‘Shadow’ Wuxia stiloso più d’emozione che d’effetto

Shadow è una pellicola di genere wuxia, tipologia di racconto nata in Cina e inerente storie epiche di eroi. La storia è basata sul Romanzo dei tre regni, un classico della letteratura cinese. Yimou Zhang dirige questo film dopo The Great Wall, costosa coproduzione statunitense e cinese che aveva fra i protagonisti Matt Damon.

Il regista torna alla narrazione epica ma si differenzia dai suoi precedenti lavori, come La foresta dei pugnali volanti (2004), principalmente per due aspetti. Il primo, quello più evidente è inerente l’uso del colore, che nel suo ultimo film rasenta la bicromia, giocando più su luci e ombre che sulle tonalità. Il secondo è il ritorno alle origini, mettendo al centro dell’attenzione anche le donne protagoniste della storia e non limitandosi a un racconto di onore e guerra.

Shadow fu presentato fuori concorso alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nel 2018. Ora è disponibile sulla piattaforma Prime Video.

Storia d’armi e d’amore

Cina. Il regno di Pei ha perduto l`importante città di Jingzhou a favore del regno di Yang, dopo che il famoso e brillante comandante Ziyu ha perso un duello contro il suo avversario Yang Cang. Ziyu decide di sfidare nuovamente Yang Cang per riconquistare il territorio perduto, mentre il re di Pei è più propenso a cedere la sorella quale concubina al figlio Yang.

Shadow – Un momento del lavoro di Yimou Zhang

In realtà, quello che si crede essere Ziyu è solo un sosia del comandante, il quale lo ha addestrato e lo usa come scudo. Intanto, lui definisce un piano di riconquista della città perduta e di usurpazione del trono al suo sovrano. Il combattimento fra Ziyu e Yang serve solo come cavallo di Troia per far accedere i soldati di Pei a Jingzhou. Dopo aver sconfitto Yang, Ziyu scopre che la sorella del re di Pei è morta – aveva partecipato alla battaglia – e che anche la propria madre è defunta. Quest’ultima era l’arma di ricatto che lo costringeva ad assecondare le volontà del vero Ziyu.

Rientrato a Pei, scorge il vero comandante ferire il re, dopo essere scappato a un attentato contro di lui organizzato dallo stesso sovrano. Nonostante la difficile scelta, il sosia di Ziyu prende la sua decisione, non senza tener conto della moglie del comandante di cui si è invaghito.

Il ritorno intimista di Yimou Zhang

Per quanto Shadow sia un film indubbiamente legato al genere wuxia, è altresì indiscutibile che, in questo lavoro, il regista cinese mantiene un continuo legame con le sue origini. Le storie al femminile non vengono abbandonate e, anche se non protagoniste assolute come in Lanterne rosse (1991) o La storia di Qiu Ju (1992), hanno spessore tanto quanto la parte eroica dell’uomo di turno.

Shadow – I protagonisti in un frame

Il richiamo a un capolavoro come Kagemusha (1980) di Akira Kurosawa diventa assonante per l’espediente del sosia ma limitante per quanto riguarda la figura femminile, sempre presente nelle opere di Yimou e mai sottomessa al mondo maschile. La moglie di Ziyu sarà colei che, oltre a intessere una trama amorosa con la copia del marito, provvederà a istruire i soldati al combattimento. Anche la sorella del re di Pei decide di partecipare alla battaglia, consapevole del rischio, ma pronta a tutto pur di non diventare concubina del figlio del generale nemico – e non moglie, svilendola come donna e come casata.

Se guardi in superficie, è una storia di uomini che lottano per il potere, per la sopravvivenza. Ma poi hai questo personaggio femminile che, anche se non ha molte scene, è il personaggio più complicato del film, perché deve sempre affrontare delle scelte … la parte più complessa è il sentimento all’interno del suo personaggio. (Yimou Zhang)

Uno stile non scontato come impronta

Tutto il film è lineare per alcune scelte registiche, come l’uso di una fotografia limitata a tonalità fra il bianco e il nero, in una proposta quasi infinita di loro gradienti. Un effetto che è perfettamente realizzato grazie anche al contributo di Xiaoding Zhao, spesso direttore della fotografia nei film di Yimou. Una caparbietà che rasenta l’eccesso ma che non può che far risaltare l’impronta stilistica del regista.

Shadow – Un suggestimo momento del film

Anche l’ambientazione si lega perfettamente a questa gabbia cromatica, con spazi sempre molto delimitati pure quando sono all’aperto, a indicare un confine ben definito e a focalizzare l’attenzione sugli accadimenti e sulle parole. Per certi versi, Shadow è un lavoro da ascoltare in cui le immagini vanno ad arricchire l’opera senza distoglierne l’interesse.

Mi piacciono molto i tradizionali dipinti a inchiostro in bianco e nero cinesi …. Ogni scena è pensata per sembrare quasi come se potesse prendere vita da un dipinto a inchiostro cinese. (Yimou Zhang)

Bianco e nero, yin e yang, bene e male, originale e copia: in questo contesto fortemente duale, Yimou traccia un solco chiaro per evidenziare la pioggia, compagna costante e significante dell’aspetto emotivo dei personaggi, per i quali la vera felicità non verrà mai raggiunta. Tutto ciò è distante dall’uso del colore e dei paesaggi che il regista cinese ha usato in La foresta dei pugnali volanti, segno di una impronta identificabile ma non scontata.

Perché Shadow merita di essere visto

Shadow non è un film semplice e gli appassionati all’azione troveranno pace solo nella seconda parte. É però pieno di emozione non banale o stereotipata – impegnativa da cogliere ma soddisfacente per chi si immerge nella storia.

Il trailer di Shadow