fbpx
Connect with us

Bergamo Film Meeting

“Personale” di Carmen Trocker, uno sguardo attento sul lavoro femminile

Ideale per l’8 marzo, il documentario visto a Bergamo analizza le condizioni di lavoro in un hotel delle Dolomiti

Pubblicato

il

L’8 marzo del Bergamo Film Meeting

Spesso una ricorrenza come l’8 marzo presta il fianco a celebrazioni posticce e a interventi retorici, di facciata. Del tutto legittima e appropriata, al contrario, ci è parsa la sottolineatura degli organizzatori di Bergamo Film Meeting 2025, i quali in sala hanno rivendicato la scelta di proiettare proprio in tale data, quale primo appuntamento con la sezione “Visti da vicino” di questa 43esima edizione, un’opera come Personale di Carmen Trocker in cui il lavoro al femminile sale decisamente alla ribalta.
Per questa sezione del festival, diventata competitiva una decina di anni fa come è stato parimenti ricordato sabato scorso alla Sala dell’Orologio, premi ed eventuali menzioni speciali vengono assegnati dalla Giuria CGIL, il che offre già un segnale di come il mondo del lavoro e la sua rappresentazione vengano tenuti da conto.

La quotidianità di un hotel a quattro stelle

Carmen Trocker, originaria di Bolzano ma attiva professionalmente a Berlino già da diversi anni, in questo suo documentario analizza scrupolosamente le condizioni di lavoro in un hotel di lusso con annessa SPA, situato nelle Dolomiti.
Si accennava prima alla centralità del ruolo della donna, in tale film. Ciò è vero ma non pregiudica la possibilità di un’analisi più ad ampio raggio: nel family hotel che ha ospitato le riprese, riconoscibile volendo dal “cavallino” impresso sulle divise dei suoi dipendenti, tra chi si occupa delle pulizie nei vari ambienti le donne sono senz’altro in maggioranza, ma vi sono anche alcuni uomini perlopiù stranieri. Lo spaccato sociologico che ne deriva è perciò anche un puzzle di nazionalità differenti: oltre a quella italiana, minoritaria volendo, sono diverse le provenienze con una netta prevalenza del mondo slavo, dell’Africa Nera e del Medio Oriente. Ciò porta a un dialogo, all’interno dello staff, che di volta in volta può apparire faticoso o improntato a maggiore empatia e solidarietà.

A stretto contatto con i lavoratori (e in primis le lavoratrici)

Di un documentario come Personale, oltre agli intenti sociali, colpisce però soprattutto la vicinanza dell’obbiettivo ai vari personaggi, sia lavoratrici che lavoratori, un grado di prossimità che l’autrice deve aver ottenuto guadagnandosi col tempo la fiducia dei protagonisti, che le consentono qui di assistere – come una presenza invisibile ma costante – a tutte le fasi del lavoro, alla programmazione dei turni, alle pause stesse. Anche a rischio di sfinire lo spettatore con lunghe riprese di pulizie delle stanze.
Si avverte comunque in questa vocazione minimalista e anti-spettacolare del film, validissimo documentario di osservazione, una forte tensione etica. Soprattutto quando i ritmi frenetici del lavoro, le discussioni interne, i momenti di scoramento e le pretese sovente eccessive della direzione dipingono con brutale onestà la natura usurante che conservano, oggigiorno, fin troppe occupazioni. La speranza è che chiunque abbia visto Personale, quando si ritroverà in futuro da turista presso qualche hotel più o meno costoso, in un affollato resort o in altre strutture recettive, possa ragionare con meno superficialità (e arroganza, magari) sul duro (e non sempre ben retribuito) lavoro che si cela dietro tutta la filiera alberghiera.