Racchiusa in custodia amaray inserita in slipcase cartonato, Blue Swan Entertainment lancia in home video un’edizione da collezione in blu-ray di In a violent nature. Edizione da collezione contenente anche due card e un booklet per quello che, datato 2024, il New York Times ha definito Il miglior horror dell’anno. Horror che, primo lungometraggio diretto dal canadese Chris Nash, reduce dal collettivo The ABCs of death 2. Lungometraggio che si costruisce su uno dei plot più gettonati dal genere. In quanto abbiamo un sanguinario individuo ritardato impegnato a trucidare chiunque capiti sulla sua strada in un bosco. Individuo riportato inavvertitamente in vita dopo che alcuni ragazzi hanno estratto il ciondolo che si trovava nelle macerie della torre dove era sepolto.
È quindi chiaramente la saga di Venerdì 13 il principale punto di riferimento della oltre ora e mezza di visione.
A cominciare dalla fisicità del massacratore, robusto e calvo proprio come il famigerato Jason Voorhees della serie iniziata nel 1980 da Sean S. Cunningham. Ma, a cominciare dal lungo inizio, risulta evidente che Nash non si limiti affatto a scimmiottare lo slasher movie per proporne l’ennesimo irrilevante esempio. Perché ne rispolvera gli stilemi per filtrarli attraverso scelte narrative tipiche di una certa autorialità in fotogrammi e lontane dal classico dinamismo dell’horror da facile emozione. In a violent nature per quasi tutta la sua durata ci racconta infatti la vicenda dal punto di vista del mostro.

Un serial killer che apprendiamo presto chiamarsi Johnny e che, dunque, vediamo quasi sempre ripreso di spalle e in pseudo-soggettiva. Quando non sono le sue soggettive ad immortalare ciò che accade all’interno dello schermo. Tutto all’insegna di una regia decisamente ricercata e non banale che privilegia una lenta evoluzione. Man mano che abbiamo anche tocchi di montaggio analogico e, spesso, dialoghi tra soggetti che si trovano fuori dall’inquadratura. Per non parlare del formato di ripresa in 4:3 per richiamare nostalgicamente i film che il regista guardava in tv da ragazzino. Senza dimenticare, però, l’ingrediente principale del filone, ovvero la sequela di fantasiosi omicidi.
Ingrediente che consente all’operazione di conquistarsi un posto d’onore nella tradizione cinematografica che ci ha regalato, tra gli altri, Michael Myers e Freddy Krueger.
Del resto, non mancano corpi fatti a pezzi e uno schiacciamento di testa tramite masso nel corso di una sequenza interamente ripresa a piombo. Altra intuizione, quest’ultima, che, come pure il finale apertissimo, lascia emergere la atipicità dell’esordio nashano. Oltretutto caratterizzato da un’assenza di musica che ne aumenta l’originalità consentendo ai soli rumori di scena di fare da colonna sonora. Con sezione extra comprendente trailer originale, tredici minuti di dietro le quinte e quattro sulla realizzazione dell’impressionante uccisione della ragazza che fa yoga. Più Making of The dead in the water, oltre un’ora e dieci di tentate riprese della prima versione di In a violent nature.