valore del tempo presente come un dono, anche quando è segnato dalla fragilità. La scoperta della malattia non è rappresentata attraverso il trauma o la drammatizzazione, ma come un fatto nudo, silenzioso, quasi ordinario. È una rivelazione che scava dentro, ma che non si impone con violenza. Il vero sconvolgimento di fronte alla malattia non è nel corpo, ma nel tempo. Il tempo che cambia consistenza, che si fa denso, prezioso, irripetibile.

Ogni giorno è un giorno in più

Nel silenzio narrativo e visivo di La pausa pranzo, il tempo non scorre semplicemente: si espande, si addensa, si verticalizza. Nonostante la diagnosi infausta, Ivo sceglie di non lasciare che il tempo residuo si svuoti di significato. Ed è proprio nella sospensione della routine, nella pausa, nella fenditura, che il tempo si rivela come dono e rinascita. Nel cortometraggio, sembra di poter vivere quell’attimo come se potesse ripetersi all’infinito: un momento semplice, eppure carico di emozione, che rappresenta una liberazione. È il tipo di istante che si può solo desiderare di rivivere il più spesso possibile.

Il gesto che Ivo compie, nel suo apparente minimalismo, si carica di un’energia etica e affettiva che lo rende eterno proprio perché intensamente vissuto. È la vittoria silenziosa della vita sulla morte, non nell’illusione di sconfiggerla, ma nella possibilità di abitarla come si palesa. Nel cortometraggio Ivo riporta una conversazione con il suo medico, che gli dice quelle che probabilmente sono le parole che hanno dato inizio a tutto:

“Ivo buttati. Tu hai davanti un percorso lungo, non si sa quanto. Nessuno può saperlo. Allora perché perderti un’esperienza in più?”

Guida, il regista dietro il cortometraggio La pausa pranzo

Alessandro Guida, nato a Roma il 23 marzo 1984, è un regista e sceneggiatore italiano diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 2008. La sua carriera si distingue per l’attenzione a tematiche sociali e per la capacità di raccontare storie intime con sensibilità e profondità. Tra le sue opere più note figurano Maschile Singolare (2021), una commedia drammatica che esplora le dinamiche relazionali contemporanee, cui ha seguito Maschile Plurale (2024), e Involontaria – L’esame (2022), un progetto che unisce narrazione e impegno sociale. Il suo talento è stato riconosciuto sin dagli esordi con il premio “Alice nella Città” al Festival del Film di Roma nel 2007. In seguito, è stato candidato come Miglior Regista Esordiente ai Fabrique du Cinéma Awards per Maschile Singolare (2021) e ha visto il suo cortometraggio Una penna selezionato per il concorso dei David di Donatello nel 2023.

La pausa pranzo

  • Anno: 2025
  • Durata: 6'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Alessandro Guida