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‘Il seme del fico sacro’: intervista al regista

Nicola Roumeliotis di Taxi Drivers dialoga con il regista Mohammad Rasoulof, raccontandoci la realizzazione del film

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Il seme del fico sacro è una co-produzione iraniano-franco-tedesca, realizzata senza il sostegno del governo iraniano. Diretto da Mohammad Rasoulof, il film è candidato agli Oscar come miglior film straniero, rappresentando la Germania. l’opera si è aggiudicata anche il Premio speciale della giuria al Festival del Cinema di Cannes 2024.

Il seme del fico sacro: trama

A Teheran, mentre il paese è scosso da proteste per la morte di una giovane donna, Iman (Misagh Zare) viene promosso a giudice del Tribunale della Guardia Rivoluzionaria. Il peso del nuovo incarico lo opprime, mentre sua moglie Najmeh (Soheila Golestani) cerca di mantenere l’unità familiare e le figlie Rezvan (Mahsa Rostami) e Sana (Setareh Maleki) sono travolte dagli eventi. Quando la pistola di servizio di Iman scompare, egli sospetta delle donne di casa. La paura di perdere la reputazione e il lavoro lo spinge in una spirale paranoica. Determinato a scoprire la verità, inizia un’indagine all’interno della sua famiglia. Ogni confine morale viene superato, in un crescendo di tensione.

Mohammad Rasoulof: contro ogni censura

Regista, produttore cinematografico e sceneggiatore iraniano, da più di dieci anni Mohammad Rasoulof è stato condannato molteplici volte dalla corte rivoluzionaria iraniana. Limitando la sua libertà di espressione artistica, le autorità iraniane hanno impedito la distribuzone dei suoi film in Iran.

Rasoulof esordisce come regista nel 2002 con Gāgomān e il successivo L’isola di ferro viene presentato in anteprima al Festival di Cannes nel 2005. Nel 2010, però, viene arrestato assieme al collega Jafar Panahi con l’accusa di propaganda antigovernativa a seguito della realizzazione di un documentario incentrato sulla rielezione di Maḥmūd Aḥmadinežād. Condannato inizialmente a sei anni di carcere e al divieto di realizzare film per vent’anni, Rasoulof riesce comunque a far circolare il suo film Be omid-e didār, che vince il premio per la miglior regia nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2011.

Tuttavia, le difficoltà incontrate non si limitano a queste. Per esempio, il suo film Dastneveštehā nemi-sōzand, anch’esso girato clandestinamente, è stato sì riconosciuto a Cannes con il Premio della critica internazionale, ma, per impedirgli di partecipare ai vari festival in cui il film era stato invitato, il passaporto di Rasoulof è stato confiscato da parte delle autorità iraniane.

A seguito del recente Il seme del fico sacro, girato anch’esso in clandestinità, Rasoulof è stato interrogato dalle autorità iraniane e gli è stato nuovamente revocato il passaporto. Successivamente, è condannato per uno dei casi precedenti a otto anni di carcere e a essere sottoposto alla fustigazione, al pagamento di una multa e alla confisca dei suoi beni, accusandolo di compromissione della sicurezza del Paese. Ciò ha portato Rasoulof a lasciare clandestinamente il Paese, attraversando a piedi le montagne per superare il confine e facendosi portare in Germania, dove aveva già vissuto in precedenza.

Il seme del fico sacro: l’intervista

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