In concorso al 42° Torino Film Festival, Nina, è il secondo lungometraggio della regista spagnola Andrea Jaurrieta.
Un film che scava a fondo nella vita di una donna ormai spaccata in un prima e un dopo da una maledetta notte di abuso.
Il ritorno
30 Anni dopo averlo abbandonato, Nina (Patricia López Arnaiz), torna al suo piccolo paesino d’origine e il fucile che imbraccia sotto la pioggia nella scena iniziale suggerisce che non si tratta certo di un soggiorno di piacere.
Nonostante il tanto tempo trascorso lontano da casa, in molti la riconoscono. Ogni incontro sembra essere però sempre immerso in una palpabile tensione, tranne che con il caro amico Blas (Iñigo Aranburu), unico volto davvero capace di rassicurarla.
Tra tutti è l’incontro con il famoso scrittore Pedro (Dario Grandinetti), elogiato da tutta la comunità, a far raggelare il sangue della protagonista. Il motivo ha origine nel passato e riguarda la Nina sedicenne (Aina Picarolo) col sogno di diventare attrice. È proprio in quel periodo infatti che nasce una relazione tra lei e lo scrittore, relazione che culmina con un rapporto intimo che supera i limiti dell’amore e soprattutto del consenso di lei.
Oggi in Nina arde soltanto un sentimento di vendetta ed è disposta a tutto per riscattare la sua vita rovinata a causa di quella notte al faro.
Il puzzle
Il film è un thriller drammatico che concede, poco per volta, briciole di informazioni, muovendo la fame di sapere dello spettatore e facendola crescere scena dopo scena. Uno alla volta vengono svelati pezzi di un puzzle bagnato dal sangue e nella mente dello spettatore prendono forma delle insinuazioni su come possano essere andate le cose senza però mai averne completamente la certezza.
Passato e presente vengono abilmente mescolati dalla regista, confondendone le linee fino a farle combaciare, ma senza far smarrire troppo l’attenzione in chi guarda.
È nella parte finale che il quadro prende la sua forma completa, lasciando però a noi la responsabilità dell’ultimo tassello.
Il vero nemico di Nina è il passato, un passato oramai lontano e sbiadito, ma le cui cicatrici sono ancora evidenti e sanguinanti nel cuore e sul corpo della donna.
I confini
Il film esplora la complessità della violenza e in particolar modo la sottigliezza dei confini del consenso.
Un’ intera vita può essere compromessa da una notte se arriva in un età troppo giovane e con una persona molto più grande. La manipolazione da parte dell’adulto in questo caso segue vie lunghe percorse a piccoli passi, giocando con la fiducia e spingendosi sempre più in là senza mai fermarsi.
Nina non ha mai voluto fare ritorno nel suo luogo d’origine anche e soprattutto per l’indifferenza dimostrata in un momento per lei tanto delicato. Nessuno ha avuto la premura di aiutarla o quantomeno di chiedere come fossero davvero andate le cose. Una ragazza che ricercava solo comprensione si è trasformata in una potenziale assassina.
Il film focalizza l’attenzione sull’atto stesso della vendetta, sviscerandola e mostrandone la debolezza. La protagonista inizia a comprendere quanto inutile sia l’atto di togliere la vita alla persona che le ha provocato tanto dolore: farlo non lenirà le ferite anche se ancora vivide e brucianti.
Non vi è dunque una presa di posizione completa da parte della regista sulle azioni di Nina, il suo vero obiettivo è far riflettere lo spettatore sulle azioni e sulla complessità delle relative conseguenze.