Tra le proiezioni al Florence Queer Festival 2024 c’é anche Safari, cortometraggio diretto da Leonardo Balestrieri. Già nella selezione di Alice nella Città 2023, il breve film cerca di raccontare per mezzo di una storia immaginaria ma verosimile le violenze e le discriminazioni che, ancora oggi, la comunità LGBTQ+ si ritrova a subire, spesso proprio da parte delle generazioni più giovani. Nelle vesti di un protagonista tormentato e combattuto troviamo anche un volto già noto come quello di Federico Cesari (Skam Italia, Tutto chiede salvezza).
Un viaggio di scoperta doloroso
Il cortometraggio segue la storia di Elia (Cesari), che passa il suo tempo tra dating app e messaggi, nel tentativo di organizzare incontri in luoghi appartati con altri uomini. Ma quando decide di incontrarli, il protagonista non è mai solo: dopo essersi allontanato con un pretesto, il suo gruppo di amici lo raggiunge per picchiare e maltrattare il malcapitato di turno. Elia fa parte infatti di una sorta di gruppo “di caccia”, in cui ha il ruolo di sedurre e adescare uomini e ragazzi online per offrirli allo sfogo violento dei suoi amici che, come suggerisce il titolo, si comportano come degli animali selvaggi.
Prendendo spunto dall’attuale clima sociale e storico nazionale, in cui gli episodi di attacchi violenti contro le persone queer sono tutt’altro che diminuiti, Safari ricostruisce una storia verosimile e dolorosa, che passa in primo luogo attraverso gli occhi e l’esperienza di Elia. Protagonista di un vero e proprio viaggio di scoperta e di rivelazione identitaria, Elia comprende presto di dover essere costretto a reprimere se stesso per non trasformarsi nella prossima vittima del suo stesso gruppo. Grazie anche a un’ottima interpretazione del suo protagonista, Safari riesce a evidenziare con grande empatia la sofferenza e il dolore che l’esperienza di scoperta queer può portare con sé quando vissuta in solitudine, ai margini di una società ancora intrinsecamente reazionaria e violenta nei confronti della comunità LGBTQ+.
Safari e la metafora della caccia
Il tema della caccia è centrale nella narrazione di Safari, come emerge fin dal titolo ma in modo ancora più evidente quando il gruppo di amici si ritrova per giocare a Lupus. Proprio come nel gioco, anche i protagonisti si presentano come dei lupi violenti e aggressivi: attirano con l’inganno per deridere, picchiare e calpestare tutti quelli che credono inferiori. In questo scenario, Elia potrebbe essere il veggente: è lui a mettersi in contatto con le potenziali vittime del gruppo, ed è quindi l’unico che potrebbe anche avvisarli del pericolo imminente. Ma Elia non si schioda mai dalla sua posizione, ben consapevole che staccarsi dalle aspettative dei suoi compagni potrebbe trasformarlo nella loro prossima vittima.
È così che quando si rende conto di avere annichilito se stesso pur di continuare a essere accettato all’interno delle dinamiche violente del gruppo, Elia ha una reazione di malessere fisico e va in giro da solo, ripercorrendo passi già fatti centinaia di altre volte con i “cacciatori”. Ma accettare la sua presa di coscienza, come emerge dal finale del corto, è tutt’altro che facile: Elia è davvero pronto per voltare le spalle al suo gruppo ed essere finalmente fedele a se stesso, anche a rischio di diventare il loro prossimo bersaglio? Safari non consegna allo spettatore una risposta concreta, ma riesce piuttosto ad aprire uno sguardo su un’attualità dolorosa e concreta che, troppo spesso, viene ignorata.