Evelin e la città delle valigie è il cortometraggio di Aurora Ovan candidato al RIFF per la National Short Competition.
Evelin è un’orfana, nata e cresciuta nel monastero di Orum. Qui, i novizi mettono in grosse valigie le loro paure, le loro speranze e i loro sogni. Più pesanti sono, più potranno scalare di grado nell’Ordine. Ma la notte del suo compleanno, una figura oscura le mostra un modo per sfuggire alle bugie che ha sempre conosciuto come verità.
Questo cortometraggio dura meno di dieci minuti, ma abbiamo la sensazione che la storia di Evelin sia ben più profonda e lunga di così.
Da questo tempo breve, risulta evidente che l’autrice ha un suo mondo fantastico fabbricato mattone dopo mattone nel quale ci invita a entrare. E ci resteremmo ancora di più, anche e soprattutto per il finale aperto, che vede la protagonista imbarcarsi in un nuovo viaggio.
Quest’opera ha molti altri positivi. Sono preziose la voce di Carlo Valli come narratore – la conosciamo da Orazio Lumacorno in Harry Potter e Ghostface in Scream, ma non solo – e l’ambientazione del monastero, ovvero La Brunelde, Casaforte D’Arcano, ai piedi del Fiume Tagliamento e delle Alpi Carniche.
Il racconto della Città delle Valigie è estremamente curato: la colonna sonora perfetta, i costumi dei personaggi, la fattura dei bagagli e delle chiavi che le aprono.
Quest’atmosfera misteriosa e magica, ripresa e coerente da ogni lato, è una meraviglia per gli occhi dal punto di vista estetico.
Soprattutto, ci immerge in un intrigante altrove facendoci dimenticare della nostra quotidianità: il bisogno più vero che il genere fantasy possa soddisfare.
Questo cortometraggio ricorda la bellezza della narrazione, del condividere insieme nuove avventure fantastiche in cui possiamo immedesimarci.
La storia di Evelin tratta infatti del tema del tempo. Al monastero ci si concentra solo sul futuro, e non si parla mai del passato.
La protagonista all’alba dei suoi vent’anni sarà portata a scegliere se rimanere a queste regole o se indagare sulla sua storia e su sè stessa, incontrando personaggi e spazi nuovi. O ritrovati?
E questa sfida non appartiene solo a lei, anzi. La commistione fra atmosfera fantastica e aspetto psicologico – affrontare il proprio destino, fra sogni e paure – attrae e incuriosisce.
Non vediamo l’ora di vedere di più dell’universo di Evelin e di quello di Aurora Ovan, che sembra avere nuovi mondi e progetti in serbo per noi.