Motherland di Brillante Mendoza (Ma’ Rosa, Moro) è l’ultimo film del regista filippino, presentato in anteprima mondiale al Busan International Film Festival, e interpretato da Rocco Nacino e Cesar Montano.
Un altro tassello nella riflessione del regista sulle divisioni del suo popolo, e sul concetto di patria e di missione, offuscato e deviato dai radicalismi della religione.

‘Motherland’ di Brillante Mendoza – Foto fornite dall’ufficio stampa del Busan International Film Festival
Motherland di Brillante Mendoza, la trama
Il film inizia con scorci sulle vaste risaie e il verde schiacciante e incontaminato dei panorami filippini. Un soldato, Tom, celebrato come un eroe, fa rientro nel suo villaggio; tuttavia, questa festa nasconde una lacerante verità che il ragazzo si porta dentro.
Da qui il film si sviluppa come una sorta di flashback a raccontare la missione di cattura di un criminale estremista, il malese Marwan, fabbricatore di bombe, sulla cui testa pendeva una taglia imposta dagli Stati Uniti. Una apparentemente ben pianificata incursione, si tramutò in una carneficina anche a causa di decisioni sbagliate e della totale leggerezza con cui il rientro dei soldati inviati era stato pianificato.

‘Motherland’ di Brillante Mendoza, backstage – Foto fornite dall’ufficio stampa del Busan International Film Festival
Mendoza per il suo popolo
Dopo l’ultima produzione, Moro, ugualmente presentata in anteprima al festival coreano l’anno scorso, il regista veterano filippino torna ad ispirarsi a fatti di cronaca realmente accaduti nelle aree bollenti di Maguindanao. Questa volta, con Motherland, passa letteralmente dalla parte opposta dello schieramento e si ispira alla Strage di Mamasapano del 2015. E non è un caso che dagli ultimi due film, Mendoza abbia voluto raccontare delle motivazioni di entrambi gli schieramenti, di una delle guerre intestine che più ha tragicamente segnato la realtà delle sue isole.
La fuga del superstite, Tom, è uno dei passaggi più di forza del film, che ammette come anche all’interno dei confini della propria terra, si possa essere considerati nemici e letteralmente inseguiti anche dai civili. Fondamentale in questo l’interpretazione di Rocco Nacino.
La critica all’entourage decisionale
Coerente al suo stile, Mendoza si attarda sulla tensione e sui respiri, usando musica ed effetti musicali come da tradizione, e questa volta indugiando abbondantemente su riprese aeree.
Ridondanti poi sono le liste di missioni, criminali, luoghi, ministri, esseri umani che rimangono su di una lavagna a pennarelli senza anima. Con questo puntiglio critica la leggerezza di come i piani alti dell’esercito e il presidente stesso, abbiano trattato la situazione. Di quanto superficiale sia stata la valutazione militare e umana dei pericoli, che hanno lasciato degenerare la missione, in una estesa carneficina.
Gioca un ruolo strategico il montaggio alternato: da una parte il quartier generale, dove chi decide siede nella tranquillità dell’ufficio illuminato da luci al neon; e dall’altra parte, connessi solo da un debole e gracchiante segnale radio, i soldati, a morire sotto una pioggia di proiettili.

‘Motherland’ di Brillante Mendoza, backstage – Foto fornite dall’ufficio stampa del Busan International Film Festival
Patriottismo e apertura
Di fronte a film così patriottici, ci risulta chiaro che Brillante Mendoza si stia impegnando affinché rimanga a memoria l’evento e la crudeltà con cui ancora il dialogo non riesca a realizzarsi appieno; anche ai nostri giorni. Inoltre, non fa troppo mistero delle ingerenze dell’esercito americano nel backstage delle stanze del potere.
Purtroppo, c’è quasi troppa Hollywood in questo film bellico, poiché nasce come una narrazione semplice ma si forgia di alcuni classicismi quasi stucchevoli.