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Biennale del Cinema di Venezia

‘To Kill A Mongolian Horse’ di Xiaoxuan Jiang, la recensione

In anteprima mondiale alla 81° Mostra del Cinema di Venezia nelle Giornate degli Autori

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To Kill A Mongolian Horse,

To Kill A Mongolian Horse è in concorso alle Giornate degli AutoriXiaoxuan Jiang alla regia. Al suo primo lungometraggio, la scrittrice e regista, nata nella Mongolia Interna, è stata sostenuta dal Sundance Ignite e ha ricevuto il fondo per lo sviluppo della sceneggiatura dall’Asian Cinema Fund (ACF) del BIFF, il premio VIPO, il premio Sørfond all’Asian Project Market (APM) e il Whitelight Post-production Award all’HAF.

TO KILL A MONGOLIAN HORSE – Giornate degli Autori

To Kill A Mongolian Horse, la trama

Tra le steppe invernali, Saina, un cavaliere mongolo e performer, di giorno si occupa del suo ranch, di notte si esibisce per il pubblico. A differenza del regale cavaliere che interpreta nello spettacolo, nella realtà quotidiana, Saina scopre che la sua vita da mandriano è sull’orlo di un baratro.

Recensione di To Kill A Mongolian

“Il film è ispirato a fatti realmente accaduti al mio amico Saina, un mandriano mongolo che, per guadagnare di più, alla sua normale attività ha aggiunto quella di cavaliere. Quando sono andata a trovarlo alla fiera dei cavalli, mi ha colpita l’atmosfera iper-maschile, dove la tradizionale mascolinità mongola svettava su tutto il resto. Questi artisti sono diventati oggetto di uno sguardo feticista che celebra non solo la mascolinità ma anche l’identità etnica.

Nel film, Saina interpreta se stesso. È un personaggio che oscilla tra il mondo degli spettacoli equestri e le sue lotte nella vita reale. Man mano che gli eventi si susseguono, Saina ha iniziato a trovare inconciliabile il netto contrasto tra i ruoli interpretati e le sue condizioni attuali”.

Le parole di Xiaoxuan Jiang – rilasciate a cinemadegliautori.com – sono state rispettate appieno in To Kill A Mongolian Horse. Una panoramica che non lascia spazio alla speranza e che spalanca le porte a una rassegnazione dilagante. Il nuovo che avanza, noncurante dell’impatto – sia sociale che emotivo – provocato nella quotidianità delle persone. È qui che si verifica il contrasto inconciliabile citato da Jiang, grazie a un montaggio che alterna sconfinate praterie – simbolo di un passato semplice, ma autentico – a inquadrature urbane ricolme di confusione, conflitti e incertezze sul futuro.

I parallelismi col cinema di Jia Zangkhe sono evidenti, poiché tematiche come l’alienazione, la solitudine e il difficile rapporto dell’individuo con la Storia – quella con la S maiuscola – ricorrono nella vita di tutti i giorni. Il film non si limita a descrivere gli eventi storici, ma li fa vivere attraverso gli occhi dei suoi personaggi. Il risultato è un’ora e mezza malinconica, ma caratterizzata da una visione poetica e genuinamente nostalgica per uno stile di vita verso il quale, ormai, nessuno sembra avere comprensione, pazienza o interesse.

Xiaoxuan Jiang si candida fortemente come uno dei profili cinematografici più interessanti, in campo internazionale, per gli anni a venire.

To Kill A Mongolian Horse

  • Anno: 2024
  • Durata: 98'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Malaysia, Stati Uniti, Hong Kong, Corea del Sud, Giappone
  • Regia: Xiaoxuan Jiang