“La forma deve avere un contenuto e non essere vuota e fine a se stessa”
Nato a Madrid nel 1981, Rodrigo Sorogoyen ha conquistato pubblico e critica grazie a una capacità unica di intrecciare tensione psicologica, approfondimento sociale e una narrazione dai ritmi implacabili. Esordisce nel 2008 con 8 citas, co-diretto insieme a Peris Romano, e si fa un nome lavorando per serie televisive spagnole come Impares, Vida Loca o Fràgiles. Con Stockholm realizza nel 2013 un dramma adolescenziale che già presenta alcune caratteristiche dei suoi apprezzati lavori successivi. Nel 2016 con Che Dio ci perdoni si lancia nel thriller, genere che gli permette di indagare con attenzione la società contemporanea.
Indagando una società fatta anche di bestie
Nel 2018 grazie al cortometraggio Madre ottiene una candidatura all’Oscar e nello stesso anno arriva Il Regno (2018), ammirato thriller politico che denuncia i lati oscuri del potere. Seguono Madre (2019), potente dramma intimista, sorta di sequel dell’omonimo cortometraggio, l’inesorabile serie Antidisturbios, sulle squadre di polizia antisommossa e naturalmente l’acclamato e premiato As Bestas (2022), storia di ambientazione rurale e mascolinità tossica in cui si sfiorano i toni della tragedia, esplorando i conflitti culturali di una comunità assai chiusa al confine tra Spagna e Francia. Sorogoyen ha consolidato in questi anni lo status di maestro della suspense contemporanea ma si è rivelato anche un attentissimo osservatore della nostra epoca. I suoi lavori riescono a cogliere le contraddizioni di un mondo in bilico tra progresso e tradizione, offrendo allo spettatore esperienze che spesso lasciano l’amaro in bocca.

Questi nostri ultimi anni
Con Los Años Nuevos, serie in 10 episodi presentata in anteprima all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, il regista si misura con una trama di natura sentimentale. Tra crisi profonde e calamità globali, si raccontano le vicende di una coppia attraverso i capodanni dell’ultimo decennio (lo trasmetterà Raiplay). Sorogoyen, coltivando l’ambizione di un ritratto generazionale dei nuovi trentenni, si riconferma una delle più promettenti voci del cinema europeo.