Trasmessa in prima visione dal 14 Gennaio su Rai 1 e disponibile dal 4 Febbraio nella sua interezza (otto episodi) sulla piattaforma RaiPlay, la nuova stagione di Blackout 2, serie televisiva italiana di genere thriller-distopico, creata da Valerio D’Annunzio (Noi siamo leggenda) e Michelangelo La Neve (Diabolik). Una coproduzione Rai Fiction ed Eliseo Entertainment, in collaborazione con Trentino Film Commission. La seconda stagione della serie, intitolata Blackout – Le verità nascoste, è diretta da Fabio Resinaro (Mine) e Nico Marzano, che prendono il posto di Riccardo Donna (Un medico in famiglia), regista della prima stagione. Nel cast tornano molti volti noti, tra cui Alessandro Preziosi, Rike Schmid, Marco Rossetti, Aurora Ruffino, Caterina Shulha e Federico Russo.
La trama di Blackout – Le verità nascoste
La seconda stagione di Blackout riprende esattamente da dove aveva lasciato; rivivendo anzi le scene conclusive della prima stagione, riguardanti l’omicidio efferato commesso da parte di Umberto (Alessandro Riceci), le cui azioni continuano a far pensare che stia facendo di tutto per proteggere la figlia, nascondendo tuttavia un segreto che potrebbe aiutare l’intero gruppo di persone rinchiuse nella Valle del Vanoi a salvarsi.
Elena (Giulia Patrignani), la figlia più piccola di Giovanni (Alessandro Preziosi), che possiamo definire il protagonista principale della vicenda, si risveglia finalmente dal coma, rincuorando così l’animo tormentato del padre, che a un certo punto aveva perso le speranze. È soprattutto grazie a Claudia (Rike Schmid), l’unico medico presente nel gruppo e – dettaglio non di poco conto – colei che tiene metaforicamente le redini della vita da genitore di Giovanni, che Elena riesce a salvarsi e a riacquisire piano piano la memoria e le emozioni, che saranno rivelatorie e in una certa maniera salvifiche per il rapporto intimo tra padre e figlia.
I soccorsi chiamati da Marco (Marco Rossetti) qualche giorno prima finalmente arrivano. Un elicottero del pronto soccorso atterra nelle vicinanze dell’Hotel Cima Paradisi, dove risiedono le persone in trepidante attesa di lasciare la valle e di ritornare dai propri cari e alle proprie vite passate. Tutto fa preannunciare un tanto sognato quanto insperato lieto fine, ma quest’ultimo si fa ancora attendere perché qualcosa di nuovo e temibile sembra non permettere al gruppo di persone rinchiuse nell’hotel di tirare un sospiro di sollievo.

Un cambio di prospettiva
Blackout, con la sua seconda stagione, pare voler cambiare traiettoia, pur non disdegnando talvolta gli elementi che più funzionavano nella prima sezione di episodi, ma cercando al contempo di metterli un po’ in secondo piano per spostare l’attenzione del pubblico su qualcosa d’altro, di più grande ma allo stesso tempo solo apparentemente meno presente.
Si potrebbe dire che la struttura della prima stagione era un richiamo esplicito ai gialli di Agatha Christie: un gruppo di persone che per strane coincidenze si trovano a dover convivere nello stesso luogo. Un luogo in cui qualcuno muore per cause non naturali e bisogna subito indagare sul suo assassinio; e c’è chi più di altri ha una presa di potere sul resto del gruppo e li conduce nello svolgimento delle indagini. Questa stagione, invece, prende – in un certo senso – lo spettatore in contropiede, proponendogli una ricetta dal sapore familiare (quella del genere giallo) ma allo stesso tempo aggiungendo più ingredienti prevaricatori (quelli distopici) solamente accennati in precedenza e non ancora conosciuti del tutto. Optando per una strada rischiosa ma talvolta molto funzionale al prosieguo delle vicende e al completamento dei vari archi narrativi.
La minaccia esterna, seppur inizialmente a rilento, prende progressivamente più piede, fino ad avere un ruolo cruciale in una seconda parte di stagione ricca di azione, stravolgimenti, colpi di scena e soprattutto morti, difficili da digerire in certi casi.
La vera minaccia
In questa stagione viene introdotto un personaggio di estrema importanza per il prosieguo e l’evoluzione della storia: Federica (Adele Dezi), un capo ispettore della polizia, che, scesa dall’elicottero e arrivata all’hotel, prende con assoluta fermezza il comando della situazione. Tuttavia, questo personaggio dalle molteplici sfaccettature, più di altri ha qualcosa di rilevante da nascondere e solo a molti – ma non a tutti – riuscirà a mantenere celata la verità sulla sua persona e su ciò che sta accadendo al mondo circostante.
Adele Dezi fa un solido lavoro nell’impersonare un ruolo particolarmente complesso e controverso come quello di Federica. Un personaggio che per quasi tutta la durata della storia deve internare i propri sentimenti, nascondendoli sotto una falsa veste di autorità, e fare letteralmente il “doppio gioco”, prendendosi beffa degli altri e sfruttandoli per il proprio obiettivo. Questo scopo è condiviso da tutti i personaggi (anche i veri buoni) della serie: proteggere la propria famiglia.
È proprio attorno al desiderio di salvare i propri cari che ruota la serie e pone sopra una bilancia morale le azioni dei suoi personaggi. Questo interesse primario e in alcuni casi alquanto egocentrico, come già accaduto in precedenza, porta perfino qualcuno ad assumere comportamenti e cambiamenti di fronte, che sulla carta non gli sarebbero appartenuti. Ma che in una situazione di crescente emergenza, dove prevale l’istinto di sopravvivenza, vengono fuori.
Blackout 2 – Una degna conclusione
Dopo aver terminato la visione della seconda stagione di Blackout viene difficile ipotizzare la presenza di una terza nella mente dei creatori della serie. Ad ogni modo, questa sarebbe solo una nota positiva, poiché la serie – giunta alla sua naturale conclusione – soddisfa e non poco.
Se nella prima parte di questa seconda stagione non tutto sembra andare per il verso giusto, con momenti piuttosto superflui o eccessivamente diluiti, e perplessità di vario genere, che possono suscitare dubbi nel pubblico riguardo alla buona riuscita del prodotto, la seconda parte leva ogni perplessità, perché ha un netto cambio di marcia. Proponendo uno spettacolo intrattenente e sorprendente, che non risulta mai noioso ma che, anzi, grazie anche ai suoi “cliffhanger” accresce la voglia nello spettatore di sapere che fine faranno i vari personaggi. Personaggi che hanno quasi tutti un ruolo ben preciso – chi più, chi meno – in questo meccanismo più complesso.
Tutto lo svolgimento, perlopiù forsennato (soprattutto nelle ultime puntate), va a confluire in un finale ambizioso ma vincente da praticamente ogni punto di vista. Tutti i tasselli della narrazione si chiudono in maniera convincente, non lasciando l’amaro in bocca allo spettatore, ma solo un sorriso rivolto a un futuro che sa di amore e speranza.
