La sera di domenica 4 agosto si chiude la 5° edizione del Calabria Movie Short Film Festival 2024 di Crotone, con la cerimonia di premiazione preceduta dal documentario MUBI, Antipop di Jacopo Farina, sulla storia del DJ elettronico Cosmo. Ma quella del 4 agosto è anche la sera di Patres, cortometraggio di Saverio Tavano, tratto dall’omonima opera teatrale del regista, parte della competizione ufficiale nella sezione ‘corto in calabria’.
Corto in Calabria presenta quattro opere: Dive, di Aldo Iuliano, Leggera di Emiliano Barbucci, Ancella d’Amore di Emanuela Muzzupappa, oltre a Patres. Film prodotti ed ambientati nella regione, figli di un programma di sviluppo promosso dalla stessa organizzazione del festival e di una film Commission, quella calabrese, sempre più attiva nel promuovere il cinema locale in modo intelligente e con prodotti di qualità.
Cosa è meglio non vedere?
È senz’altro il caso di Patres, un’esperienza cinematografica intensa, come viene definita dal suo regista, che si traduce in un’emozionante ritratto di famiglia incapace di navigare tra le ingiustizie della vita nel grigio e ombroso mare di Catanzaro.
Gianluca, cieco dalla nascita, deve affrontare una dura realtà: il suo rude ma devoto padre, pescatore, è passato al lato oscuro della legge per mantenerlo e da allora è fuggito a Santo Domingo lasciando solo con la nonna. Devastato dal suo abbandono, il ragazzo aspetta doverosamente in riva al mare, con le mani tese verso l’orizzonte, in attesa di un segno del suo ritorno.
Patres (Saverio Tavano, 2022) al 5° Calabria Movie – International Short Film Festival 2024
Un mare di possibilità
Il suono delle onde del mare, i granelli di sabbia umidi tra le dita e quella corda, stretta alla caviglia per impedirgli di finire in mare. Sono le sensazioni che il giovane Gianluca prova ogni mattina, in attesa di poter riabbracciare suo padre. È irrazionale, se anche giungesse all’orizzonte, non lo vedrebbe, quindi quei suoni e quegli odori sono l’unica cosa che ha, lo portano ad immaginare e sognare l’insperato ritorno del proprio eroe. Gianluca si sente bene in quei momenti perché, come qualcuno li ha confidato, il mare lo senti. La barca non si porta con gli occhi, ma con le orecchie.
Punti di vista alternativi e obbligati, momenti che sembrano suggerire una cosa, ma rivelano poi tutt’altro. Patres si muove abilmente su una sottile linea che divide ciò che è palesato dalle immagini da tutto quello che si può solo sentire, percepire. Lo spettatore è coinvolto nella cecità di Gianluca ed è consapevole di ciò che invece il giovane protagonista non può vedere. Così, nel corso di uno svolgimento rapido e lineare, si delinea all’orizzonte un mare di possibilità.
La scuola teatrale
Saverio Tavano ha un’importante esperienza teatrale che lo ha portato a preparare perfettamente i suoi attori per la parte, facendoli esprimere ad altissimi livelli. Un film come Patres, psicologico, simbolico ma anche così pragmatico, non potrebbe esistere senza una prova convincente del cast.
Prodotto da Nastro di Möbius e Lighthouse Films con il sostegno della Calabria Film Commission, il film trova il suo punto di forza proprio nelle notevoli performance attoriali dei due personaggi principali; il padre, interpretato dall’attore calabrese Peppino Mazzotta è perfetto, duro ma anche dolce, spietato ma amorevole, capace di esternare uno spettro di emozioni ampissimo ed espressivo, parlando più con gli occhi che con le parole. Eppure Gianluca sembra capirlo, il giovane Emanuele Latilla è un ragazzo cieco dalla nascita conosciuto dal regista tramite l’Unione Ciechi di Bari che ha dimostrato una naturale e impressionante predisposizione alla recitazione.
Breve e intenso, Patres è un film molto interessante, ottima conclusione per un’edizione scintillante del festival di Crotone.