Itineranze Doc è un’iniziativa unica, nata dalla collaborazione di alcuni dei festival italiani più importanti che si occupano di documentario. Una realtà nata da un incontro e sfociata in un progetto di ampio respiro per accompagnare i partecipanti lungo le principali fasi di avvicinamento alla realizzazione della loro opera. Dalla scrittura alla preparazione del pitch, dalla precisazione delle scelte artistiche alla ricerca di produttori. Sei workshop intensivi che diventano anche un’occasione di networking con produttori, distributori e broadcaster.
Ideatore del progetto è Luciano Barisone, giornalista, critico. Con lui collaborano al progetto Nora De Marchi, coordinatrice generale di Itineranze Doc e direttrice di Front Doc Festival, Alberto Diana, regista e programmatore di Festival, Gianluca Rossi direttore e programmatore di Festival. Ma in cosa consiste esattamente questo progetto e perchè vale la pena raccontarlo? Ce lo spiegano gli stessi protagonisti
Luciano Barisone, credo fortemente nei giovani cineasti
Luciano, com’è nato il progetto Itineranze Doc?
«Ho lavorato per tanto tempo come programmatore di festival, come giornalista, critico e direttore di festival. Ho sempre avuto una predilezione nello scoprire i giovani cineasti, tanto è vero che negli anni ’90 mi avevano invitato a Cannes nella giutìria della Camera d’oro. Ricevevo spesso messaggi di giovani che mi chiedevano consigli e quindi ho pensato che poteva essere una buona idea quella di aiutarli su questo tema, il cinema del reale, materia che conosco e della quale ho contatti con altri programmatori e direttori di festival. L’idea è nata in modo casuale, ero a Firenze insieme ad altri amici colleghi ed è nata questa intuizione che poi ha portato all’unione di questi sei festival che sono tutte giovani creature, tranne il Festival di Popoli che è il più antico e rinomato, perché è il primo al mondo ad aver consacrato solo la formula documentaria.»
Ha parlato di sei festival. Quali sono?
«Abbiamo cercato di unire un po’ l’Italia, dal Nord al Sud. Abbiamo sei festival geograficamente ben dislocati. Due al nord: Bellaria e Front Doc ad Aosta, due al centro: a Perugia PerSo Film Festival e a Firenze il Festival dei Populi e due nelle isole: Isreal a Nuoro e Sole Luna Doc a Palermo. Ho proposto di fare rete e abbiamo lancianto un concorso di progetti di primi o secondi lungometraggi di giovani cineasti italiani. Il progetto è nato tre anni fa e ha preso pieno ritmo, funzionando abbastanza bene. Attulamente siamo arrivati a 18 proigetti, compresi quelli di quest’anno e alcuni di questi saranno film proiettabile a breve.»
Cinema del reale, deriva dal francese “Cinema du real”
Nora De Marchi, Coordinatrice del progetto
Cosa significa “collaborazione tra Festival”?
«Itineranze Doc è un progetto assolutamente rivoluzionario perchè inserisce l’elemento della collaborazione, del fare rete, del lavorare insieme. Siamo tutti convinti del fatto che le cose fatte insieme riescono meglio. La mia priorità è quella di creare per i ragazzi uno spazio sicuro dove possano sentirsi sostenuti nelle espressioni delle loro idee, anche quando queste sono germinali. In questo modo crescono talenti più fiduciosi. Il mio ruolo è quello di fare in modo che tutto funzioni in maniera armonica tra i sei festival. Faccio in modo che il progetto sia sostenibile e funzionale per i ragazzi. Conoscendo le dinamiche, dato che anche io dirigo un festival del cinema, sono a conoscenza delle varie difficoltà pratiche che orbitano attorno al festival.»
Lei dirige il Festival Front-Doc.
«Sono nel direttivo dal 2019, e da tre anni dirigo in maniera esclusiva, insieme a Gianluca Rossi, il Festival Front doc, festival internazionale del cinema di Aosta. Il nostro è un festival che è molto impregnato sulla diversità proprio perchè siamo una terra di frontiera. Siamo letteralmente affascinati dalle contaminazioni e da quello che può nascere dall’incontro con il diverso. E’ una frontiera sia tra i generi che fra i linguaggi e gli stili. Ci vantiamo di avere un’otttima selezione e speriamo che cresca ancora di più nel tempo.»
Qual è la mission del progetto “Itineranze Doc“?
«La mission è quella di rendere il progetto sostenibile economicamente. Itineranze Doc si autofinanzia, quindi sono i festival stessi a pagare e sostenere mettendo una parte del loro budget per il progetto. I ragazzi pagano una quota di associazione che va a colmare parte delle spese, ma da sola non è sufficiente, e quindi diventa sempre più faticoso trovare contributi. Quindi quello che cerchiamo di fare è appunto porre delle solide basi di sostenibilità economica.»
Itineranze deriva dal latino e significa costantemente in viaggio
Alberto Diana, tutor e regista
Mi spiega qual è il processo che segue un progetto selezionato?
«I soggetti che selezioniamo vengono sviluppati. Seguiamo le varie fasi di lavorazione, dalla scrittura alla presentazione pubblica, e accompagnamo i ragazzi in tutte le fasi di preparazione. Tutti noi lavoriamo e seguiamo il progetto nel corso dei sei mesi con un affiancamento personalizzato che si articola, appunto, in varie fasi. Bellaria è la tappa di presentaione, poi c’è la seconda tappa, quella della scrittura che generalmente si svolge a Nuoro. A Palermo ci occupiamo della produzione e della regia. A Perugia si parla già del teaser e ad Aosta si fa la preparazione del picht che poi sarà presentato pubblicamente al festival del Populi.»
Parliamo di progetti già completi?
«Non cerchiamo il progetto maturo perfetto ma ci interessa molto capire anche lo spazio di crescita e carpirne così il potenziale. Un percorso che dura sei mesi e che diventa un vero e proprio impegno.»
Gianluca Rossi, direttore e programmatore di Festival
Che risultati avete ottenuto?
«Siamo soddisfatti del lavoro fatto fino ad oggi perché alcuni progetti hanno vinto premi molto prestigiosi. Dal Solinas sono approdati a percorsi di sviluppo in chiave più grande come, ad esempio, Eurodoc che è il piu importante in Europa per lo sviluppo di documentari. Tra i progetti dello scorso anno ne abbiamo uno che è già in fase di riprese. Si chiama “Fine stagione” di Giulio Gobbetti. Ma non posso non citare il progetto di Lorenzo Bertolese e Martina Scalini, “Le ultime ribelli”, che ha vinto il premio Solinas lo scorso anno.»
Qual è l’obiettivo che vi ponete?
«Siamo 6 festival italiani che collaborano insieme. Il progettoè nato attorno all’idea di sostenere lo sviluppo dei film italiani di registi emergenti e in qualche modo andare anche a riempire un vuoto, perché di progetti di questo tipo a livello Europeo ce ne sono diversi, ma a livello Italino, dedicati esclusivamente ai documentari, non ne esistono. Noi siamo i primi.»
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