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Torino Film Festival

‘Quando dico che ti amo’: un divertente vortice musicale

Si torna indietro alla musica degli anni Sessanta attraverso uno spaccato melodico tutto italiano che rapisce lo spettatore

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quando dico che ti amo

Quando dico che ti amo di Giorgio Bianchi è stato presentato al Torino Film Festival, nella nuova sezione denominata Zibaldone, in un vero e proprio tripudio di risate e musica. Un film leggero, godibile e divertente, oltre a essere caratterizzato da un trama agile, di facile lettura e comprensione. Il protagonista è il cantante Tony Renis che, proprio come gli altri attori, interpreta se stesso: uno scapolo impenitente, che non sa mai scegliere in amore, e più nello specifico tra le sei fidanzate che ha. Fino al momento di rottura, quando cioè tutte queste ragazze scopriranno di non essere le uniche.

Se al centro di Quando dico che ti amo c’è la musica che, tra l’altro, ha anche dato il titolo al film (si tratta di un brano di Tony Renis del 1967), d’altra parte a essere rappresentato è un vero e proprio spaccato culturale, specie musicale, di quell’epoca, in Italia: è il tempo di Lucio Dalla, Enzo Jannacci, Jimmy Fontana, e ancora Caterina Caselli. Del Piper a Roma, dei ribelli, e del mondo che si voleva cambiare.

Il restauro dell’opera è stato curato e supervisionato da Tony Renis.

Un tripudio musicale dal quale è difficile prendere le distanze

Quando dico che ti amo è, prima di ogni altra cosa, un film musicale. Leggero, pur nelle sue dinamiche interne, porta in scena una musica semplice e diretta. La sensazione netta che si ha durante tutta la durata del lungometraggio è di trovarsi di fronte a un modo di fare musica artigianale, a oggi invero a noi sconosciuto. Una musica che è arte, perché colta come processo nel suo farsi, espressione del tentativo di entrare in contatto con l’esterno e con le persone, di captare i fermenti culturali che nascevano e si esprimevano, anche in forma embrionale: niente a che fare con l’idea dell’artista che compone da solo nel suo studio, animato da un colpo di genio. La musica in Quando dico che ti amo è prima di tutto condivisione, specie di tipo umano: è scelta di stare con gli altri, ancora partecipazione di quelle che sono le proprie idee, con chiunque possa capire o essere presente per ascoltare.

E fa un certo effetto vedere i grandi della musica di ieri (per chi non può provare l’effetto nostalgia, di un tempo che non ha mai vissuto), com’erano ai loro inizi. Primo fra tutti Lucio Dalla, a dir la verità, molto poco riconoscibile nell’aspetto fisico, seppur immediatamente nel timbro vocale. Ciò che prende forma e colpisce, ancora una volta, è la dimensione collettiva nella quale questi artisti sono immersi e di cui godono, affatto scontata. Emerge così il ritratto di un mondo musicale avulso dalla dimensione individuale, che anzi la rifugge, così come dall’isolamento personale: la musica di quegli anni viene rappresentata come un’intenzione corale, di note e idee.

La trama è semplice, le risate assicurate

Non si può proprio non ridere guardando Quando dico che ti amo. Anche in questo caso si tratta di un’ironia semplice, diretta e ampiamente condivisibile. L’elemento cardine che regge la struttura filmica è il più che noto (e utilizzato) espediente dell’imbroglio, ma soprattutto dell’equivoco. Lo spettatore immagina già fin dalle prime scene – quando, cioè, Tony Renis non fa altro che collezionare fidanzate, accompagnato dalla mal celata goffaggine dell’amico Ascanio alias Enzo Jannacci – che l’equilibrio di questa situazione è estremamente fragile. Insomma, lo spettatore ipotizza fin dall’inizio che le molteplici ragazze di Renis scopriranno presto l’imbroglio.

E non aspetta altro che quel momento arrivi. Non tanto per “punire” l’impenitente Tony, ché alla fine un po’ gli si è affezionato, ma più che altro per vedere che cosa succede. E infatti succede di tutto, i guai sempre all’orizzonte si palesano e prendono forma in una chiave fortemente ironica e quindi mai drammatica.

Ciò che emerge è, infine, la visione dell’amore, la visione del concetto di famiglia e anche l’assetto culturale della società dell’epoca. Insomma, tutti aspetti che attraverso il riso e la battuta emergono in svariate commedie, e permettono una riflessione sugli stessi, in questo caso pure di tipo intergenerazionale. E perciò aperta a tutti: a chi ha vissuto quel tempo, e ne può provare nostalgia, e a chi l’ha solo visto attraverso gli altri, e lo può così incontrare per la prima volta.

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Quando dico che ti amo

  • Anno: 1967
  • Durata: 99'
  • Genere: Commedia, Musical
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Giorgio Bianchi