Arriva al Cinema con Warner Bros Beetlehuice Beetlejuice. Apertura in grande stile della 81esima Mostra del Cinema di Venezia con il sequel di uno dei film cult del regista.
Biennale Cinema 2024 | Homepage 2024 (labiennale.org)
Tim Burton è tornato. Non solo al Lido, da dove mancava dal 2007, quando Johnny Depp, suo attore feticcio, gli consegnò il Leone d’Oro alla Carriera, ma al cinema dei suoi esordi, quello più autentico e personale.
Beetlejuice, lo spiritello porcello, uno dei suoi personaggi più iconici che porta il volto (truccato pesantemente) di Michael Keaton, torna letteralmente in vita. Era il 1988, quando Burton, allora trentenne, realizzò il primo capitolo del film. Sono passati 36 anni e Beetlejuice è invecchiato bene, anzi diciamo che non mostra affatto i segni del tempo.
La storia originale era incentrata su una coppia di coniugi, i Deetz (Jeffrey Jones e Catherine O’Hara), i quali acquistano una casa infestata dai fantasmi. Lydia (Winona Ryder), la loro figlia adolescente, ha un dono speciale che le consente di entrare in contatto con l’aldilà. Per liberarsi dalla presenza ingombrante degli spettri, i Deetz si affidano a un “bio-esorcista”, Beetlejuice, spirito irriverente e giocoso. Per evocarlo basta pronunciare il suo nome tre volte.
Il sequel, riprende partendo dal funerale del capofamiglia dei Deetz, deceduto dopo una serie di eventi bizzarri.
Lydia è cresciuta, lavora in tv, mettendo al servizio del pubblico le sue capacità medianiche. Ed è diventata mamma. Sua figlia, Astrid (Jenna Ortega) teenager ribelle, in conflitto con la madre, pur non credendo nel soprannaturale, ha ereditato da quest’ultima una sensibilità speciale che la connette al mondo dei defunti. Nel frattempo, per un rocambolesco incidente capitato nell’aldilà, Dolores (Monica Bellucci), ex moglie di Beetlejuice, vuole vendicarsi del consorte.
Sin dallo (spettacolare) prologo iniziale, Beetlejuice Beetlejuice mostra l’impronta inconfondibile di Tim Burton. Il film è una sorta di opera manifesto del cineasta, ci sono tutti i suoi sogni e le sue paure, i suoi incubi e la sua ironia.
Beetlejuice Beetlejuice è un condensato della poetica e dell’estetica di Tim Burton, a cominciare dal bianco e nero dell’iconico abito del protagonista. La morte, tema ricorrente nel cinema burtoniano e fil rouge che lega tutti i personaggi del film, è qui nuovamente esorcizzata e resa quasi carnacialesca.
Il regista ha dichiarato che realizzare il sequel è stata una scelta di cuore e lo si percepisce in ogni singola scena perché c’è tutto Burton in questo film. I sogni cimiteriali, i conflitti adolescenziali, il mondo dei morti e dei vivi, le strane creature, le geometrie, le mani mozzate, i neonati mostruosi, la celebrazione della notte di Halloween, gli alberi dall’aspetto misterioso, le casette a schiera e quella solitaria che si erge sul mondo, prendendone le distanze. Persino un cane che rievoca il suo amato animale defunto già celebrato in Frankenweenie. Il personaggio della Bellucci è chiaramente l’incarnazione di Sally, la “stitching doll” di Nightmare Before Christmas e, in una scena, in cui l’attrice indossa un abito da sposa funereo il rimando a Corpse Bride è evidente. Tutto il film è ricco di citazioni e autocitazioni. È un trionfo di immaginazione e umorismo. Spassoso, giocoso, leggero ma profondamente personale.
Michael Keaton in una scena di Betlejuice Bettlejuice
Un cast consolidato
Non a caso Burton, che considera il set una famiglia, ha voluto un cast di attori che hanno segnato la sua cinematografia: da Michael Keaton, il primo vero Batman del grande schermo (firmato dallo stesso regista), Winona Ryder, interprete di Beetlejuice e di Edward Mani di Forbice, Catherine O’Hara, Danny DeVito che compare in una piccola parte.
La “famiglia” di Tim Burton si è allargata: Jenna Ortega, nuova musa dell’autore a cui la Ryder ha simbolicamente passato il testimone, Monica Bellucci, attuale compagna del regista che, con il suo ruolo, visivamente affascinante, rimanda alle figure femminili più rappresentative della sua arte, anche come disegnatore, Willem Dafoe che interpreta un personaggio ironico e volutamente sopra le righe, Justin Theroux che dietro la maschera della virtù, nasconde oscuri segreti.
La storia finalmente, riesce a riacquistare centralità nei film di Burton, negli ultimi anni sostenuti quasi completamente dalla sua visionarietà, per compensare le carenze dal punto di vista narrativo, grazie alla brillante sceneggiatura di Alfred Gough e Miles Millar, autori di Mercoledì.
Anche la musica ha un ruolo centrale, a partire dal leitmotiv, canzone simbolo del film, Banana Boat di Harry Belafonte, alle composizioni di Danny Elfman, storico collaboratore di Burton, dalle incursioni pop melodiche degli anni ’90 alle sonorità soul del “treno delle anime”.
Più di qualche scena è già destinata a diventare cult, soprattutto una sequenza di danza che richiama la coreografia “spiritata”, simbolo del primo Beetlejuice e, al contempo, il ballo divenuto virale di Mercoledì Addams.
Da anticonformista quale è, Burton lancia sempre qualche “frecciatina” sottile ma chiara: all’universo vampirizzante dei social e alla Disney con cui ha sempre avuto un rapporto conflittuale.
Beetlejuice Beetlejuice rappresenta una sorta di resurrezione artistica per Burton dopo una crisi che gli ha fatto persino pensare di non girare più film. Per fortuna, è riuscito a incanalare la delusione e la frustrazione e a trasformarle in un’opera estremamente gioiosa (guai non lo avesse fatto!) in cui l’immaginazione, che è il cuore pulsante del cinema, è talmente libera da oltrepassare, muri, pareti, portali, annullando qualsiasi confine, anche quello tra il mondo dei vivi e un aldilà sconosciuto.
Editing Sandra Orlando.
Tim Burton: genio anticonformista e poeta gotico dell’immaginazione
Tim Burton presenta Beetlejuice Beetlejuice al Festival di Venezia 2024