Il film di Alex Russell esplora, attraverso la sua narrazione, le dinamiche di ossessione per il culto della celebrità che si è instaurata nella nostra società contemporanea: dove i giovani della generazione gen Z sono disposti a tutto pur di raggiungere un barlume di popolarità.
Il lungometraggio Lurker è stato presentato nella sezione Berlinale Special Gala durante la 75esima edizione del festival di Berlino. Lurker racconta le vicende di un giovane ragazzo di nome Matthew, interpretato da Théodore Pellerin, il quale entra nella cerchia intima della pop star statunitense Oliver (Archie Madweke).
Diventare amico stretto di Oliver significa, per il protagonista, poter riscattare il suo status sociale: vivere una vita nel lusso sfrenato e avere la possibilità di iniziare una carriera creativa. Ossessionato dalla figura di Oliver tanto quanto dal raggiungimento di una presunta possibile popolarità attraverso la pop star.
‘Lurker’ e l’inquietante rappresentazione sull’adorazione della celebrità
Se facciamo una breve ricerca su internet, veniamo a conoscenza che il termine Lurker è inteso come un soggetto che spia virtualmente qualcun altro. Il termine ha una connotazione più sottile e meno negativa del concetto di Stalker. Un Lurker è un individuo che rimane comunque all’oscuro, fa parte della comunità a cui appartiene, ma non attivamente, o meglio, le poche volte in cui è attivo è per motivazioni specifiche, che gli permettono di raggiungere uno specifico obiettivo.
Il titolo del film di Alex Russell calza a pennello per la caratterizzazione del protagonista: Matthew è come uno spettro che si aggira per la vita di Oliver, ci instaura inizialmente un’amicizia, che sembra nascere in maniera spontanea da parte del cantante, ma in realtà è studiata a tavolino dal protagonista, in modo da farsi notare tanto quanto basta per non apparire come un comune fan. Pian piano che il film scorre, Matthew diventa ossessionato da Oliver, e a tutti i costi vuole piacergli. Il lungometraggio è una sorta di thriller con uno stile registico particolarmente intelligente. Il regista pone alla base della sua narrazione un’aspra e divertente critica inerente all’ossessione odierna che si ha sul culto della celebrità.
Già Andy Warhol negli anni 70’, ante litteram per quanto riguarda i social network, in una delle sue tante affermazioni provocatorie, aveva sottolineato come la maggior parte della popolazione farebbe di tutto, pur di riuscire ad avere 15 minuti di popolarità. Con l’avvento dei social e della dipendenza che deriva da essi, il film mostra allo spettatore quanto sia diventata nella nostra società una necessità e non solo una velleità, quella di diventare virale o celebri, anche se per poco.
Il personaggio di Matthew rappresenta tutte queste topiche: se inizialmente il suo atteggiamento nei confronti di Oliver è di ammirazione, successivamente, più il loro rapporto si infittisce, più entrano in gioco dinamiche di manipolazione e isolamento: Matthew vuole fare fuori, metaforicamente parlando, tutto il team di Oliver, non vuole soltanto brillare attraverso la sua stella, ma vuole diventare lui stesso una celebrità.
Osservare da dietro le quinte l’ascesa di un mito: questa è la premessa fondamentale di ‘Lurker’
Il film analizza i rapporti di co-dipendenza che vengono a instaurarsi nella società contemporanea a causa della perenne esposizione mediatica a cui i giovani sono esposti. Matthew, astuto giocatore, non scopre mai totalmente le sue carte, e si pone sempre in una via di mezzo strategica in cui la figura di Oliver gli permette di fare carriera come fotografo e videomaker, ma senza essere troppo esplicito. Il suo personaggio sfrutta l’ingenuità della pop star – altra critica che fa il regista allo star-system delle celebrities -, personaggi molto spesso soli ed egoriferiti, che si circondano di persone che non nutrono un sincero interesse nei loro confronti, ma che sfruttano il successo che hanno, per i loro tornaconti personali.
Oliver ha un team composto principalmente da amici, è un ragazzo molto giovane, e la sua giovane età è direttamente proporzionale alla sua fragilità, contesto perfetto in cui si può insinuare Matthew, che, attenzione: è prima di tutto un amico, un fidato consigliere, un umile servitore che pulisce perfino la casa del divo, solo per passare del tempo con la sua gallina dalle uova d’oro.
Per certi versi, Lurker ricorda il controverso Saltburn, solo che qui più che la smania di ricchezza e potere, ciò che muove le azioni poco ortodosse del protagonista è il sogno della fama.
Per concludere, il film solleva diversi interrogativi sulla natura dell’identità e di ciò che ci è rimasto di autentico, nei rapporti umani, all’interno della nostra società contemporanea, dominata dall’esposizione pubblica, frutto dei social media.
La relazione tra Matthew e Oliver mette in luce il ruolo a volte tossico e malato tra il fandom e le celebrità. Il film porta il pubblico a riflettere sulla dimensione del desiderio legato alla fama e quanto ciò sia in grado di distorcere la percezione di sé e degli altri, portando a un’inevitabile perdita del riconoscimento sui sentimenti che si nutrono per qualcuno in maniera autentica.