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In Sala

il ritorno in sala di ‘Charlotte, una di noi’

Una storia che ruota intorno a Charlotte, una quarantaduenne tenera e smarrita, con una grande voglia di vivere

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É una storia di ordinaria emarginazione quella raccontata da Rolando Colla nel suo Charlotte, una di noi, film che torna da aprile nelle sale.

Protagonista è la quarantaduenne Charlotte (Linda Olsansky), che vive in Trentino con il padre, in una casa isolata e immersa nel bosco.

L’uomo, violento e egoista, non solo la maltratta, ma la offende e la svaluta continuamente, ricordandole che è malata e di essere “nata sbagliata”. In alcuni flashback, la piccola Charlotte è ripresa mentre mette in atto comportamenti bizzarri e stereotipati che costringono i genitori a internarla in una casa di cura.

Abbandonata dalla madre, una volta cresciuta, Charlotte vive con l’anziano genitore che, un giorno, è colto da infarto. Leo, il fratello di Charlotte, che vive in Svizzera da anni, propone a Charlotte di trasferirsi da lui.

Charlotte, una di noi: un viaggio di formazione dal Trentino alla Svizzera e ritorno

Charlotte scopre un mondo nuovo, familiarizza con la fidanzata di Leo ed entra in empatia con il figlioletto della donna, ma i suoi scatti e certi suoi comportamenti rendono la convivenza difficile. L’anziano genitore muore e per Charlotte si aprono due possibilità; vivere da sola nella casetta in Trentino o essere ricoverata in una struttura psichiatrica.

Nel corso del film Charlotte dichiara di essere schizofrenica e Rolando Colla, per confermare questo orientamento diagnostico, lascia che assuma un farmaco antipsicotico. Per donarle un tocco di follia in più, il regista la mostra mentre disegna con i gessetti delle figure umane sulla parete del soggiorno del fratello, o mentre è invasa da una sorta di inquietudine perché teme che nello scantinato siano presenti delle ombre.

Sin dalle prime battute, s’intuisce, però, che Charlotte non è la classica schizofrenica apparsa tante volte sullo schermo, travolta da incubi, deliri o allucinazioni visive e uditive. Non siamo, infatti, dalle parti di Repulsion di Polanski o del fin troppo osannato Diario di una schizofrenica di Nelo Risi. Né tantomeno di Images (Robert Altman), né del nostrano Spell – Dolce mattatoio (Alberto Cavallone).

Charlotte è, sostanzialmente, una donna che ha vissuto per anni in un luogo isolato con il padre, privata di relazioni sociali e affettive e impossibilitata, quindi, ad arricchire il proprio bagaglio di esperienze affettive ed emotive.

A scaldarle il cuore c’è solo Madonna, la gallina alla quale è molto legata, e l’unica sua fonte di gratificazione è quella di costruire piccole sculture con il fil di ferro che colora, dopo averle ricoperte con colla e fogli di carta.

Linda Olsansky dà intensità e calore a un personaggio deprivato emotivamente

Un personaggio che ricalca, in qualche modo, Seraphine dell’omonimo film di Martin Provost, pittrice naif che, sul finale, è ricoverata in manicomio; se vogliamo innovativa e originale, rispetto alle tante “folli” del cinema italico.

La narrazione è volutamente trattenuta e il regista, limando al massimo  colpi di scena  e l’ingresso in campo di altri personaggi, scava con la mdp il volto della protagonista. Tenera la figura del fratello che, dopo anni di assenza da casa, prova a rapportarsi con Charlotte ma, poi, comprende che non è ancora pronto a caricare su di sé il peso e la responsabilità della sorella.

Il brano Ma che freddo fa, cantata da Nada, simbolo del gelo emotivo che attraversa l’esistenza della protagonista, funge da filo conduttore della vicenda.

Magnifica Linda Olsansky, che, banditi tic, smorfie o manierismi, non rende ridicolo o caricaturale un personaggio come Charlotte.

Prodotto da Kiné Società Cooperativa e Peacock Film. Kiné

‘Charlotte, una di noi’ – trailer e sinossi

Charlotte, una di noi

  • Anno: 2024
  • Durata: 116'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Rolando Colla