È faticoso mettersi dalla parte di Chiara Malta, regista del film Armando e la politica, perché si porta con sé la scia di una vecchia e spocchiosa borghesia di sinistra, tipica di quelli che nel privilegio ci sono nati. Un tipo di racconto, quello di Chiara, che ricorda Nanni Moretti senza quel mordente dovuto a una condizione di disillusione e proletariato (fisico ed emotivo): Chiara è scevra dalla stessa difficoltà di cui si fa carico Nanni Moretti. Meglio ancora, la regista ricorda, con la sua volontà di raccontare in modo ironico uno spaccato politico italiano, un tipo di narrazione proposto da Sabina Guzzanti, comica e regista che nell’ironia idiosincratica dei suoi personaggi riesce a essere una penna tagliente e malinconica. Chiara non ha lo stesso effetto, sia per la sua maturità artistica e – all’epoca – anagrafica, sia perché l’onta del privilegio ammorba le questioni che propone, il suo film, il rapporto con suo padre e la sua idea di politica (quasi del tutto inesistente). Ogni storia ha intrinsecamente la sua dignità emotiva e privata, per cui niente di ciò che viene detto è volto a sminuire il sentimento di Chiara che traspare in modo limpido seppur scevro da ogni stimolo alla compassione (da cui Chiara, per fortuna, ci lascia liberi).
Armando e la politica è arguto nel suo modo di delinearsi, nella presentazione dei suoi personaggi e nel racconto favolistico della storia politica italiana, Chiara decide di utilizzare delle animazioni che accompagnano le interviste e il suo stesso voice over per raccontare suo padre. La regista avrebbe potuto scegliere un titolo diverso, Armando e io, per esempio, ma Malta sa bene che non si è mai trattato di lei e che, nel suo rapporto con il padre, c’è sempre stato qualcosa che lui ha amato di più di qualsiasi altra cosa al mondo. Eppure Armando è dolcissimo quando, alla Festa dell’unità, si commuove e commuove Chiara dicendole che gli somiglia, che è bravissima, che è fiero di lei: Chiara deve fermarlo, deve dirgli basta perché sta registrando e perché Chiara quelle cose non è abituata a sentirsele dire, soprattutto da suo padre. Ed è, infine, questo il segmento più dolce e vero di tutto il film, catturato inconsapevolmente, non costruito e che dice molto di più su Armando e sul suo rapporto con Chiara, di quanto Chiara stessa sia riuscita a fare chiamando agli armamenti i compagni di partito di Armando, le tre sorelle, il fratello, la moglie del fratello e la loro yorkshire Martina, catturati in un salotto parigino.
Armando e la politica, cronache di guerra
Il racconto di Chiara fila liscio mentre racconta la sua infanzia circondata dai libri di suo padre, dal suo impegno attivo all’interno del partito socialista e i suoi forti ideali di giustizia. Si dice che la giustizia, appunto, abbia le spalle pesanti: lo saranno anche quelle di Armando che vede tramontare tutto ciò in cui crede con lo scandalo di Tangentopoli. Tuttavia, Chiara utilizza un non detto, un momento, nella vita di Armando, avvolto nella nebbia dei ricordi di una figlia che ha visto soffrire il padre e, infine, perderlo nella sua disillusione. Il momento in cui Silvio Berlusconi, ancora solo imprenditore, entra nelle case degli italiani segna uno spartiacque per l’Italia, come nella famiglia di Chiara. Armando si lascia rabbonire dalle speranze e dal carisma forte di Berlusconi: un periodo, questo, che a posteriori Armando negherà ostinatamente. Eppure è esistito ed è testimoniato dai racconti di chi Armando lo ha vissuto: Chiara racconta che Il Manifesto Comunista di Marx viene sostituito dalle monografie berlusconiane.
Malta decide di raccontare questo passaggio in maniera dolce e astuta, utilizzando l’animazione e il contrasto tra il rosso del garofano che tanto era caro ad Armando e il blu della bandiera ricca di promesse di Berlusconi. I colori segneranno tutta l’opera di Malta, dividendo Armando e i partecipanti del documentario: tutti, insomma, spaccati a metà, dalla parte di chi non sa cosa sia più giusto e che pur, continua a credere che di giustizia si possa ancora parlare. Chiara chiude il film, con un omaggio a Nanni Moretti, in sella sulla vespa di suo padre mentre gironzolano per Roma, senza meta e con la consapevolezza di aver riabilitato qualcosa. Non è dato sapere esattamente cosa sia successo nella vita di Malta e cosa poi abbiano attraversato realmente, lei e la sua famiglia, in seguito alla decisione del padre di seguire Berlusconi. Non si sa neanche perché, nonostante l’ opinabile decisione, questa si sia rivelata, di fatto, così traumatica per lei e gli altri. Probabilmente sono discorsi e traumi che appartengono a un mondo che riconoscono e che viene conosciuto solo dagli stessi che ne fanno parte, isolando – ancora – chi di quella malattia borghese non ne riesce a comprendere l’esistenza.
Armando e la politica, disponibile su Mubi
Per tutto il film di Armando e la politica si ha come la sensazione che la svolta di centro destra (o fascista, come la definisce la cognata) sia alla stregua di una malattia mentale, come se Armando si fosse, in realtà, ammalato votando a destra seppur per un piccolo periodo della sua vita. Quindi, infine, è questo ciò che Chiara Malta vuole dirci? Che le persone si possono ammalare di disillusioni, che la politica annebbia e irretisce le coscienze e, infine, porta con sé traumi e tristezza. Tuttavia, non è questa la sensazione finale che, al contrario, lancia un profondo senso di speranza e riappacificazione: le decisioni prese possono contare o no, ciò che davvero risulta importante è il rinsaldamento del rapporto che, in modo meta-testuale, avviene proprio attraverso la realizzazione di questo film.
Armando e la politica, distribuito da Mubi, incrocia diversi codici linguistici, dal found footage all’animazione, dall’utilizzo del Super8 alle riprese in digitale. Risulta, in ultima analisi, anche un esercizio stilistico per provare di essere capace, di essere brava, di essere abbastanza. E Chiara Malta lo è, non solo per il modo in cui questo film è stato costruito ma perché ha permesso alla parte più intima di sé di uscire fuori attraverso un percorso a ritroso dei traumi che hanno scosso una nazione, la sua famiglia e il suo rapporto con il padre.