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Middle East Now

‘Back to Alexandria’: un viaggio interiore tra ricordi e radici

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Back to Alexandria

Back to Alexandria, lungometraggio d’esordio del regista e sceneggiatore svizzero-egiziano Tamer Ruggli, è stato presentato al Middle East Now, festival di cinema e cultura contemporanea sul Medioriente.

Back to Alexandria racconta la storia di Sue che, dopo vent’anni di assenza, torna in Egitto, sua terra d’origine, per riallacciare i rapporti con sua madre Fairouz, eccentrica e bellissima aristocratica. In un sorprendente viaggio dal Cairo ad Alessandria, Sue si riavvicinerà alla sua famiglia e si confronterà con ricordi al contempo sorprendenti e dolorosi. Riconciliandosi con il suo passato, diventerà finalmente la donna forte e indipendente che è destinata ad essere.

Un ritorno alle origini: La storia di Sue tra passato e riconciliazione

Back to Alexandria è un viaggio interiore e fisico. Tamer Ruggli parte da una ricerca interiore e la dichiara immediatamente, perché la sua protagonista Sue, interpretata dalla brava attrice libanese Nadine Labaki, è una psicoterapeuta. Il viaggio è centrale perché obbliga chi lo compie a programmare e ad accettare l’imprevisto. Partendo da sé, Ruggli traccia una linea su cui fa agire i protagonisti in un gioco melò, che richiama in parte le atmosfere di Almodóvar, senza mai perdere la sua identità. Il regista svizzero-egiziano, infatti, si concentra sull’universo femminile egiziano, raccontandone l’esuberanza e la forza con un’attenzione particolare alla profondità dei sentimenti e alle dinamiche relazionali.

Se da un lato si può percepire l’eco della teatralità emotiva cara al cineasta spagnolo, dall’altro Ruggli la declina in modo personale, lasciando emergere la complessità della relazione tra Sue e Fairouz, mai ridotta a semplici stereotipi. La loro interazione si nutre di una tensione che rispecchia l’intimità e i non detti tipici delle dinamiche familiari. Ruggli riesce così a coniugare l’intensità melodrammatica con una sensibilità più intima e personale, che rende Back to Alexandria un’opera unica nel suo genere.

La forza del perdono: Confrontarsi con sé stessi per crescere

La spinta di Sue è l’idea del perdono. Nel momento in cui la vita di sua madre Fairouz, istrionicamente interpretata da Fanny Ardant, volge al naturale destino di ogni essere umano, Sue deve fare i conti con tutto ciò da cui è andata via. Per questo il viaggio, dal Cairo ad Alessandria, diventa una riflessione sul senso di appartenenza, sulla distanza tra chi siamo e chi eravamo e su quanto le nostre radici influenzano la nostra identità. Il viaggio interiore e fisico che Sue intraprende si traduce in un percorso di crescita e riscoperta, dove la comprensione del passato si intreccia con la costruzione di una nuova consapevolezza.

Il dialogo interiore della protagonista è rappresentato attraverso il dialogo immaginario con la madre, quella che lei ricorda, una donna ancora giovane e bella, con cui è costretta a confrontarsi. Conflitti e confronti generazionali, dove le incomprensioni nella relazione madre-figlia possono portare ad un allontanamento. Ruggli è andato oltre, lasciando trasparire da questo contrasto un profondo amore.

Atmosfere visive: L’Egitto sospeso tra passato e presente

Thomas Hardmeier cattura l’atmosfera di un’Egitto sospeso tra passato e presente, utilizzando colori caldi e nostalgici per evocare i ricordi della protagonista. La scelta cromatica sottolinea la dualità tra i momenti più malinconici e quelli di riscoperta. La scelta del DOP Hardmeier è propedeutica alla direzione artistica, che mette in risalto un Egitto nostalgico, ricco di dettagli visivi che rimandano al passato della protagonista, come gli abiti vintage e le ambientazioni classiche.

Tamer Ruggli, con le sue radici egiziane, in Back to Alexandria, mette in scena una storia profondamente personale, condividendo con gli attori la sua storia familiare per creare personaggi autentici. La costruzione dei personaggi è fortemente influenzata dalla sensibilità visiva di Ruggli, che ha scritto le parti pensando già agli interpreti. Questo approccio permette di ottenere performance calibrate e profonde, ma comporta anche un rischio artistico che il regista ha affrontato con coraggio.

Back to Alexandria riesce a toccare temi universali attraverso una storia intima e personale, in cui il viaggio interiore e fisico diventa una chiave per riscoprire se stessi e le proprie radici.