Presentato al Rome Independent Film Festival del 2024, Tutti Uccidono è il nuovo cortometraggio di Francesco Puppini. Vincitore nel 2020 degli Shorts Pitching Training, il regista ha già girato diversi corti tra cui ricordiamo Virginia e Some Body.
Tutti Uccidono – La trama
Girato in Valle d’Aosta, il film vede il protagonista, Giacomo, dopo anni passati a Leeds, in Inghilterra, tornare nel suo paese di origine dai suoi parenti. Purtroppo però questa non è una visita di cortesia, perché suo fratello, Pietro, è stato brutalmente assassinato. Giacomo partecipa quindi al suo funerale, ma, nonostante il suo ritorno, non ritrova una bella accoglienza tra gli abitanti del paese.
Pervade infatti un clima di freddezza e intolleranza lungo tutta la durata del cortometraggio, che scopriamo essere i moventi principali per cui Pietro è stato ucciso e di cui è vittima anche Giacomo, dopo una lunga assenza da un luogo che era abituato a chiamare casa, ma che ora non fa più per lui.
I temi
La scelta di ambientare la narrazione in un paese di montagna e l’uso una fotografia dai colori molto freddi e spenti evidenziano questa atmosfera di chiusura, quasi glaciale, e di intolleranza nei confronti di Giacomo, insieme alla sua difficoltà di trovare un senso di appartenenza.
Inoltre, il fatto che non venga mai nominato un vero e proprio colpevole fa pensare a una complicità collettiva. Questo si riflette in primo luogo sugli abitanti del villaggio che guardano storto Giacomo, quasi come lo discriminassero. Ma, successivamente, anche sul senso di colpa del protagonista, che non sappiamo perché ma è stato assente per molto tempo e non era vicino al fratello al momento dell’omicidio. È questo ciò che conta: un senso di colpa che emerge grazie alla grande interpretazione di Francesco Patané e ai numerosi primi piani sul suo volto.
Giacomo e il rapporto con gli abitanti del villaggio
Quasi inspiegabilmente, i compaesani di Giacomo lo trattano con freddezza e discriminazione perché è stato via a lungo. Noi non ne conosciamo il motivo e non comprendiamo l’avversione nei suoi confronti. Tuttavia, il cortometraggio riesce meglio nel suo tentativo di far empatizzare lo spettatore con il protagonista, che si sente osservato, giudicato. Assistiamo anche a un pettegolezzo tra un gruppo di anziani in piazza, con l’intento di sottolineare che alle spalle di Giacomo si sta parlando male.
Questo scaturisce in Giacomo un senso di isolamento e di insicurezza, sebbene si trovi nel paese in cui è cresciuto. L’ambientazione prevalentemente notturna, insieme alla scelta del piccolo borgo, sono dunque un perfetto scenario per descrivere questo sentimento di esclusione ed emarginazione.
Anche la frana dovuta al maltempo, di cui sentiamo prima alla radio e vediamo poi concretamente alla fine, è una metafora usata in modo molto efficace per descrivere il deterioramento delle relazioni umane che avviene nel tempo.