Nella sempre suggestiva conrnice dell’Hotel De Russie di Roma, si è tenuto l’incontro stampa con Alessandro Roia ed Ester Elisha, doppiatori italiani dell’atteso Il robot selvaggio, in uscita nelle sale il 10 ottobre 2024, distribuito da Universal. In cabina di regia, Chris Sanders confeziona un vero e proprio gioiello dell’animazione, perfetto per grandi e piccini.
Il messaggio del “robot selvaggio” svelato durante l’incontro stampa
Tante e tutte altrettanto fondamentali sono le tematiche trattate dalla pellicola. Il robot selvaggio non è solo un racconto di avventura, quanto piuttosto un racconto di formazione e, durante l’incontro stampa, abbiamo chiesto ai doppiatori quale sia, secondo loro, il messaggio più importante.
«Secondo me il messaggio più importante è quello legato alla collaborazione – risponde per prima Ester Elisha – L’aiuto può arrivare anche da chi non pensi e che diventa una risorsa per tutti. Nel film arriva infatti dai tre esclusi. Spesso chi non si espone, chi è meno rumoroso, ha grandi risorse, anche se non lo scopri subito e devi avere pazienza per arrivare a conoscerlo.»
Vendersi bene è un’arte, ma non è detto che quella persona abbia grandi carte, devi aspettare e vedere. – Ester Elisha
«Penso che il grande punto di forza del film – si aggancia Alessandro Roia – sia la voglia di ribaltare il momento storico, parlando di gentilezza come risoluzione ultima, come arma e come rivoluzione. Paradossalmente oggi essere gentili è diventato pericoloso, è molto complicato.»
Tornare all’idea di una gentilezza pura potrebbe diventare una nostra arma ultima. – Alessandro Roia
Il legame con la storia
La Elisha si è poi soffermata sul legame che ha provato con il racconto e con il personaggio di Beccolustro, che la commuoveva nel profondo. «Mi sono molto affezionata alla storia. Mi ha colpito moltissimo come con l’animazione siano riusciti a farti dimenticare che sia un film d’animazione.»
Andare oltre quello per cui sei stato “programmato” vuol dire essere ancora di più te stesso. Ma devi trovare la tua vera programmazione. – Ester Elisha
Nella pellicola si fa spesso riferimento all’improvvisazione, utile ad adattarsi, di volta in volta, alle situazioni che si presentano, e in inevitabile contrapposizione con il discorso della programmazione. «Nella storia attoriale la parola improvvisazione ha sempre avuto il suo fascino – spiega Roia – e, come ho detto spesso, facendo da “voyeur spia” nei set, ho capito che è l’estensione di qualcosa che conosci molto bene. Non è un concetto legato all’approssimazione, ma è cercare di cavalcare qualcosa di inaspettato con una profonda conoscenza. Per me significa non perdere occasione di godere di qualcosa che si dà per scontato.»
Nel lavoro da regista, come diceva Bertolucci, è tenere sempre aperta la porta del set, perché il mondo del cinema crea piccoli corto circuiti che possono creare l’unicità. – Alessandro Roia

Il lavoro del doppiaggio
Quindi l’attore passa a parlare del lavoro fatto col doppiaggio. «Non avevo mai fatto un lavoro di questo genere, per cui ho chiesto di vedere il film, tra l’altro non finito ed è stato meraviglioso anche a livello tecnico, perché è veramente cinema: attraverso il punto di vista della macchina da presa cerchi di capire il sentimento del film. Il direttore del doppiaggio mi ha consigliato di non fare un percorso imitativo, ma più mimetico e di creare qualcosa sopra la partitura già esistente. Il mio personaggio si muove tanto e io ero fisicamente stanco alla fine di una giornata, ma anche tecnicamente a mio agio per poter avere quel tipo di linguaggio.»
Entrare nel doppiaggio e liberarsi dei cliché era talmente interessante come esperienza che ha ristabilito dei codici nuovi. – Alessandro Roia
«Per me è stata una totale sorpresa, ho scoperto il film una volta finito perché non lo avevo visto prima per intero. Avevo intuito, ma ho voluto vedere il meno possibile perché emotivamente era difficile gestirlo. Sono stata un po’ chirurgica in questo senso. Ed è stato interessante ripercorrere le cose fatte da altri (riferendosi ai doppiatori originali, Lupita Nyong’o e Pedro Pascal, ndr.) – aggiunge la Elisha – trovando un mio spazio artistico. Inoltre il coinvolgimento del corpo è molto specifico.»
Le scene del cuore
Le ultime battute svelano quali sono le scene a cui i due doppiatori sono più legati, per un motivo o per un altro. La Elisha sceglie il momento in cui Roz rischia la cancellazione della memoria. «Sono i nostri ricordi e il momento del distacco, del lasciar andare, tutti ci possiamo relazionare in un modo o in un altro.»

Mentre Roia sceglie una scena complicata dal suo punto di vista, «perché è un momento in cui il personaggio scardina il suo essere e, nella sua impopplarità, deve cercare di prendere la leadership.»
*Sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.