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Medfilm Festival

‘Passing dreams’, un sogno che supera ogni confine

Nell'ultima opera del regista palestinese Rashid Masharawi il giovane Sami deve ritrovare il suo piccione, scappato da qualche giorno. La ricerca diventerà il pretesto per un viaggio ricco di significato, che celebra la potenza della speranza oltre ogni confine

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Passing-Dreams_Rashid Masharawi

Dopo l’anteprima mondiale al Cairo International Film Festival, Passing dreams atterra al MedFilm Festival per la sua anteprima europea. Durante la tappa romana, il regista palestinese Rashid Masharawi ha avuto la possibilità di parlare del suo lungometraggio durante una masterclass dedicata all’università La Sapienza, nella cornice dei Masters of Cinema, le masterclass del festival. Un incontro importante per discutere del principio di resistenza insito nel cinema palestinese e del regista, come forma di resilienza attraverso l’arte.

Passing dreams è prodotto da Cinepal Films, con il supporto di Coorigines Production, Kinana Films, Film i Skåne, Objectif 9, First Poly Production. Nel cast: Ashraf Barhom, Adel Abu Ayyash, Emilia Massou.

Passing Dreams, oltre i confini del possibile

Il dodicenne Sami è alla ricerca del suo sfuggente piccione viaggiatore, a cui è estremamente legato e che deve assolutamente ritrovare. Convinto che l’uccello sia tornato al suo luogo d’origine, Sami inizia un viaggio che lo porta dal campo profughi di Qalandia, dove vive, fino ad Haifa. Per arrivare a destinazione il giovane ha bisogno d’aiuto: raggiunge così lo zio Kamal e la cugina Miriam a Betlemme, chiedendo loro di unirsi a lui per la ricerca. Durante il viaggio emergono i sogni e la storia non solo di una famiglia, ma di un intero popolo, confine dopo confine.

Al di là della paura c’è l’amore

In un drammatico momento come quello che la Palestina e tutto il West Bank sta vivendo, il lungometraggio di Masharawi è un’importante testimonianza di come la vita debba andare avanti, nonostante tutto. A partire da una semplice storia, il regista riporta la realtà di una parte del Medio Oriente diviso e frastagliato sulla cartina geografica, ma non nell’anima delle persone.

Sami (Adel Abu Ayyash) è alla ricerca del suo piccione, che dopo due settimane di addestramento per consegnare piccoli messaggi, semplicemente sparisce. Cerca di convincere l’amico: devono solo arrivare a Betlemme e raggiungere lo zio per unirsi alle ricerche. Ma oltrepassare il primo check point per arrivare a destinazione non è una facile impresa, come lo saranno tutti gli altri. Sami prosegue da solo: sale in uno dei tanti veicoli che oltrepassano il confine, con a bordo soli adulti.

Il lungometraggio potrebbe avere le sembianze di un road movie dai toni adolescenziali ma, quando la cornice diventa un territorio occupato, inizia a prendere una forma decisamente differente.

Sami affronta il primo checkpoint di petto: i militari fanno attendere i veicoli in fila, ma lui spiega con decisione ad uno dei soldati, nello sgomento generale, che deve per forza oltrepassare la zona. Per Sami, si tratta di una missione pura, un sogno che deve avverarsi a prescindere dalla situazione che lo circonda. Questa scena ha dell’inverosimile, ma a mantenere così vivo Sami è una speranza radicata nel profondo.

Un viaggio ad ogni costo

Il ragazzo riesce ad arrivare a Betlemme e raggiungere lo zio Kamal (Ashraf Barhom) e la cugina Miriam (Emilia Massou), aspirante reporter. Dopo aver convinto i due familiari, il viaggio prosegue e la tappa da raggiungere è Gerusalemme, dove un amico di Kamal potrebbe avere notizie sull’animale perduto. Dopo un piccolo momento di sconforto, dove a Sami viene rifilato un falso sostituto del suo piccione, emerge la verità. Il giovane confida alla cugina che questo piccione è importante: attraverso l’uccello potrebbe comunicare con il padre, ora in carcere e che non vede da tanto tempo. Inoltre, l’uccello è riconoscibile perché indossa un anello regalatogli dal padre, che apparteneva alla nonna di Sami.

Lo zio, stanco e quasi rassegnato dalle continue richieste dei due giovani, viene comunque incitato dalla figlia a continuare le ricerche verso Haifa, luogo di provenienza del piccione. L’animale diviene così un simbolo: racconta la resilienza di una famiglia divisa tra i confini territoriali imposti, che però è determinata a raggiungere insieme uno scopo all’apparenza semplice, ma carico di significato.

E allora è impossibile non notare gli infiniti posti di blocco, le perquisizioni, i soldati armati che vigilano le strade tortuose percorse dalla piccola famiglia. Nonostante questa triste e inquieta realtà, Sami è inamovibile.
Il difficile scenario ai quali i personaggi sono abituati lascia sempre uno spiraglio di ottimismo, talvolta anche con scene ironiche. Ad esempio, quando alcuni oggetti semplici come una croce da souvenir o la gabbietta del piccione vengono ritenuti troppo sospetti ai posti di blocco.
Masharawi decide di farci vedere una realtà fatta di speranza e lotta continua, piuttosto che di rassegnazione. Vivere comunque, sulla disperazione.

passing dreams

Still from Passing dreams, by Rashid Masharawi

Passing dreams, la speranza che resiste

Durante l’arrivo ad Haifa, una serie di coincidenze emergono. Complice forse la stanchezza e il lungo viaggio condiviso, il regista svela le dinamiche familiari tra i personaggi: il padre di Sami è incarcerato e, per una coincidenza mancata da Kamal, quest’ultimo e la madre del ragazzo non si parlano più. Nel mentre, Kamal accompagna per qualche chilometro un pescatore rimasto a piedi sulla strada e in cerca di petrolio.
Nella perfetta coincidenza degli eventi, il regista porta alla luce un profondo messaggio di umanità: in fondo, non siamo così diversi gli uni dagli altri.

Sami torna a mani vuote consapevole che, a prescindere dall’esito, non si è arreso di fronte alle mille complicazioni. Il grande cerchio all’interno della narrazione si chiude: Kamal cerca di ricongiungersi con la madre del ragazzo, probabilmente per una tregua finale.
Passing dreams nella sua estrema semplicità è disarmante: se pensiamo che ogni location citata nella sceneggiatura è reale, immaginiamo immediatamente la fatica nel creare questo progetto, divenendo esso stesso un documento filmico di resistenza.

Masharawi, però, pone al centro non solo le difficoltà che circondano i personaggi, ma anche la loro immensa umanità. Inoltre, ci fa credere realmente che è ancora possibile unirsi nelle avversità, mantenendo vivi in noi il desiderio e la speranza, come un faro che deve illuminarci la via.

Credo che il cinema possa proteggere la memoria e la cultura. E questo che ho fatto negli ultimi quarantacinque anni. La Palestina esiste più sullo schermo che nella realtà, perché è nella nostra mente. Tutte le cose che alimentano storia, cultura e arte offrono protezione.
-Rashid Masharawi

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Passing dreams

  • Anno: 2024
  • Durata: 85 min
  • Genere: Road movie, Drammatico
  • Nazionalita: Palestina
  • Regia: Rashid Masharawi