Amplified di Dina Naser è un pluripremiato cortometraggio, presentato alla Berlinale, co-produzione tra Giordania, Egitto e Palestina, distribuito da Esen Studios e in concorso al Med Film Festival.
Amplified, la sinossi ufficiale
Hind è una giovane e affascinante karateka con una disabilità uditiva. Dopo essere stata vittima di un episodio violento al centro dove si allena, il suo mondo cambia radicalmente: Hind sperimenta per la prima volta cosa succede quando gli spazi sicuri vengono distrutti nel modo peggiore. Ispirato a una storia vera.
La delicatezza e l’impatto
Dina Naser, che ha lavorato preferibilmente nel documentario, raccoglie ispirazione dalla realtà per la storia di Hind. Una ragazza adolescente che risulta una facile preda di un aggressore, nascosto dietro al volto familiare del suo allenatore. Hind non parla di quel che è successo, come tante altre come lei non hanno avuto la forza di fare, ma la regista le offre un supporto solido quando la madre le garantisce di essere lì per lei.
Il messaggio di questa storia è veicolato con un uso peculiare dell’audio, dal momento che la protagonista è sorda e il suo mondo, fatto di suoni ovattati o amplificati dagli apparecchi acustici. Questa diventa una firma narrativa distintiva e, ironicamente, un amplificatore delle emozioni e dei significati del film.
Amplified si chiude con una promessa, che in un certo senso la ragazza fa a se stessa, e si mostra combattiva nello specchio, con una cintura nera di cui si fregia autonomamente, per aver scampato il pericolo.
Non si tratta di un film edulcorato, perché è ben diretto nel mostrare come la minaccia si nasconda tra gli sguardi e gli atteggiamenti più amichevoli. Ma questa terribile esperienza è, in questo caso, scampata per un pelo. E ci lascia l’immagine di una bestia cannibale che strappa un pezzo della preda e lo trattiene tra i denti.
Ci sono pericoli a cui le ragazze di tante realtà sono esposte, e ancora di più tra queste, coloro che sono più vulnerabili. Ma la tenacia con cui Hind affronta l’offesa, ci fa ben sperare che sempre meno siano disposte a lasciarsi sopraffare da queste ingiustizie.
