In programma al festival Linea d’ombra, nella sezione Vedo Animato, il “cartoon” Lines di Martin Schmidt. Un brevissimo cortometraggio, di poco più di quattro minuti, di carattere astratto e minimalista nella sua essenzialità.
Questa piccola opera tratta di una battaglia tra forme e colori che cercano di conquistare lo spazio dello schermo. Secondo la testimonianza del regista l’idea gli venne durante un periodo di totale stress, che lo stava mettendo in difficoltà. Pertanto, questa breve creazione, scaturita da un momento di profondo malessere, è stata salvifica per l’autore.
Ecco il programma di Linea d’ombra
Cinema o videoarte?
Guardando e analizzando Lines, sorge nuovamente la domanda se questo tipo di creazioni siano cinema oppure videoarte. Il movimento delle immagini c’è, e vi è anche una narrazione, sebbene minimalista. È a suo modo un’opera d’animazione, perché le forme e i colori, realizzati con il computer, non sono dissimili da alcuni corti della Pixar; oppure di alcune stravaganti e artistiche scene dei cartoon della Disney.
Questo cortometraggio però, basato su pattern grafici, realizzati in 3D, andrebbe recepito più come videoarte pura. Un’opera animata, al passo con i tempi della CGI, che si riallaccia alle prime opere di David Lynch, in particolare a Six Men Getting Sick (Six Times) e The Alphabet. In ambedue forme e figure erano rappresentate tramite disegni animati. E sebbene quei corti, proiettati in loop nelle sale d’esposizione dei musei come videoinstallazioni, oppure negli happening, avessero una finalità astratta e metaforica, negli “interstizi” c’era una trama.
Fatto questo excursus, nel quale Lines è sulla linea di confine tra cinema e videoarte, il cortometraggio di Martin Schmidt è una divertente opera, nel mostrarci questo fantasioso scontro di forme, e un’interessante prova del livello raggiunto dalla tecnologia dell’audiovisivo.